[CONVEGNO] MAFIA

Le cause e i rimedi.

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  1. Caio Duilio Simone
     
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    Conosciamo tutti la mafia, criminalità organizzata nata in Sicilia intorno al 1860 conosciuta come brigantaggio e poi come mafia. Alcuni fanno discendere l'origine sin ai tempi medievali di cui ha conservato alcuni rituali e costumi. Dalla prima metà del '900 si è assistito ad una diffuzione capillare del fenomeno criminale;esso si estendeva, e si estende, sino in America.
    Trattando la mafia locale si possono distinguere due periodi fondamentali.:
    Agli inizi si basava su forme di brigantaggio e sul controllo agricolo.(latifondo ecc)
    Durante agli anni '50 ha subito un enorme cambiamento e un aumento esponenziale, grazie al commercio di stupefacenti.

    La mafia americana a subito due fasi:
    Prima fase:controllo di casinò, scommesse illegali, e contrabbando.
    Poi come in Sicilia si è passati allo spaccio di droga.

    Parlando del fenomeno ITALIANO quali possono essere state le cause scatenanti del fenomeno, vi è distinzione tra brigantaggio e mafia?

    Come si può arginare il fenomeno?
     
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    Romano

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    Pubblicai un mio articolo qua una volta^^
     
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  3. Altas
     
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    CITAZIONE
    Come si può arginare il fenomeno?

    Istruzione, lavoro, presenza delle istituzioni sul territorio.
     
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  4. Marcus Domitius Italicus
     
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    Il fenomeno mafioso siciliano mi ha sempre attirato e interessato a differenza delle altre mafie.
    Per sconfiggerla ci vogliono le nuove generazioni, per dargli il colpo di grazia bisogna dire basta all'omertà e farsi coraggio. So benissimo che con quella gente non si scherza, ma il coraggio è tutto. Poi io non so che farei se mi prendono di mezzo, come reagirei. Ma ora dico la cosa più logica.
    Ultima cosa: per sradicare la mafia bisogna cambiare stato.
     
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    Romano

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    Ecco mie idee sulla mafia

    Ecco l'articolo
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    Quando la politica arrivò ad allearsi coi parassiti
    Un antico patto di ferro: il Potere e la Mafia
    La sovranità sull’isola in cambio del consenso




