Dubbio sul futuro: sapere e società

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    Romano

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    Premettendo, la non banalità, ma la complessità teorica di quanto proposto. E date le seguenti condizioni:
    - posto il definitivo tramonto del principio di non-contraddizione, reso improponibile sul piano tanto teorico, quanto concettuale, logico e scientifico, e data la percezione del mondo quale mondo di apparenze necessarie;
    - evidenziato la fine della contrapposizione di essere ed esistere, conseguita mediante il ribaltamento ontologico della loro successione e nell'accorpamento degli stessi ponendo la centralità dell'esistere come luce dell'essere, ed uniti in quanto "esserci";
    - essendo ormai assodato la fine della contrapposizione anima e corpo, essendo l'uomo un'unità organica e sociale di diverse aree legate alla sua esistenza, quali appunto gli istinti, la psiche e le parti organiche, che dunque legano l'uomo alla sua esistenza appunto;
    - essendo ormai abolita l'idea di una umanità e società eteronoma, organizzata su dei modelli nati da giudizi sintetici a priori, ma bensì autonoma, frutto del conflitto tra essere umani e della loro successiva aggregazione, organizzata in base agli interessi ed allo sviluppo di questi in relazione agli aggregati sociali;
    - ed essendo ormai giunta alla fine, date le questioni sopraelencate, la concezione metafisica del mondo, nel suo dualismo, e dunque privato di senso il mondo, come affermava la fenomenologia ed il nichismo, secondo i vecchi schemi del sapere;
    - ed essendo ormai realizzatesi, oltre che le trasformazioni culturali, come quella di sopra, ma anche quelle sociali, con la realizzazione delle previsioni marxiane circa la questione della divisione sociale del lavoro e dello sviluppo della società industriale e capitalista, arrivata all'esaurimento della terza evoluzione del capitalismo, quello industriale;

    mi sono posto il problema

    l'uomo, giunto in questa fase, di definitiva messa in crisi dei modelli sulla quale aveva formato la propria identità, almeno per quanto concerne l'occidente, sia sul piano dello spirito, ovvero culturale, sia sul piano sociale;
    dove andrà a finire?
    - Sicuramente non siamo al culmine del momento di crisi, ma vi sarà un ulteriore regresso, almeno finché il sistema non si autoesaurisce;
    - Ma quali saranno i modelli che nasceranno nel nuovo contesto?
     
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  2. Fede#91
     
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    vorrei contestare il significato che dai a CRISI. Non deve essere intesa solo in quanto negativa. Dunque non capisco perché parlare di regresso.
     
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  3. Jacopo Vibio Frentano
     
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    dove finirà l'uomo? :asd: domanda facile facile.
    sotto quale aspetto?
    politico?
    sociale?
    economico?
     
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  4. Hawthorne Abendsen
     
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    io non mi farei ingannare dalle contingenze del momento. 20 anni fa sembrava dovesse sorgere una nuova era dominata dall'Occidente, adesso pare tutto in crisi. I princìpi culturali (libertà individuale, rispetto dei diritti umani, civili, ecc.) sono ancora intatti, semmai sono le istituzioni economiche a vacillare, purtroppo per noi. Marx ha ragione solo se ne si dà una visione iper-semplificata, ma il suo modello sull'evoluzione economico-sociale del capitalismo non si è avverato. Piuttosto, direi che aveva ragione nell'identificare l'economia con la struttura del reale.
     
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3 replies since 24/11/2010, 18:13   25 views
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