Res Publica, anno XIX: la guerra civile

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    Romano

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    ANNO XIX
    La Guerra Civile




    Sono passati diciannove lunghi anni dalla fondazione della Res Publica. Durante questo periodo, la gloria del Senato e del Popolo Romano è cresciuta a dismisura, conquistando terre ed aumentando la potenza della capitale, Nova Roma.
    Gli eserciti romani dominano su quello che era un tempo il mondo delle micro-nazioni italofone, guidate da condottieri impavidi e forti soldati.
    La legge è la stessa per tutti. I Consoli di Roma sono non solo i suoi governanti, ma i governanti dello stesso globo.
    Eppure, tanto più è cresciuta la gloria, quanto più è cresciuta la corruzione, la perfidia di quella cittadinanza, che in tal lasso di tempo aveva illuminato con la sua luce il mondo.

    Era il 24 Giugno dell'anno XIX. Un giornata coperta, il cielo grigio. Le strade di Nova Roma sono stranamente silenziose.
    Gli auruspici sono scesi tragicamente muti dal Grande Tempio, dove avevano fatto le offerte alla divinità. La folla degli astanti, quel giorno ridotta, non ha osato chiedere cosa fosse successo.
    Era la terza ora, quando venne spalancata la grande porta di bronzo del Senato ed i senatori dalle vesti candide orlate di rosse entravano al suo interno, occupando il proprio posto. Poi venne lentamente richiusa da alcuni addetti.
    Quel giorno si doveva discutere di argomenti più o meno importanti: la paga delle legioni, la questione degli alleati, le lamentele della plebe.
    Uno dei senatori, il vecchio Jacopo Vibio Frentano, cominciò a parlare di come le paghe fossero fin troppo alte, le spese eccessive...
    Fuori cominciò a piovere. Dapprima lentamente, poi sempre più forte. Lo scroscio del'acqua si avvertì all'interno, quasi volesse minacciare le mura della Curia.
    Alcuni senatori, tra cui Catilina e Gallo, si alzarano con la scusa del tempo, allontanandosi nelle ali adiacenti alla Curia, mentre altri fischiavano verso Frentano.
    Prese parola Tacito, anche egli venerabile senatore, ma venne zittito... Pacuvio, un homus novus, cominciò a criticare fortemente sulla politica adottata con la plebe. Vi furono brusii, l'aria si riscaldava. Ma fuori c'era freddo.
    Qualcuno gridò, non era possibile discutere.
    Il Principe del Senato, l'anziano Caio Giulio Aquila, s'alzò dal suo seggio ed intimò all'aula di tacere. Poi cominciò pacatamente a parlare, a commentare l'operato dei Consoli. Nel frattempo alcuni senatori si alzavano.
    Aquila esitò.... ed essi si avvicinarono al seggio, cominciando a lamentarsi, a dire quello o quest'altro. Si fece ressa, la discussione divenne violenta.
    Fu un attimo. La porta di bronzo del Senato si spalancò. Improvvisamente. Entrarono alcuni uomini armati, uccisero immediatamente le due guardie poste alla porta.
    Poi, velocemente, si avvicinarono al lato opposto, diretti verso il Principe del Senato. I senatori, rapidi si scansarono.
    Alcuni colpi, rapidi, precisi.... il sangue. Il corpo rimase a terra, cominciò il parapiglia, tutti corsero e scapparono fuori dalla Curia: a terra, inanime, in un bagno di sangue, giaceva Caio Giulio Aquila, Principe del Senato.

    Continuò a piovere. Nova Roma era in subbuglio. Iniziava la I Guerra Civile del nuovo Popolo Romano Quirita. Le fazioni erano pronte alla lotta finale.

     
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  2. Gneo Sergio Catilina
     
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    Che brutta cosa però!!!
     
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    Romano

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    CITAZIONE (Gneo Sergio Catilina @ 24/6/2009, 09:51)
    Che brutta cosa però!!!

    Se voglio scrivere un'ucronia che riguarda la res publica è ovvio che io mi devo togliere di mezzo. :rolleyes:
     
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  4. Francesco Agricola Catone
     
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    Tanto per scimmiottare Catullo

    atque in perpetuum, princeps, ave atque vale.
     
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  5. Caio Duilio Simone
     
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    Aquila attento alle ""IDI"" di giugno!!

    Edited by Caio Duilio Simone - 24/6/2009, 12:34
     
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  6. Paolo Tullio Traiano
     
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    Mi ricorda vagamente qualcosa... :P
     
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  7. ~Jegan
     
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    Io zittito?! Qualcuno me la pagherà... :angry:

    SPOILER (click to view)
    Davvero un'ottima idea...Sono curioso di sapere come continuerà! :woot:
     
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  8. Aulieno Giulio Paccivo
     
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    wow che bello.... attendo lo svolgersi degli eventi
     
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  9. SpadaNera
     
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    Molto bene, molto bene... la tua accurata descrizione, ma non solo, mi ha fatto immaginare la scena
     
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    Romano

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    Il Sole impietosito di Roma si oscurò, Virgilio.


