Il potere nella modernità

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    Romano

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    In un continuo di lezioni affrontate all'Università, ma in un percorso che avevo iniziato l'anno passato, con lo studio di autori come Marx, Nietzsche, Husserl, Hobbes, Lock e Rosseau, diciamo che ho toccato la questione del potere nella modernità.
    Andando avanti, con altri filosofi, con autori di diverso livello, da un Weber ad uno Smith, Haidegger oppure un Severino, si evidenzia un problema.

    Il problema del potere oggi.

    Sebbene vi sia un'analisi di fondo che si divide in alcuni dettagli, in ispecie nati in piano ontologico, i filosofi comune concordono su una cosa: preso atto che Dio è effettivamente morto, dunque che le "ideologie" hanno perso le la loro capacità di produrre delle visioni del mondo, si pone un problema grosso, quello del rapporto uomo, potere e tecnologia.
    Che ora si parli di gerarchie funzionali (cioè il potere è legato all'avere una funzione) oppure che si parli di uomo-leviathano, tutti i filosofi, che poi solo filosofi non sono, concordano sul fatto che il possesso della tecnologia ha diviso nuovamente gli uomini in due classi.
    Una classe, dominata, che è estranea assolutamente al possesso tecnologia e che, data la disgregazione e parcellizzazione della società, dunque data la perdita di una visione del mondo, si è de-umanizzata (o se preferite alienata o anestetizzata o frammentata, sono tutti concordi, da Marx a Montale).
    Un'altra classe, dominante, che in possesso della tecnologia ha dato vita a degli uomini leviathano (Luigi IX, Napoleone, i regimi nazionalpopolari novecenteschi e i regimi occidentali) capaci di un potere enorme, che oltre ad essere in grado di usarlo, allo stesso modo da questo stesso potere sono trascinati e stimolati.
    Ciò ha creato una conseguenza pratica di difficile risoluzione: si è creato un divario abissale tra ciò che è forte e ciò che è debole, tra chi comanda e chi subisce, dunque le gerarchie non sono più delle classi che si affrontano frontalmente (i sudditi ed il re; il proletario ed il padrone), cosa che rende possibile la rivoluzione; ma vi è assoluta disparità, oltre che assoluta confusione.
    E' possibile un cambiamento? Sembrebbe di no, perché non c'é nessuna conflittualità interna capace di generare lo scontro, dunque viene meno l'idea di potere cambiare le cose.
    Inoltre, c'é un problema ulteriore: "Il potere è per tutti anche per il potente a sé stante e lo trascura nella sua dialettica", per cui il potere diventa un esercizio pratico incontrollabile, trascinato dalla potenza dei mezzi che lo assicurano e non più riconoscibile.

    Qual'é la vostra posizione? A me ste letture hanno fatto molto riflettere: perché la presenza di un rapporto dialettico così grosso, ma così confuso, fa sì che si crei una stagnazione sociale che non ammette risoluzioni facili, ma offre solo via di fuga assolutamente insoddisfacenti.

    Edited by Caio Giulio Aquila - 14/5/2011, 16:15
     
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  2. Jacopo Vibio Frentano
     
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    mah, su questa mi devo ricredere, sostanzialmente concordo con la parte descrittiva di quanto scritto... ma non sulla tecnologia quale causa.
     
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  3. Giulio Leone Aurelio
     
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    Io non ho capito bene, la tecnologia come strumento di potere? E' l'uomo che imprime essenza alle cose, perciò la tecnologia non conferisce potere in sè, secondo me, ma è l'utilizzo che ne fa l'uomo che assoggetta la tecnologia per lo sviluppo del potere. E' certo che la tecnologia è divenuta una parte essenziale nella gestione dell'esistenza di miliardi di persone. Oggi i potenti di internet riescono a fare indagini di mercato senza tecniche invadenti come un tempo, telefonate e interviste, ma semplicemente analizzando i dati di navigazione. Siamo costantemente controllati dagli imperatori dei mercati. La tecnologia è al servizio del mercato, secondo me, il mercato crea la divisione tra dominanti e dominati.
     
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  4. Marco Licinio Crasso
     
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    A me sembra che il discorso, che sia stato fatto ieri o oggi, sia sempre stato così
     
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    Romano

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    Vedete il potere della tecnologia permette di manipolare la realtà. Prima, ciò non era possibile.
     
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  6. Cesare Ottaviano Augusto
     
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    Diciamo che il potere è sempre stato dei più forti, la tecnologia è stata sempre caratteristica del mondo occidentale dall'antichità fino ad oggi. Le ideologie però non sono morte: se noi siamo qui a parlarne oggi è proprio perchè abbiamo un'idea, quella di rivedere la rinascita di Roma e del suo impero.
    La tecnologia ci ha permesso di ritrovarci adesso e di trovare in futuro persone che la pensano come noi.
    L'altra faccia della medaglia è che la tecnologia adesso è accessibile a tutti, anche ai meno "potenti", basti vedere cosa sta succedendo con le rivolte del mondo arabo che vengono innescate proprio dalla comunicazione tramite internet.
    Credo che la tecnologia sia si una nuova forma di potere, e che chi governa deve saper gestire al meglio degl'altri per mantenere il suo ruolo.

    Ave atque vale
     
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5 replies since 11/5/2011, 20:32   75 views
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