Res Publica, anno XIX: la guerra civile

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    Romano

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    Un piccolo reparto di legionari della II Legione Augusta, Decima Corte, guidati da Latino giunsero alla casa di Frentano, posta sulla Via Sabina, seguiti da un codazzo di senatori, capi politici e semplici cittadini. Il vecchio Frentano fece allora uscire la salma, che venne posta sopra un imponente feretro, a spalla, ed Aquila, curato in ogni particolare, rivestito di una splendide veste di porpa, il capo cinto da una corona di lauro, venne portato a spalla dai suoi amici, dai senatori, tutti un pò per volta, di seguito.
    I legionari facevano da picchetto d'onore e camminavano ai fianchi, mentre dei suonatori dell'esercito scandivano il passo col suono lento e cupo dei tamburi, col suono triste dei flauti.
    Tutto in silenzio. I cittadini uscivano fuori dalle porte, sbucavano dalle strade, s'affacciavano dalle finestre, uno ad uno, per piccoli gruppi, accumalandosi piano per le strade, alcuni seguendo il piccolo corteo.
    Marciavano lentamente, si davano i cambi per portare la salma, nessuno osava parlare. La scena si presentava suggestiva e surreale.
    Alcune donne non ressero e piansero, mentre i familiari stretti dell'estinto e la moglie e i figli rimanevano in silenzio, seguendo, muti, tragicamente muti, il corpo mutilato dell'amato parente ormai perso.
    E tutti si ricordarono che era morto un uomo.

    Aquila era sta una figura importante, sicuramente ingombrante nella vita di Nova Roma. Uno dei fondatori, in quasi vent'anni era stato sempre al centro della vita politica, imponendo con la sua personalità ed il prestigio derivante dal fatto di essere un padre fondatore la sua politica ed il suo modo di pensare.
    Una presenza, appunto, "pesante" ed "ingombrante". Aveva fatto e disfatto alleanze, governato, comandato, avuto amici e nemici, combatutto e lottato con tutte le armi possibili.
    Alcuni lo avevano amato, moltri altri lo avevano odiato, certi avuto in indifferenza per un pò, ma nessuno lo aveva potuto ignorare. Ed a molto ciò non era piaciuto. Il potere, brutta piaga, il potere che divide ed unisce uomini.
    Ma ora che era lì, supino su un feretro, benché vestito sontuosamente, benché circondato da amici, ora che era lì, non era più che un uomo morto. Una persona che non avrebbe più parlato, che non avrebbe più provato emozioni. Era freddo. Freddo e muto.
    Lo sguardo ancora fisso e vitreo della vacuità della morte, rimasto fermo al momento in cui dei pugnali cadevano su di lui, la bocca, adesso innaturalmente chiusa in un beffardo sorriso, che tratteneva, congelate, parole che nessuno avrebbe udito.
    Venne posto su un cataletto in Piazza Quinto Orazio Flacco, mentre i legionari si poneva in formazione.
    La folla si cominciò ad accumulare tutto attorno, mentre Crasso, lentamente, saliva su un piccolo podio di legno.
    - Romani! Compatrioti! Oggi, qui, renderemo l'ultimo omaggio ad Aquila, Padre della Patria!
    E cominciò a parlare, enumerando i benifici fatti e le qualità dell'estinto, emozionando sapientemente la folla, istigandola all'azione. Ed accusò di tutto ciò Catilina. Ormai tutto lo sapevano, ormai tutti lo sospettavano.
    Latino, poi, suonò il suo corno; i soldati cominciarono a battere i le spade sugli scudi. Frenticamente, sempre più veloce.
    La folla era in delirio. Siculo alzò una torcia e la buttò sul cadavere, dopodiché si rivolse verso la folla.
    - Adesso il suo corpo brucia. Egli ci ha amato ed adesso gemendo fugge nell'ade, assassinato. Brucino così, però vittime del nostro odio e della nostra vendetta, coloro che l'hanno ingiustamente ucciso!
    La folla non resse oltre. Cominciò a sciamare per la strade, cercando Catilina ed i suoi sostenitori. Furono abbattute case, altra gente fu uccisa.
    Traiano nel frattempo accorreva con altri soldati per occupare il Palazzo Imperiale, sembrava che la situazione, dopo tanta incertezza, stesse girando per loro.
    Temevano cosa avrebbero potuto fare gli altri. Ma forse, fossero stati veloci, avrebbero potuto anche spuntarla loro. Evitando una lunga e faticosa guerra civile.

     
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  2. Gneo Sergio Catilina
     
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    :B): :B):
     
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    Eroe della Repubblica

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    Catilina, abbandonato come sempre avviene dai suoi sostenitori, pronti a saltare sul carro dei vincitori, disperato fugge da Nova Roma e chiede la cittadinanza nell'ospitale Repubblica Democratica di Vitla Unificata, pacificamente presieduta dal vecchio e saggio Ossola. Ben presto, legatosi alle frange più estreme dei vetlani, stanche della tranquillità, definita decadente, che regna in Vitla, cerca di convincerne i cittadini ad intervenire nelle vicende quirite, con il recondito fine di potersi impadronire di Nova Roma. Abile oratore, in poco tempo ottiene il favore della cittadinanza, superando le resistenze di Ossola e dei pochi vetlani originari, e ottiene la carica di Primo Ministro.
     
