Vita del "Divo" Caio Giulio Cesare.

Il grande della storia.

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  1. Marco Licinio Crasso
     
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    Annuncio l'apertura di un nuovo corso che si svolgerà parallelamente a quello sulla "retorica".

    Sottolineo inoltre il volere di introdurre il tutto attraverso un discorso compiuto da Caio Giulio Aquila nel nostro Simposio intitolato "Su Cesare".

    INTRODUZIONE



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    Il nome di Cesare è il simbolo stesso del potere.

    CITAZIONE
    La sua figura è quella in assoluto più conosciuta ed egli si presenta alla storia come una di quelle eccezionalità, più uniche che rare, destinate ad lasciar ampia orma nella storia e nell’immaginazione di ognuno di noi.
    Chi non conosce il nome di Cesare?
    Esso è il più ripetuto, il più ricordato, forse anche più inconsapevolmente più narrato, come se fosse un eroe di una qualche favoletta, famoso come lo può essere nei bambini un personaggio dei cartoni animati o nei più adulti una grande cantante e musicista. Cesare è assoluto ed è impossibile non aver sentito risuonare questa parola almeno una volta nella propria esistenza.
    Ma chi è veramente questo Caio Giulio Cesare? Un nome che viene dalla storia e che forse per molti nella storia potrebbe tranquillamente rimanere, se non fosse che il suo spirito è quello che ha maggiormente segnato l’immaginazione e la storia in tutto il tempo venuto dopo di lui. Sconoscere Cesare è un po’ come sconoscere qualcosa del proprio passato, come scordarsi un episodio della propria infanzia, come dimenticarsi un po’ di se stessi.
    La domanda che sicuramente sarà sorta adesso non potrebbe essere che questa: ma a noi che interessa di Cesare? Apparentemente poco, se si guardasse a questa persona come ad un nome disperso nelle sabbie del tempo. Però la sua figura è indiscutibilmente romantica: la sua vita, le sue gesta sono un po’ la rappresentazione delle torbide passioni e delle debolezze dell’uomo, ma anche della sua grandezza, dei sogni, delle sue aspirazioni.
    Non si perderà tempo a narrare molto sulla sua vita: ci basterà ricordare che egli fu sin da giovane una persona destinata a combattere col destino, le bassezze della vita, quando sedicenne si ritrovò a fuggire per le campagne dagli assassini di Silla che, furioso perché non aveva lasciato la moglie come desiderava, lo voleva uccidere, dormendo quindi solo sotto le stelle tra i campi o affrontando e mescolandosi a criminali e vagabondi nella propria fuga.
    Per il resto, la vita di Cesare, almeno quella politica, fu segnata da due congiure: una che rischiò di travolgerlo e che invece lo sfiorò soltanto, quando doveva allora dimostrare al mondo di non essere il solito ridicolo agitatore di strada, ed un’altra che invece ebbe successo e lo colpì in pieno, quando al culmine cadde, coprendo con la propria ombra il mondo intero.
    Un grande politico, un grande soldato, un grande scrittore, un misto di genialità, grandezza e meschinità, era dunque questo Cesare, ma chi è realmente costui, destinato a impressionare il genio di potenti, scrittori, poeti e semplice persone? In realtà, chi fosse questo personaggio, quale fosse il motivo della sua grandezza, che cosa realmente aspirasse, non si è mai scoperto. Fa parte nel mistero, il suo mistero.
    Dice Tito Livio che quello che si può dire di Cesare lo si può dire dei venti, come se il vento fosse in realtà l’azione di quest’uomo: come ogni vanità umana destinata ad essere polvere, nulla, il ricordo di Cesare e della sua vita sembra essere invece elevarsi all’inconsistenza, malinconicità e grandezza del vento stesso. La vita di Cesare, la sua potenza, la sua stessa esistenza, si sprigiona con la stessa forza dirompente del vento e nel vento, nel suo ricordo, muore.
    La sua grandezza sta nella vaga vaghezza, nel suo irrefrenabile avanzare, soffiare imperioso come soffiano i venti, che lo spinse fine ai limiti del proprio mondo, desiderando e cercando qualcosa di indefinito, portandolo tra le brughiere della Gallia, le selve della Germania, le nebbie della Britannia ed all’altro capo tra le sabbie di Egitto e pianure dell’Oriente, dove Cesare, prima della morte, aveva deciso di voler fare un’ultima grande, magnifica, altrettanto vaga nella sua vastità, campagna contro l’Oriente, verso un orizzonte tanto esteso, quanto infinito. Lì si proietta Cesare, nella proprio infinito, nell’orizzonto tipico di coloro che sono al di sopra della realtà quotidiana.
    Una superiorità, una grandezza di spirito, un essere eccezionale, che gli permetterà di saper parlare al cuore della gente in ogni tempo, saper perdonare i propri nemici e con loro dialogare e tentare la parola fino alla fine, servendosi della durezza in pochi rari casi. La clemenza, la sua arma, la sua rovina, fu il segno della sua grandezza, davvero, superiorità che lo faceva andare oltre le invidie, le gelosie ed antipatie personali che divoravano invece i suoi rivali.
    Dice della sua grandezza, dopo una riflessione profonda che faceva del limite di Cesare proprio la sua vaga vaghezza, Saint-Evremond con un po’ di amarezza: Lodate pure, o Signori, lo spirito vasto: esso costò a Cesare l’Impero e la vita.
    E se davvero fu la grandezza del suo spirito a determinarne la fine ciò non può non indurci ad una riflessione sull’esistenza dell’uomo, sulla sua vita, simile al consumarsi di una candela, che tanto più rifulge della propria luce e splendore, tanto prima è destinato a spegnersi.
    Il vento soffia ed esso spesso gli uomini affidano i propri ricordi. Il vento come parabola della vita, e nel caso in questione come simbolo di un nome, che della vaghezza della vita fu simbolo.
    E tutto la sua magnificenza non finì certo quando i pugnali ne tradirono la fiducia, quando nella congiura di chi si nutriva di astratti ideali e di invidia un pugno di senatori uccisero il più consapevole e nobile esponente del loro rango, il cui ruolo, per certi versi provvidenzialistico, per certi versi necessario, ma per nulla scontato nel suo evolversi, come appunto il vento, ha forgiato la nostra storia.
    Dunque, Cesare è questa grandezza evanescente, ineffabile, che ci risulta difficile da capire, da comprendere appieno, perché è la stessa natura dell’uomo stesso, debole eppure grande.
    Un poeta, Jorge Luis Borges, racchiuse in poche righe quest’essenza: “Qui quello che lasciarono i pugnali /. Qui la povera cosa, un uomo morto / che si chiamava Cesare”.
    E da questo Cesare, da questa “povera cosa”, che era nientemeno che Cesare, che verranno i tanti Cesare, quello dei principi, quello dei repubblicani, quello dei filosofi, dei potenti, quello dei romantici. Però è sempre lì, costante delle costanti nel percorso denominato storia.
    In conclusione, si arriva al silenzio su questo uomo, la cui problematicità non può non porci di fronti a riflessioni più grandi di noi. E stupiti, come era colpito dalla sua ineffabilità un grande storico, la conclusione è nelle parole di Theodor Mommensen: “ In ciò sta difficoltà, si potrebbe dire l’impossibilità di fare un’esatta descrizione di Cesare. Come il pittore può dipingere tutto, fuorché la bellezza perfetta, così lo storiografo che incontra ogni mille anni una sola volta una perfezione non può che tacere”.

