Romano
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L'evoluzione sicuramente più interessante, tuttavia, è da riferirsi prettamente all'ambiente politico: nasce, con una campagna del MPC, una lunga polemica nei confronti della "partitocrazia", e viene spesso messo sotto accusa il comportamento della frange di sinistra del PD, che con la sua politica aggressiva aveva "sconvolto" la micronazione. Nello stesso tempo viene respinta una proposta fatta da Crasso, Jegan e Nunzio Claudio al fine di andare ad elezioni anticipate, mettendo fine alla magistrura straordinaria (16 Giugno). Tuttavia, dopo la preparazione culturale dell'evento, la manovra politica tuttavia prende atto con due eventi: il congresso del MPC ed il proclama pubblico nel foro romano da parte del cittadino Flavio Giulio Bellico. "Superare il partitismo e la partitocrazia: parliamone, (sono invitati tutti - e solo - i membri del MCR, MPC, PFC)", dietro questo motto, Bellico, in un lungo e coerente discorso, invitando esplicitamente all'abolizione dei partiti e criticando fortemente i "carrozzoni" ed in special modo il temuto PD. I principali esponenti delle forze della dilaniata area "meritocratica", che aveva dovuto dare prova di grande fantasia per continuare a reggere, accettarono, senza colpo ferire, anzi, entusiasticamente, la proposta. Ciò avveniva il 21 Luglio. Unico a respingere sdegnosamente è Cicerone: in un lungo discorso, egli difende il partitismo e la storia dei partiti della Res Publica. Viene aggredito da Bellico, Aquila e Ged90, che vedono con piacere la modifica del sistema vigente, che aveva creato un evidente clima di tensione. Allo stesso tempo avviene il congresso del MPC: Aquila ed Italico si dimettono da presidente e segretario, e diventano presidente Domizio Italico e segretario M.Q.Latino. La nuova linea politica parla di divenire movimento, di muoversi in un nuovo sistema politica. Ed è qui che nasce la spaccatura: Bellico avanza proprio l'abolizione totale dei partiti, laddove Aquila richiede una riforma del sistema elettorale e popolitico, che annienti i partiti, ma costituisca liberi movimenti. Tuttavia, ben presto, nasce l'onda della "Lista Civica Quirita": anche le sinistre, tentate, sciolgono i partiti. Celere, solo, invece, che si era anche opposto prima, se ne va nel MPC. PD, MCR, frattanto, sciolgono le loro fila, mentre molti esponenti di MPC e PFC vanno tra le braccia della Lista Civica. A questo punto avviene il rifiuto di Aquila: egli, su interpretazione autentica della legge che porta il suo nome, rifiuta di sciogliere l'MPC e vi rimane, cercando di mantenere a galla la coalizione meritocratica del FVR, Factio Romanae Virtutis, mentre dall'altra parte si forma la grande forza politica della Lista Civica Quirita. In disparte, Sinistra Aperta. Si profilano a breve le elezioni, le IV della Res Publica. E la lotta sembra altresì impari.
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