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  4. Gneo Sergio Catilina
     
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    :asd: purtroppo la sta scrivendo solo Aquila la storia, Ossola. :D :D
     
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  5. Marco Licinio Crasso
     
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    Uh Hu Caty ti tengo in scacco con la mia orazione image
     
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    Romano

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    Traiano, attorniato da una centuria di uomini della II legione, avanzava velocemente verso il Palazzo Imperiale.
    Giunto, voleva far spalancare le porte, dopodiché prendere controllo degli uffici e di tutti i punti di comando.
    Sua intenzione, era di dichiarare manu militari la legge marziale, in modo di poter controllare tutto meglio sotto il diretto controllo dei consoli.
    Ma aveva fatto i calcoli male, perché il Palazzo, posto sopra un alto colle, aveva già un ospite con simili intenzioni: Cneo Sergio Catilina, che, assieme ad altri, aveva, con le sue milizie private occupato il fortilizio. E non aveva certo l'aria di uno che sarebbe sceso volentieri.
    Guardò i suoi soldati. Erano pochi, ma erano dei veterani, e contro avevano delle milizie private inesperte e male equipaggiate.
    Ordinò di procurare qualcosa da usare come ariete e dopodiché fece battere violentemente la porta. Uno incerto salve di frecce gli piovve addosso, ma gli scudi si sovrapposero veloci.
    Poi, la porta fragorosamente si aprì, sfondata nei cardini. Si trovarono davanti un intero reparto di soldati davanti.... erano gli uomini della milizia del Procura, il reparto di polizia dell'urbe.
    Dalle strade ne avanzarono altri, erano praticamente quasi accerchiati.
    - Dèi, sono centinaia! Via, uomini, andiamo via, subito!
    Costretti alla ritirata, si infilarono in una strada piccola, sfuggendo ai nemici che già si lanciavano al loro inseguimento. Alcuni, dei valorosi, giunti ad una strettoia si girarono e fecero muro... così furono massacrati, permettendo al console di porsi in salvo.


    Traiano tornò in Piazza Orazio Flacco con la metà degli uomini con cui era partito.
    - Il Procuratore Voreno si è unito a Catilina. Abbiamo perso il controllo della città.
    - Come? Facciamo accorrere la X coorte! E massacriamoli subito - disse Latino - d'altronte sono pessimi soldati. E possiamo richiamare subito le legioni.
    - Le legioni, già... ma sono lontane per adesso, ai confini.
    - Comunque, la milizia conta diverse migliaia di uomini, non possiamo ingaggiare battaglia con seicento uomini. Dobbiamo andare alle legioni - disse Crasso, assorto.
    Giunse a quel punto Frentano, lentamente, circondato da cinque, sei anziani senatori, e diverse guardie del corpo.
    - Scellerati! Quei folli hanno occupato il Palazzo ed il Senato. Dovunque, cittadini e milizie si ammazzano.
    E Cicerone! Cicerone ha rinchiuso un centinaio di senatori e li ha costretti a dichiarare la creazione di un triumvirato.... Catilina, lui stesso ed indovinate.... Caio Lisandro Celere.
    - Celere?
    - Sì, Celere. I comunisti si sono uniti alle milizie catilinarie ed agli uomini di Cicerone.
    - Dunque, metà città è nelle loro mani.
    - Allora, signori - disse Siculo - forse è il caso di andarcene velocemente da Nova Roma. Evitiamo una strage alla popolazione... - andremo a Eleuteria, a Nord, dove sono accampate il resto della II legione Augusta, la X legione Equestre e la XIII Legione Gemina. Dopodiché, con diciottomila uomini scenderemo a Nova Roma e la faremo nostra.
    Era la decisione più seggia, così messi ovunque invitarono la popolazione a rintanarsi nelle case o a fuggire con loro, evitando lo scontro con i nemici dello stesso. Dissero che sarebbero tornati a liberarli presto.
    La cittadinanza, fra tanti messaggi, non capiva più nulla. Nel parapiglia vi fu molto confusione. Piazza Orazio fu abbandonata velocemente. Uscirono dalla porta settentrionali, seguiti da un migliaio di persone, mentre Latino copriva loro le spalle ributtando dietro le milizie che venivano a cercarli.
    Solo Frentano rimase indietro. Fuggendo, in quel caos vivente, tutti si erano dimenticati di una piccola cosa.
    Sospirando, si avvicinò al centro della piazza desolata e battuta dal vento. Si chinò in mezzo ai tizzoni caldi... quindi prese un piccolo vaso, lo nascose sotto l'ampio mantello.
    Si erano dimenticati delle ceneri di Caio Giulio Aquila.
     
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  7. Paolo Tullio Traiano
     
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    Catilina ti faremo fuori XD
     
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  8. Marco Licinio Crasso
     
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    Mah Traiano sei un incompetente! Se fossi giunto prima mannaggia!
     
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  9. Paolo Tullio Traiano
     
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    Dovevo fare merenda di barbari truzzi XD
     
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  10. ~Jegan
     
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    Molto bello Aquila...Sti comunisti pure a Roma stanno!XD
     
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  11. Il Gallo
     
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    siamo ovunque Jegan...ovunque! XD
     
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  12. Aulieno Giulio Paccivo
     
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    CITAZIONE (Il Gallo @ 27/6/2009, 20:10)
    siamo ovunque Jegan...ovunque! XD

    :huh: ah ecco chi era quello nel mio armadio oggi :asd: :asd: :lol:

    Viva la procura :asd:
     
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  13. Gneo Sergio Catilina
     
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    :asd:
    Due dubbi: il Gallo è tra i comunisti?
    non ho capito, vi sono i fucili, e si usano ancora gladi e scudi :asd: ?
     
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  14. Marco Licinio Crasso
     
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    Gladi e scudi al plasma :P
     
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  15. Il Gallo
     
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    è il bello dell'ucronia :D
     
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125 replies since 24/6/2009, 00:22   1520 views
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