    Dopo la morte di Aquila, Principe del Senato, i senatori fuggirono terrorizzati dalla Curia.
    La sua morte, infatti, toglieva di mezzo la figura che aveva fatto da freno allo scontro tra factiones.
    I rappresentanti delle istituzioni, vale a dire i Consoli, M.L.Crasso e P.T.Traiano, si andarono a riparare in mezzo alla X Corte della II Legione "Augusta", acquartierata fuori dalla mura, sotto il comando del Legato M.Q.Latino.
    La situazione era fortemente compromessa: in città le bande delle varie factiones si scontravano violentemente, guidati da agitatori popolare spinti da interessi più o meno leggittimi.
    Non si capiva chi fosse il mandante: se fossero stati i repubblicani, i liberali, i comunisti, i fascisti o gli esuli.
    A molti poteva giovare la morte del vecchio ed ingombrante Principe del Senato. Individuarlo, tuttavia, sembrava difficile.
    Frattanto il corpo, pulito e avvolto in un sudario, scortato a vista da un gruppo di amici e fedelissimi, venne portato a spalla e nel Grande Tempio, dove nessuno lo sarebbe andato a strappare con la forza.
    Guidati da Massimo, agitatore popolare, i comunisti agitarono il popolo nella piazza dei comizi. Parte delle masse delle plebe, istagata, e molti schiavi, sollecitati con la promessa della libertà, si scatenarono per le strade, massacrando le domus dei patrizi e dei cavalieri più ricchi. Le stade divennero un enorme beccaio.
    Le teste dei cittadini più facoltosi dell'Urbe rinnovata venivano portati fissati su lunghe picche tra le strade della città.
    L'insurrezione dei comunisti, provocò l'immediato intervento dei Consoli, che grazie sopratutto alle capacità militari di Marco Quinzio Latino occuparono le strade e sopratutto riebbero il controllo del foro.
    Immediatamente, Traiano e Crasso s'incontrarono con Gallo e Catilina, i maggiori esponenti delle frange comuniste e repubblicane, interessante nell'inserruzione, a cenarono Gallo a di Crasso e Catilina a casa di Traiano.
    Per un attimo sembrò che si fosse stabilita una certa situazione di tregua tra le factiones in città.
     
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  11. Il Gallo
     
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    mi complimento con te Aquila, una narrazione ottima...aspetto con ansia il seguito^^
     
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  12. ~Jegan
     
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    Davvero interessante sisi...aspetto il seguito!
     
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  13. Marco Licinio Crasso
     
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    Ottima prosa, sono ansioso di leggere il seguito
     
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    Romano

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    Caio Gallo era entrato nella politica romana in silenzio, durante uno dei periodi di crisi, che aveva provocato parecchie lacerazioni e divisioni.
    Veniva dal popolo ed aveva un certo senso pratico nella gestione delle cose, tanto da riuscire a capire che se voleva dare voce alle istanze popolari, visto la crisi delle altre factiones, doveva fare una sua politica.
    Sempre in silenzio, pensoso, entrò nell'ampia stanza dove l'attendeva a cena, disteso su un triclinio, Marco Licinio Crasso, Console della Res Publica, nella sua maestosa domus.
    -Siedi, siedi, Gallo, benvenuto, benché siano giorni funesti questi.
    -Salve a te, Console Crasso. Ringrazio dell'ospitalità.
    - Diego! Si portino le portate ed il vino!
    Il viso di Gallo era contratto, non si fidava del personaggio di fronte a sé. Aveva aspettato questo momento da anni, finalmente era l'occasione per fare quello che aveva desiderato... eppure qualcosa lo faceva restare diffidente.
    Crasso, invece, sorrideva. Forse sorrideva fin troppo.
    Il capo della servitù predispose per la cena, che venne presto portata ai due commensali.
    - Ciò che è accaduto, Gallo, è stata una cosa funesta. Aquila era un mio amico fedele e leale... e io non posso voltare le spalle all'estinto.
    Il mandante? Non so chi sia, eppure forse avrei un'idea.
    Crasso guardava con gli occhi fissi il suo interlocutore, senza mai smettere di sorridere. Prese del vino, lo versò nelle coppe.
    - Una brutta morte. Mi spiace per il tuo amico, Crasso. Tuttavia... adesso la situazione è mutata. Muterà per tutti.
    - Infatti.
    - Infatti cosa, Marco?
    - Che la situazione è mutata e muterà. E noi tutti siamo disposti a mutare: senza voltare le spalle al nostro passato, ma con un certo senso dell'intelligenza per comprendere il futuro.
    L'insurrezione dei...
    - L'insurrezione è stato un errore politico. I miei ragazzi hanno.... capito male.
    - Sì, infatti.
    Si scrutarono a vicenda, cercando di fiutare ognuno ciò che passava per la testa dell'altro.
    - Ristabiliamo quindi la libertà repubblicana e restituiamo il potere al popolo, Gallo. Facciamo le riforme. E ristabiliamo l'ordine, dopo il caos. Ti tendo la mano, Gallo, se tu tendi la tua.
    - Il popolo... - si morse il labbro - io rappresento il popolo, Crasso. Ma d'altra parte, è giusto che non vi siano disordini, non dopo quello che è successo...
    - Ed io, invece, rappresento la Res Publica. Rappresento Roma. Aiutami, Gallo, a non far sì che essa muoia. E nessuno si interesserà a te.
    Sarà un patto tra uomo e uomo.
    - Dirò ai miei ragazzi che hanno sbagliato, allora. Per il resto... vediamo.
    - Allora vedremo, Gallo, vedremo.
    Gallo si alzò, era nervoso, non si aspettava l'apertura che il suo interlocutore gli aveva concesso. Tuttavia, doveva proteggersi, doveva andarsene.
    - Gli impegni pressano, Marco. Accolgo le tue proposte e ne riparleremo. Ma ora.... devo andare, saluti, Console! Vale!
    - Vale! Che la sorte ti assista!
    Gallo uscì lentamente, camminando rigido, il viso pallido. Non aveva mangiato niente.
     
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  15. Gneo Sergio Catilina
     
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    Waaa e ora Catilina si allea con Traiano!
     
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125 replies since 24/6/2009, 00:22   1520 views
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