    I personaggi

    Caio Giulio Cesare (100-44 a.C.)
    console unico dal 45 a.C. e dittatore ad interim nel 44 a.C.

    Cossuzia, Cornelia, Pompea e Calpurnia
    le quattro mogli di Cesare

    Lucio Cornelio Silla (138.78 a.C.)
    dittatore di Roma dall'82 al 79 a.C.

    Gneo Pompeo Magno (106-48 a.C.)
    generale e avversario di Cesare

    Marco Licinio Crasso (114-53 a.C.)
    generale e uomo d'affari

    Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.)
    uomo politico, oratore e scrittore

    Lucio Sergio Catilina (108-63 a.C.)
    cospiratore antirepubblicano

    Vercingetorige (?-46 a.C.)
    re gallo della tribù degli arverni

    Marco Porcio Catone L'Uticense (95-46 a.C.)
    censore ostile a Cesare

    Publio Claudio Clodio (?-52 a.C.)
    tribuno romano amico di Cesare

    Caio Cassio Longino (?-42 a.C.)
    capo della congiura contro Cesare

    Marco Giunio Bruto (85-42 a.C)
    figlio adottivo di Cesare e congiurato

    Caio Ottaviano Turino Augusto (63 a.C.-14 d.C)
    successore di Cesare e Imperatore di noi tutti

    Marco Antonio (82-30 a.C.)
    rivale di Ottaviano

    Cleopatra (69-30 a.C.)
    regina d'Egitto, amante di Cesare e Marco Antonio
     
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  2. Gneo Sergio Catilina
     
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    Mi iscrivo!
     
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  3. Marco Licinio Crasso
     
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    Non c'è bisogno. Il corso è aperto a tutti.

    Basta che ad ogni lezione si apra un dibattito o con domande o con approfondimenti se qualcuno mi batte in conoscenze ^_^
     
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  4. Gneo Sergio Catilina
     
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    Ok
     
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    Romano

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    Le iscrizioni non esistono più. Parteciperò al confronto.
     
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  6. Lucio Cornelio Maurizio
     
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    Voglio partecipare alle prossime pubblicazioni su Cesare visto che sono un suo fan per così dire
     
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5 replies since 24/12/2008, 14:11   380 views
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