    Un tempo lontano c’erano i potenti baroni, c’erano i contadini, c’era la terra. Erano tempi lontani in cui un lontano Re e i suoi napoletani venivano nei paesi a reclamare ciò che era loro dovuto, tasse, tributi. Ma non erano i soli, infatti i nobili, i baroni, dalle loro signorili case, tiranneggiavano nel contado a loro sottomesso per vincoli feudalità, residui di un fenomeno, quello del feudalesimo, attecchito tardi e nella sua forma peggiore, e che costituiva il particolarismo dell’epoca. Loro erano il potere, come lo era il Re. Ed insieme ad egli, nel nome di quello, facevano il loro ed il suo interesse con libero arbitrio.
    Quali potenti non hanno un braccio armato? Quale Don Rodrigo non ha il suo Griso, i suoi bravi? Quale potere è senza violenza?
    Questa gente era il ceto dei massari, dei fattori e dei gabellotti che gestivano quotidianamente i terreni della nobiltà siciliana e i braccianti che vi lavoravano. Gente violenta, intermediari del potere di cui facevano le veci.
    Una certa parte del ceto dell’alta borghesia, dopo una lunga lotta contro i nobili, dopo aver raggiunto pari privilegi, finirono per fare lo stesso loro stesso stile di vita: così nacquero quei latifondisti e quei i latifondi.
    E a chi ricorsero? Agli “uomini d’onore” ed ai loro scagnozzi prezzolati, che si erano intanto costituiti in confraternite, sette, cosche;
    Poi avvenne qualcosa che avrebbe sconvolto definitivamente il loro mondo: Garibaldi, le camicie rosse, l’unità d’Italia.
    Dopo il 1861, la Sicilia non fu più la stessa. Prima la nazione siciliana era vissuta nel ricordo del glorioso passato, nel favoloso “Regnu Cristianu” che era stato nella coscienza l’isola, “il più bello dei diamanti della corona del nostro Signore, posto da lui al centro del mare”.
    Prima la lotta era stata sempre contro gli odiati napoletani, un tempo sudditi, contro un Re che si immaginava vincolato alle loro macchinazioni, contro i nobili che lo appoggiavano. Ma c’era la speranza che il Regno tornasse in auge, si sognava che Re Federico riuscisse dagli Inferi per guidare il suo popolo alla vittoria. Questa speranza fu dapprima potentissima, tanto che scaturì il Vespro Siciliano, la prima vera rivoluzione nazionale di un popolo, e che portò alla lunga Guerra dei Novant’anni. Poi divenne rassegnazione, nostalgia, odio e rancore di una terra e di un popolo, sentimenti che nessuno che non sia Siciliano può ben comprendere, se non forse i vicini prossimi.
    Sentimenti che portarono a continue sobillazioni, rivolte, continue, un popolo intero alla ricerca di una lontana riscossa prima dell’oblio.
    Il risorgimento rappresentò una speranza: cacciare gli odiati napoletani, riunire tutti i popoli d’Italia in unica fratellanza, la riforma della terra, il ritorno di una giustizia sociale e divina.
    Così in oltre trecento, come gli spartani alle Termopili, partirono durante la prima guerra d’indipendenza superano la ripugnanza tutta siciliana verso gli eserciti, verso il mestiere del milite: meglio porco che soldato si è sempre detto.
    E quando i garibaldini giunsero in Sicilia chiamati da dei siciliani quale ad esempio Crispi, dopo mesi di sedate rivolte e congiure, il popolo siciliano prima guardò con diffidenza i nuovi giunti nella loro secolare lotta; dopo Catalifimi, dopo che videro che questi nuovi giunti non saccheggiavano le case, si costituirono in bande di volontarie e in poche tempo assieme ai Mille scacciarono i borboni dall’isola; e poi in migliaia divennero garibaldini, tanto da permettere, assieme agli altri meridionali, a Garibaldi di avere sul Volturno un esercito di trentamila soldati.
    Fu la voluntas sicolorum, che da secoli aveva dato vita a rivolte, regni, poteri, storie, a portare i siciliani nel regno d’Italia.
    Ma l’unificazione fu una delusione; dopo le prime promesse e farse, tra dittature e altri governi temporanei, parlamenti e ministeri locali chiamati e presto sciolti, nacquero le premesse della questione meridionale e del potere della Mafia.
    Infatti i nuovi amministratori sabaudi si allearono col vecchio ceto dirigente che aveva sostenuto un tempo il Re Borbone; i nobili rimasti, i latifondisti, quel ceto parassita che tiranneggiava non venne rimosso dal potere. Ci rimase saldo. E con loro gli uomini d’onore.
    Favorì questa scelta la diffidenza verso il resto della borghesia, legata ai garibaldini ed ai personaggi della sinistra mazziniana, ed il popolo stesso che sbraitava per le riforme sociali. Questa scelta fu lo spartiacque.
    Scoppiò la guerra civile; i suoi risultati furono che alla fine del conflitto oltre 120.000 soldati sabaudi risedevano nel meridione, le cui perdite sono state misteriosamente taciute e che si stimano quasi vicino ai 10.000 soldati, e lo stesso vale per i briganti, 10.000 perdite di cui la metà in Sicilia, mentre la popolazione subì perdite immense.
