Nuovi Sviluppi per la Politica Estera

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    Romano

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    Il Senato ed il Popolo di Roma



    Oggetto: Nuovo Convegno su

    "Nuovi Sviluppi per la Politica Estera"



    Si apre un convegno, aperto a tutti, siano cittadini latini, cittadini romani o peregrini, per discutere dei nuovi sviluppi possibili ed auspicabili per la politica estera.
    Data l'attuale situazione, col fallimento del piano UMI, poco dopo il suo rilancio, con il proliferale di progetti micronazionali poco seri portati al giocoruolismo e sopratutto con l'ambizione politica, caratterizzante il progetto Giovane Roma, come si deve muovere il governo in politica Estera?
    Vale a dire, che valore e che potenzialità possono assume le pubbliche relazioni della Res Publica?

    E sopratutto (e questa la domanda che faccio proprio a tutti, cittadini e peregrini), quale deve essere un modello serio e completo per la politica estera di una micronazione ambiziosa?


    Gli interrogativi sono tanti e le possibilità pure drasticamente diverse:
    - C'é una politica tradizionale, da stato "quinto modista" (definizione di Cesidio Tallini, che suddivide primo, secondo, terzo mondo, poi quarto mondo, ovvero nazioni senza terra, quinto mondo, micronazioni aterritoriali ecc.), come è stato finora, che privilegia relazioni con le altre micronazioni, col progetto UMI in testa, quale cupola che unisca gli intenti dei gruppi micronazionali italiani;
    - C'é una politica estera più arrischiosa, da stato "quarto modista", che segue proprio le linee serie di una nazione senza terra e di un governo in esilio, che prova e cerca canali ufficiali, che usa associazioni,che si relazioni coll'ambiente reale, ignorando le altre micronazioni;

    Sono curioso di sapere la vostra opinione. Grazie.

    Edited by Caio Giulio Aquila - 1/2/2011, 13:46
     
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  2. Giulio Leone Aurelio
     
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    Una politica estera da stato "quarto mondista" è necessaria, poichè questo noi siamo: un popolo senza terra, che lotta con ardimento per rinnovare la propria sovranità sulle pietre, sui laghi e sui fiumi che hanno conosciuto la grandezza di Roma. Siamo un governo in esilio. Il mutuo riconoscimento tra micronazioni è scontato, alle volte. Nasce da sentimenti di solidarietà, dalle simili strutture istituzionali, dal medesimo progetto micronazionale. Ma noi, noi Res Publica siamo di più, non un fanta-Stato.
    Dobbiamo cercare relazioni e riconoscimento di grado più elevato. Tuttavia ignorare i rapporti con le altre micronazioni non avrebbe significato, non dobbiamo dimenticare da dove veniamo e quello che il micronazionalismo ha rappresentato e rappresenta per noi. Una pietra angolare, un punto d'inizio.
    La sintesi tra le due politiche è la strada migliore, al fine di ottenere un consenso che sia il più vasto e vario possibile.
     
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  3. ~Jegan
     
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    COntinuo a sostenere che ogni micronaziona per potersi rafforzare deve spingere soprattutto su maggiori forme di collaborazione con le altre realtà italofone. UMI deve essere rivista perchè così com'è è inutile, ma non può essere totalmente abolita... se pensiamo che ognuno possa prendere la propria strada singolarmente non ci siamo proprio... ripeto in molti settori quali la cultura o la propaganda sono necessarie politiche comuni, perchè il problema principale di oggi è che la maggioranza delle persone non sa neanche cosa sia una micronazione.
     
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    Eroe della Repubblica

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    Alle elezioni di Vitla si presenta il Movimento Confederazionale che si propone di aprire un discorso in senso Confederale (realisticamente l'unico proponibile almeno per ora, perché permette il mantenimento delle peculiarità) verso le realtà micronazionali italofone. So che anche in RES c'erano (e penso ci siano ancora) spinte o tendenze verso questo tipo di unione.
     
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    Romano

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    Io personalmente negli anni ho cambiato radicalmente idea.

