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Francesco Agricola Catone.
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L'alfabeto latino è formato da ventitrè segni o lettere. La lettera k compare molto raramente, mentre le lettere Y e Z furono introdotte solo nel I secolo a.C., soprattutto per scrivere parole di origine greca.
Lalfabeto latino si presenta dunque così
(lettera maiuscola, lettera minuscola):
A - a
B - b
C - c
D - d
E - e
F - f
G - g
H - h
I - i
K - k
L - l
M - m
N - n
O - o
P - p
Q - q
R - r
S - s
T - t
V - u
X - x
Y - y
Z – z
Come vedete è molto simile a quello internazionale, ma mancano le lettere W e J. Invece la lettera U, viene sostituita dalla V quando è maiuscola.. -
Gneo Sergio Catilina.
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Non solo quando e maiuscola. Per comodità studiando da italiani la lingua latina, utilizziamo una grafia scorretta ad esempio per scrivere lupus, che credo venisse scritto lvpvs. . -
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Se è per questo è scorretta anche la pronuncia che insegnano nei licei. Nell'epoca classica veni vidi vici era pronunciato ueni uidi uiki, con u semiconsonantico (u di uomo).
C e G davanti a consonante palatale (e,i) erano pronunciate con suono velare, cioè:
cicero --> kikero
gens --> ghens
A titolo di curiosità posso dire che tale pronuncia velare si è mantenuta nel sardo nuorese (kerbu 'cervo', kelu 'cielo', gheneru 'genero', leghere 'leggere') e in parte nel dalmatico (lingua romanza estinta alla fine del XIX sec.)
Edited by Repubblica dell'Ossola - 13/10/2009, 19:26. -
Gneo Sergio Catilina.
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Sulla k fonetica di vici, a me hanno detto che si può dire in entrambi i modi sia come k che come c. . -
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La pronuncia con c palatale (quella di cera) è la pronuncia del latino ecclesiastico. Quando scrivevano Cesare e Cicerone la C era pronunciata velare....lo dimostra, come sopra ho riportato, il fatto che ancora al giorno d'oggi, il sardo nuorese conserva questa pronuncia. . -
Gneo Sergio Catilina.
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Lo so, lo so . -
.CITAZIONE (Repubblica dell'Ossola @ 13/10/2009, 18:14)Se è per questo è scorretta anche la pronuncia che insegnano nei licei. Nell'epoca classica veni vidi vici era pronunciato ueni uidi uiki, con u semiconsonantico (u di uomo).
C e G davanti a consonante palatale (e,i) erano pronunciate con suono velare, cioè:
cicero --> kikero
gens --> ghens
A titolo di curiosità posso dire che tale pronuncia velare si è mantenuta nel sardo nuorese (kerbu 'cervo', kelu 'cielo', gheneru 'genero', leghere 'leggere') e in parte nel dalmatico (lingua romanza estinta alla fine del XIX sec.)
Non è una lettura scorretta, semplicemente si rifà al periodo tardo del latino, che nella sua fonetica del IV secolo d.c. era diverso da quello del I a.c.
Comunque non è proprio un ueni, uidi, uiki... questa è una semplificazione.
Per una lettura, ma credo lo sai, lo dico diciamo per gli altri, bisogna tenere conto di una fonetica leggermente diversa dalla nostra, che risente del greco e delle quantità (assenti dalla nostra lingua, che è accentata)..