    Riporta Lambertini:“Venne proclamato lo stato d'assedio, con rastrellamenti di renitenti alla leva, di sospetti, di evasi e pregiudicati. Le rappresaglie furono atroci e sanguinose da entrambe le parti e spesso le masse furono coinvolte loro malgrado negli scontri pagando con la distruzione di interi villaggi e le fucilazioni senza processo di centinaia di contadini ritenuti a torto fiancheggiatori dei briganti”; mentre lo storico e letterato napoletano Pasquale Villari scrive, basandosi sulle lettere pervenutegli da un anonimo ufficiale dell’esercito: "Per distruggere il brigantaggio noi abbiamo fatto scorrere il sangue a fiumi, ma ai rimedi radicali abbiamo poco pensato. In questa, come in molte altre cose, l'urgenza dei mezzi repressivi ci ha fatto mettere da parte i mezzi preventivi, i quali soli possono impedire la riproduzione di un male che certo non è spento e durerà un pezzo. In politica noi siamo stati buoni chirurghi e pessimi medici...". Decine di migliaia di morti.
    Così venne schiacciata col pugno ogni pretesa del popolo; La classe borghese legata al brigantaggio venne sconfitta e la sua rivale rimase saldamente al potere come sotto i borboni: quella dei nobilucci, dei latifondisti, e dei loro mafiosi. Gli alleati dello stato sabaudo.
    E mentre questo ceto parassitario si presentava alle elezioni del regno, fingendosi ora liberali, ora della destra, ora della sinistra, costituendo parte della nuova dirigenza italiana, i loro uomini d’onore prendevano il potere nella loro terra d’origine.
    Col tempo l’antica classe parassitaria, legatasi alla politica, perse “contatto” con la terra, lasciandola ai mafiosi; rimaneva solo il voto in cambio del consenso. Consenso a suon di bastonate, violenze, prefetti corrotti, che sparavano cannonate contro i fasci siciliani, contro i socialisti, contro chiunque volesse smuovere una situazione secolare insostenibile.
    All’arrivo del fascismo i primi persero d’importanza e si integrarono col regime; dopo un primo fallito tentativo da parte di Mussolini di procacciarsi l’alleanza della Mafia per tenere sotto controllo l’isola, questi inviò Mori: i metodi spiccioli colpirono i pesci medi e piccoli, mentre i grossi emigrarono o cedettero. Ma il problema della povertà, il sistema degenerato rimase tale.
    Dopo la seconda guerra mondiale, nella Sicilia dei nuovi gruppi dirigenti tentarono di risollevare il paese col miraggio dell’indipendenza: liberarsi della classe politica corrotta, liberarsi dei mafiosi che stavano via via tornando, liberarsi di un Italia rivelatasi una delusione.
    Nacquero Sicilia & Libertà, poi il Movimento d’Indipendenza Siciliano, MIS, guidati da personaggi come Finocchiaro, Gallo, Canepa. Nacque l’EVIS, Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia.
    480.000 aderenti contro i 40.000 della DC, 30.000 ciascuno del PCI e del Partito d’Azione. Sotto i partiti nazionali era accorsa la classe parassitaria.
    Nell’arco di pochi anni Finocchiaro, Gallo andarono in prigione con i maggiori esponenti del MIS e di tutti i partiti simili; Canepa venne trucidato con i suoi collaboratori durante una sparatoria con i carabinieri all’aeroporto di Catania. I parassiti, la Mafia avevano vinto.
    La società siciliana era mutata; cambiò pure Costa Nostra, forte dell’appoggio della politica. Gli uomini d’onore erano forti quando gli antichi parassitari intermediari. Voti e Consenso, politica e violenza.
    La politica in cambiò del consenso regalò la sovranità dell’Isola alla Mafia, che distrusse ogni opposizione.
    E dovette sopratutto stringere maggiormente, più di quanto aveva fatto in passato, i rapporti con la politica e i politici del partito maggiore in Italia e in Sicilia, la Democrazia Cristiana. Da questo patto la mafia traeva guadagni nella gestione, data grazie ad appalti truccati, dello sviluppo edilizio di infrastrutture e di nuovi quartieri delle maggiori città, della riscossione delle tasse per conto dello stato, dell'assunzione di personale per gli enti statali e in più poteva godere della più totale immunità. La DC come partito ci guadagnava perché Cosa Nostra, per via del controllo sul territorio, era in grado di indirizzare grandi quantità di voti dove voleva, i politici della DC come singoli invece ci guadagnavano in quanto venivano corrotti con grandi somme di denaro.
    Chi voleva che la Mafia venisse sconfitta?
    Nessuno, così morirono La Torre, Cassarà, Mattarella, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino. Era un gioco rischioso.
    La politica fingeva di combattere con la Mafia, in realtà le faceva fare i propri comodi al patto che procurasse appoggi e consenso, che non facesse troppo rumore. I magistrati che toccavano i pesci grossi venivano abbandonati, purché la mafia rimanesse al suo posto.
    Fu l’affermarsi dei Corleonesi a determinare un cambio: tutti gli omicidi fatti, dimostrarono che la mafia aveva fatto troppo rumore, troppi morti, troppo sangue. Parte della politica ha abbandonato la Mafia. E viceversa.
    Una lotta sanguinosa; terribile, tra i nuovi dirigenti corleonesi ed i politici.
    Ma non tutto è mutato, anzi! Riina, Provenzano erano legati alla politica più di quanto si possa immaginare. Non è una lotta muro contro muro. Ma poteri contro poteri. Il connubio politica-mafia non è mai venuto meno.
    Buscetta non ha detto tutto. Né tutto quello che ha detto è trapelato, anche Falcone e Borsellino sono morti. Ed un uomo morto non parla.
    Qualche giorno prima alcuni esponenti di un grande partito politico italiano si erano incontrati con i loro uccisori.