    Inizialmente il progetto UMI aveva un suo perché.
    Le considerazioni a premessa erano:
    1) Dal punto di vista puramente diplomatico, vi era l'osservazione chiarissima che tutto il micronazionalismo italofono da Res Publica in poi non era riconosciuto da Impero, il quale, essendo all'epoca la prima micronazione, ed essendolo tuttora (a discapito di alcune affermazioni populistiche che ho lettoXD), ci metteva in una condizione minoritaria, per cui era necessario organizzare e strutturare questo nuovo "polo";
    2) Da un punto di vista di rappresentività verso l'esterno: siccome l'idea era di proporre il micronazionalismo come idea organizzata, promuovere l'integrazione e la sintesi, verso un unione che doveva spingere per unica rappresentanza verso l'esterno e verso l'italia, in modo di organizzare associazioni ed eventi uniti;
    3) L'idea confederativa, nata con l'UMI, mi è porto poca dopo il rifiuto violento della destra vetlana e dopo i trascorsi burrascosi ho progressivamente pensato nel tempo alla sua deleteria incompatibilità;

    Adesso questo più o meno penso: dobbiamo progressivamente sganciarci dal micronazionalismo quintomodista, perché, come ho osservato, è sempre più sterile e sempre più ridicolo (ci sono presunte micronazioni che un tempo avrei tranquillamente preso per il culo).
    Penso che ormai ci giochiamo il nostro destino sulla:
    - Capacità di attrazione culturale;
    - Professionalità e Serietà;
    - Pragmaticità e Progettualità;

    Già da questo governo stiamo provando ad uscire dal pantano confunsioniario che si è creato tra gioco e progetto, tra forum e gruppo e tutto il resto...

    però direi che non abbiamo molte alternative, o sbaglio? Dovremmo andare avanti, no?
     
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  6. Flannery
     
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    Ammetto che, negli ambiti micronazionalismo, il tema della politica estera è quello che mi ha sempre visto coinvolto di meno, sebbene lo reputi molto interessante. Dovendo trasferire in questo contesto il mio essere convintamente europeista, mi sento più vicino alle tesi confederative, anche perchè ritengo il Quarto Mondo eccesivamente utopico; sicuramente gli elementi citati da Aquila su cui si gioca il destino, sia di ResPubblica che di Vitla, sono cruciali ma - personalmente - non li vedo per forza legati al Quarto Mondo, ma piuttosto aspirazioni legittime di ogni micronazione, tanto più - ovviamente - se questa appartiene al Quinto Mondo.
     
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  7. Sonorat
     
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    Personalmente credo di più nella politica quartomondista, sicuramente più ambiziosa e più impegnativa, ma d'altronde l'unica che potrebbe assicurare un riconoscimento da parte del mondo reale. Certo, le relazioni con le altre micronazioni sono importanti, e in particolare ritengo il modello confederativo un buon modo per ostacolare la supremazia di Impero, ma si agirebbe sempre in un contesto che oserei definire "elitario", fra persone che già vivono il concetto di micronazione, e non si avrebbe nella pratica nessun effettivo miglioramento.

    Credo sia necessario una decisa propaganda al fine di rendere noto ai più anche solo l'esistenza delle realtà micronazionaliste, ignorate, come ricordava Jegan, dalla stragrande maggioranza della popolazione. Cosa rimane da fare, allora? Fondamentalmente intraprendere una politica volta alla realizzazione dei seguenti punti:

    1. Propaganda di base: pubblicizzare il concetto stesso di micronazione;

    2. Propaganda intermedia: pubblicizzare l'esistenza di più realtà micronazionaliste, descritte nei loro principi guida dai maggiori rappresentanti delle stesse;

    3. Propaganda avanzata: pubblicizzare la specifica realtà micronazionalista di Res Publica SPQR.

    Una volta ottenuto il consenso dell'opinione pubblica, il resto verrà da sé.
     
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    Romano

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    Mi piacciono le osservazioni di Sonorat, sopratutto la sua analisi su più propagande

    CITAZIONE
    Ammetto che, negli ambiti micronazionalismo, il tema della politica estera è quello che mi ha sempre visto coinvolto di meno, sebbene lo reputi molto interessante. Dovendo trasferire in questo contesto il mio essere convintamente europeista, mi sento più vicino alle tesi confederative, anche perchè ritengo il Quarto Mondo eccesivamente utopico; sicuramente gli elementi citati da Aquila su cui si gioca il destino, sia di ResPubblica che di Vitla, sono cruciali ma - personalmente - non li vedo per forza legati al Quarto Mondo, ma piuttosto aspirazioni legittime di ogni micronazione, tanto più - ovviamente - se questa appartiene al Quinto Mondo.

    Si, ma diciamo che sul campo della Cultura e dei Rapporti verso l'Esterno si misura la nostra serietà e dobbiamo proporre cose concrete?
     
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7 replies since 1/2/2011, 02:56   170 views
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