"Discorso di fine mandato" C.G.Aquila

Commiato di Aquila dalla carica di Principe del Senato

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    Romano

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    Questo è l'orazione con la quale Aquila si accomiò dalla carica di Principe del Senato, che per primo aveva ricoperto, risultando così una della figure fondamentali della storia prima della Res Publica.
    Nell'imminenza delle elezioni per il principato, in una situazione dove in molti insistevano affinché ricoprisse per una seconda volta la carica e dove molti altri ancora credevano con spirito scettico che comunque Aquila non vi avrebbe facilmente riunciato, il Principe del Senato uscente dichiarò in modo chiaro le proprie intenzioni, ritirandosi dal ruolo nel momento esatto in cui avrebbe dovuto, ossia il 13 Febbraio.
    Oltre all'orazione di Aquila, si riportano i piccoli commenti di altri personaggi autorevoli, senza le quali, per forza maggiore, non avrebbe risalto il primo, né si renderebbe giustizia ai secondi.



    Come recita la costituzione, la durata della carica di Principe del Senato, capo dello stato e rappresentante della nazione, termina ad un anno dalla sua acquisizione. Dunque, il Principe del Senato, oggi, giorno 13 Febbraio dell'anno 2008 d.c. e 2760 a.U.c. dichiara decaduti i termini del suo mandato e rassegna le dimissioni nelle mani del senato e del popolo di Roma.


    Senatori, cittadini, Romani,

    Oggi, 13 Febbraio 2008, secondo il computo cristiano, 2760, invece, dalla nascita della nostra amata Roma, finisce il mio incarico di Principe del Senato. Annuncio sin da ora che non ho alcuna intezione di ricandidarmi, come tra l'altro ho già affermato nella stessa sede dell'augusto Senato della Res Publica.
    L'anno che è passato, il primo per la nostra splendido nazione, è stato stracolmo di eventi, emozioni, successi. E' stato un anno speciale, un anno nel quale ci siamo affermati a livello micronazionale! E, sopratutto, è risorta una forza che ha come ideale la splendida e gloriosa Roma.
    Essere stato vostro rappresentante è stato un onore: mai uomini furono più fedeli, più abili, ed è un orgoglio per me aver ricoperto questa carica.
    Superstiti dall'attacco, dall'odio e dal disprezzo di chi ci è nemico, siamo ancora qui, saldi, sulle nostre ferme posizioni, sul nostro alto idealismo, arrivando ad affermarci come una delle forze più autorevoli in campo micronazionale, sempre disposti al dialogo, sempre disposti alla conciliazione, sempre disposti a far prevalere la parola ad ogni altra cosa! Siam fatti così.
    Si sono succeduti tanti periodi: la prima dittatura, il governo d'unità nazionale, il governo del consolato Cicerone-Scipione, la seconda dittatura, il governo Silla-Bellico, con ottimi e grandi risultati che ci spingono a crederci assai ottimisti sulla nostra realtà e posizione! Ed i successi fatti finora nulla sono in confronto a quelli che mi aspetto si faranno in seguito.

    Questo inizio è stato una dura prova, ma ne è valsa la pena. E potrete dire: io c'ero, io ero tra i primi, coraggiosi figli di questa Roma che si sono risvegliati dal loro letargo, pronti ad esportare una ventata di idee, civiltà e libertà a questo mondo! Io ho lottato per le mie idee, con volontà, io posso dire di averci provato, io posso dire di aver servito Roma e la sua idea che da millenni trasvola sull'Occidente, illuminandolo della sua gloria e degli uomini che l'hanno accesa! E lo direte ai vostri figli, giacché non un gioco, ma l'inizio di un glorioso cammino, ancora appena al suo inizio. Non resta che continuare questa lotta, che ottenere quel premio ambito da tutti noi, continuare un percoso, fortemente voluto, che ridarà vita a ciò che crediamo, in ciò che spieramo.

    Col cuore tranquillo abbandono la mia carica, ben conscio del valore dei miei successori, che faranno il loro dovere con la stessa solerzia con cui lo feci io, servendo la patria, la nazione ed i suoi cittadini.

    Dunque, felice di gioia, lascio il potere e passo le insegne ai consoli della Repubblica che le renderanno a colui che il Senato valuterà come il più degno.

    Caio Giulio Aquila,
    Padre della patria.





    Commento di Flavio Cornelio Silla, allora Console:

    Grande discorso, Aquila, pater patriae e grande principe del Senato; mai mi sono sentito oppresso dal tuo ruolo, mai mi è sembrato incoerente il tuo comportamento, ho davvero notato imparzialità nel tuo ruolo e un grande, grandissimo e costante impegno.
    Sono fiero di aver intrapreso con te questa avventura e sono fiero di poter dire che io ero qua tra i primi quiriti a lottare per Roma.
    Viva la Res Publica SPQR che compie un anno!



    Commento di Caio Regolo Cicerone, allora Pretore:

    Ottimo discorso viro Aquila.
    E' passato un lungo e faticoso cammino, durato un anno, un anno di innovazione, progresso e amor per la patria, abbiamo ridato un anno di vita a quel che era ROMA.
    E' con questa speranza di rivivere l'Impero di essere l'ultimo baluardo di quell'ultimo grande impero, con quel potere spettrale che volenti o nolenti resta impresso in ogni centimetro quadrato posseduto dai Romani che noi avanziamo, seri, imperiosi verso un nuovo anno, una nuova storia e una nuova Roma.
    A te Aquila primo e fulgido Duce, ma allo stesso ultimo di una schiera di uomini, a te o Aquila vanno i miei complimenti e la mia servilità.
    Se dovessi scegliere una frase per descriverti nulla è meglio del divino Dante:
    "Fatti non foste a viver come bruti ma per inseguir virtute e canoscenza"


    Commento di Giulio Claudio Italico, allora Senatore:

    Bellissimo discorso, ma mi addolora la fine politica del primus inter pares, dell'unicvm Aquila che ha lavorato duramente per rendere grande la Repubblica.
    I migliori auspici per il nuovo anno!


    Commento di Flavio Giulio Bellico, allora Console:

    Complimenti ad Aquila e a te l'onore delle armi di uno che ti è stato spesso avversario, specie di recente.
    Ma il giudizio non può essere personale e limitato nel tempo, deve essere rappresentativo di tutto quello che da Principe hai fatto per la Res Publica: ottimo lavoro e auguri per il futuro.
    Onore al Principe emerito!


    Commento di Paolo Tullio Cassio, allora Questore:

    Complimenti ad Aquila, per l'ottimo lavoro che ha svolto in Res Publica, sin dalla sua fondazione, ed oggi se possiamo festeggiare questo primo anniversario di questa splendida micronazione, e anche grazie al suo enorme contributo. Viva Aquila!!


    Commento di Marco Licinio Crasso, allora Edile Plebeo:

    Beh che dire d'altro... Aquila! In alto i calici! Con la certezza di un futuro pieno di gioie e di soddisfazioni. Tutti uniti verso una comune causa, tutti uniti per l'ideale di Roma!


    Commento di Luca Giulio Siculo, allora Tribuno della Plebe:

    Complimenti Aquila, bel discorso. Hai segnato la storia della res publica. Rinnovo i miei complimenti e ti auguro un buon lavoro per il futuro.


    Per chi è interessato al contesto originale:

    https://respublicaspqr.forumcommunity.net/?t=12872322
     
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