     
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    come dico io : i pazzi che vogliono combattere la mafia fanno prima a cercare di rompere la roccia lavica a mani nude.
    La mafia va tollerata e bisogna imparare a parlarci,convivere. se no non si batte siccome è radicato nel dna siciliano
     
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  7. Caio Duilio Simone
     
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    CITAZIONE (matutian @ 5/5/2009, 18:03)
    come dico io : i pazzi che vogliono combattere la mafia fanno prima a cercare di rompere la roccia lavica a mani nude.
    La mafia va tollerata e bisogna imparare a parlarci,convivere. se no non si batte siccome è radicato nel dna siciliano

    Non sono d'accordo!!!

    Questo significa arrendersi,piegare lo stato e la maggiornaza dei cittadini a malversazioni! Questo mai! La mafia può essere distrutta ed annientata con un'azione di governo dura e repressiva. E intendo:molti arresti e processi veloci(ovviamente con prove e testimoni). Quello che odio più di tutto nella mafia e il Racket a mio aprrere è come l'omicidio, infatti distrugge, uccide la dignità umana. Un uomo che lavora deve dare il proprio sudore ad un criminale che per lui non fa nulla! Se lo STATO(non lo Stato mafioso attuale) si da una mossa può eliminare la mafia. Ma ci vuole una sua forte presenza nel territorio, in modo che i cittadini si sentono protetti e possono testimoniare ai processi, lo Stato d'asseddio è una soluzione. Si soffrirà per un paio di anni ma se tutto viene fatto come si deve questo secolare cancro verra estirpato.

    Questa deve essere la prima mossa da fare.
    La seconda, la più importante,è la rieducazione. Infatti interi quartieri di Palermo, Catania o di Napoli tra cui Scampia,anche se viene tolta la classe "dirigente" i figli e la gente che non verrà incarcerata riprenderà il posto dei predecessori. Per non fare accadere ciò bisogna "deportare" o meglio portare in centri di rieducazione i ragazzi e i nuclei familiari ovvero spostarli in altre città. Per un determinato periodo di tempo. Solo così si estinguerà il fenomeno mafioso. Perchè così viene eliminata la mentalità mafiosa.


    So che può sembrare duro come ragionamento ma io parlo da Siciliano e so che significa.
     
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  8. Furio Camillo
     
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    Se ho capito bene dall'articolo di aquila il brigantaggio era la lotta alla Mafia,o meglio a uno stato che aveva deluso le aspettative dei Siciliani e che lasciava la medesima situazione sul territorio

    Quoto in pieno Simone(cambiato nome o ho le allucinazioni?)
    Lo stato NON deve piegarsi alla mafia,anche perchè lo stato avrebbe grandi vantaggi economici se sfruttasse le potenzialità delle regioni che sottostanno a queste forme di oppressione. il problema è che non avrebbero gli stessi vantaggi i capi di governo...
    ieri sera ho visto una parte della vita di Enrico Mattei(fondatore dell'Eni) e diceva: " siamo riusciti ad accordarci con Algerini Russi e Arabi,e non ci riusciamo con dei siciliani?".
    per chi non lo sappia trovò un giacimento di petrolio in Sicilia e avviò i lavori,ma trovò l'opposizione della mafia,che voleva avere il pieno controllo sulle assunzioni. prendendo l'areo per tornare al nord al termine di un accordo in Sicilia,saltò in aria. venne ritrovato esplosivo,probabilmente opera della mafia. quando vedo o leggo queste cose l'Italia mi disgusta.
     
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  9. Caio Duilio Simone
     
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    CITAZIONE (Furio Camillo @ 5/5/2009, 19:13)
    Se ho capito bene dall'articolo di aquila il brigantaggio era la lotta alla Mafia,o meglio a uno stato che aveva deluso le aspettative dei Siciliani e che lasciava la medesima situazione sul territorio

    Quoto in pieno Simone(cambiato nome o ho le allucinazioni?)
    Lo stato NON deve piegarsi alla mafia,anche perchè lo stato avrebbe grandi vantaggi economici se sfruttasse le potenzialità delle regioni che sottostanno a queste forme di oppressione. il problema è che non avrebbero gli stessi vantaggi i capi di governo...
    ieri sera ho visto una parte della vita di Enrico Mattei(fondatore dell'Eni) e diceva: " siamo riusciti ad accordarci con Algerini Russi e Arabi,e non ci riusciamo con dei siciliani?".
    per chi non lo sappia trovò un giacimento di petrolio in Sicilia e avviò i lavori,ma trovò l'opposizione della mafia,che voleva avere il pieno controllo sulle assunzioni. prendendo l'areo per tornare al nord al termine di un accordo in Sicilia,saltò in aria. venne ritrovato esplosivo,probabilmente opera della mafia. quando vedo o leggo queste cose l'Italia mi disgusta.

    Sono sempre io!

    Si i briganti sono definiti da molti storici come i partigiani del Regno delle due Sicilie. La repressione da parte Sabauda fu molto forte ma ebbe lo scopo di reprimere i partigiani filoborbonici e in seguito i Fasci Siciliani, a promuovere questu'ultima repressione fu Crispi un Siciliano....
     
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  10. ~Jegan
     
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    La mafia è più antica dello Stato italiano...sono d'accordo con chi sostiene che più che distruggerla bisogna tentare intanto di limitarla e di danneggiarla.
     
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    Romano

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    Se ho capito bene dall'articolo di aquila il brigantaggio era la lotta alla Mafia,o meglio a uno stato che aveva deluso le aspettative dei Siciliani e che lasciava la medesima situazione sul territorio

    Sembrerà strano, ma il mio articolo in realta afferma che il brigantaggio non era la mafia, quando invece questa si trovava dal lato opposto.
    L'analisi di molti storici è errata: i briganti non erano mafiosi, perché la mafia serviva i baroni.
     
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  12. Furio Camillo
     
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    Beh,allora ho sempre pensato bene dei briganti^_^
     
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  13. Caio Duilio Simone
     
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    Diciamo che è stato il nuovo regime savoiardo ad affibbiare ai "briganti", i partigiani delle Due Sicilie, la fama di delinquenti, mafiosi appunto briganti....
     
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  14. Furio Camillo
     
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    consiglio,riguardo la situazione dell'Italia e del sud la lettura di un libro di Errico Letta: "costruire una catedrale"
     
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  15. silvercloud87
     
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    La mafia, potrebbe essere definita come l'evoluzione amministrativa dei "feudi" medievali che nel sud Italia permangono per molti anni, insomma il medioevo finì molto dopo.
     
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36 replies since 5/5/2009, 15:21   186 views
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