Matrimonio nella storia

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  1. Vidkun Quisling
     
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    Con il termine matrimonio si intende un legame fra due o più persone finalizzato alla formazione di una famiglia.

    La definizione del matrimonio è strettamente connessa alla cultura cui si riferisce, e al periodo storico. In molti casi essa passa per la legittimazione giuridica, sociale o religiosa di una relazione fra due individui che potrebbero anche già aver contratto di fatto questo genere di legame. Le motivazioni che portano all'ufficializzazione formale di una relazione sono di vario genere, e solitamente non sono uniche: motivazioni sentimentali o sessuali che necessitano di un'approvazione sociale o religiosa, motivazioni economiche, patrimoniali o politiche che invece richiedono una legittimazione giuridica e quant'altro.

    Nel mondo ebraico, musulmano o cristiano cattolico, ma anche in altre società con diverse matrici culturali e religiose, il matrimonio è per tradizione un prerequisito per i rapporti sessuali, finalizzate comunque alla legittimazione di una prole in grado di ereditare il patrimonio familiare: si suppone che persone non sposate non debbano avere pratiche sessuali (in tal caso definite fornicazione) al di fuori del matrimonio e tale pratica è socialmente scoraggiata o addirittura criminalizzata. In alcuni casi vengono prese misure estreme, soprattutto nei confronti delle donne, come l'infibulazione.
    In alcune culture il concetto di dovere coniugale stabilisce che è diritto di entrambi i coniugi avere rapporti sessuali con il proprio sposo, e che quindi è dovere di ciascuno avere rapporti sessuali con l'altro.
    Nella maggior parte degli Stati occidentali buona parte della popolazione accetta da tempi relativamente recenti praticare sesso o formare famiglie senza la necessità di contrarre matrimonio. È anche considerato normale accettare il matrimonio religioso in caso di gravidanza della donna.

    Il sesso con una persona diversa dal proprio coniuge, detto adulterio, è nella maggior parte delle società meno accettabile e rimane in molti casi comportamento biasimato e talora criminalizzato, fino agli inizi del Novecento in tutti i Paesi occidentali era punito solo l'adulterio femminile e non quello maschile.

    Lungi dal limitarsi a questione privata fra i coniugi, il matrimonio è storicamente sempre registrato come atto pubblico, momento di formalizzazione pubblica verso i terzi e verso le istituzioni dell'unione coniugale. Diverso è ovviamente il tipo di riconoscimento, di registrazione, di presa d'atto dagli ordinamenti giuridici e dalle comunità religiose, originandosi in questa differenza una sostanziale diversità di considerazione.
    Le coppie solitamente cercano il riconoscimento sociale del loro matrimonio, e molte società richiedono l'approvazione ufficiale da parte di un ente religioso o civile. I sociologi distinguono così tra una cerimonia di matrimonio condotta in base a una religione e a matrimonio civile, sancito dallo stato.
    Il matrimonio, nella maggioranza delle società, è un istituto giuridico e può assumere rilevanza anche nella religione: in alcuni culti ha anche valore di sacramento, e comunque in genere rappresenta un momento di notevole importanza per i fedeli interessati e per la comunità religiosa di riferimento. Si parla pertanto di matrimonio civile in relazione al rito celebrato ai soli fini giuridici, e di matrimonio religioso o confessionale quando il rito sia celebrato da un ministro del culto. In alcuni ordinamenti giuridici è previsto il riconoscimento (talvolta meramente ricettizio) del rito religioso, cui possono attribuirsi effetti civili (spesso a condizione che sia richiesto).
    Il modo in cui un matrimonio viene sancito è cambiato nel tempo, così come l'istituzione stessa del matrimonio.
    In molte giurisdizioni la cerimonia del matrimonio civile può aver luogo durante la cerimonia del matrimonio religioso, sebbene si tratti di due entità distinte. Nella maggior parte degli stati occidentali il matrimonio può essere celebrato da un sacerdote, ministro o autorità religiosa; in tal caso l'autorità religiosa agisce simultaneamente come autorità religiosa e come ufficiale dello stato. È quanto avviene anche in Italia con l'istituto del matrimonio concordatario, per cui la semplice celebrazione cattolica può avere anche gli effetti civili (attraverso la sua trascrizione). In alcuni paesi come la Francia, la Germania, la Romania e la Russia, è necessario essere sposati dallo stato prima di avere una cerimonia religiosa.
    Alcuni stati ammettono i matrimoni fra persone dello stesso sesso o le unioni civili e il matrimonio può essere anche non formalmente celebrato ma sancito per legge come nei matrimoni di fatto (common-law marriage) o matrimoni informali, un istituto storicamente presente in molte culture che prevede un riconoscimento formale degli effetti del matrimonio per coppie che vivono insieme anche senza la celebrazione effettiva del rito. Vi sono viceversa esempi di persone che celebrano un rito religioso che non è civilmente riconosciuto. Tali esempi comprendono le vedove che perderebbero il diritto alla pensione nel caso si risposino e scelgono un rito solo religioso, coppie omosessuali, alcuni gruppi di Mormoni che ammettono la poligamia, coppie in pensione che perderebbero i benefici se legalmente sposate, uomini musulmani che desiderano praticare la poligamia che è ammessa sotto alcune condizioni nell'Islam e immigrati che non vogliono far sapere alle autorità che si sposano o per la sposa che lasciano in patria o per la complessità delle leggi dell'immigrazione che possono rendere difficile la visita delle spose con un visto turistico.
    Di pari passo con le diverse concezioni sociali di matrimonio, vanno i suoi diversi riconoscimenti legali nei vari paesi per effetto dell'assunzione negli ordinamenti dei canoni sociali. Nei tempi moderni, il termine matrimonio viene generalmente riservato a un'unione approvata dallo stato. La locuzione legalmente coniugato/a può essere usata per enfatizzare questo aspetto.

    La società ha sempre posto restrizioni al matrimonio tra parenti, sebbene il grado delle relazioni proibite vari notevolmente. Gli antropologi si riferiscono a questo genere di restrizioni con il termine di esogamia. Tali restrizioni sono relative al tabù dell'incesto. Gli antropologi hanno segnalato che il tabù dell'incesto può servire per promuovere la solidarietà sociale. In quasi tutte le società il matrimonio tra fratelli e sorelle è vietato, con rare eccezioni quali l'Antico Egitto, la società Hawaiiana, e gli Inca. In molte società il matrimonio tra cugini di primo grado è preferito, mentre all'estremo opposto, la chiesa cattolica medievale proibiva il matrimonio tra cugini lontani. La chiesa cattolica odierna mantiene tuttora uno standard di distanza richiesta (sia in consanguineità che in affinità) per il matrimonio. Nella comunità induista, specialmente nella casta dei Brahmini, è vietato sposare persone dello stesso Gothra, visto che persone dello stesso Gothra sono dette avere la stessa discendenza patriarcale. Nell'antica India quando era valido il Gurukul, lo shishyas (il pupillo) era sconsigliato dallo sposare i figli del Guru siccome lo shishyas era considerato figlio del Guru e sarebbe stato un matrimonio tra fratelli (sebbene ci fossero eccezioni come Abhimanyu, il figlio di Arjuna, sposando Uttara, l'apprendista ballerina di Arjuna nel poema epico Mahābhārata). Molte società hanno adottato anche altre restrizioni su chi può sposarsi, come il divieto di sposare persone con lo stesso cognome o persone con lo stesso animale sacro.
    Inversamente, alcune società richiedono che il matrimonio avvenga all'interno di un certo gruppo. Gli antropologi si riferiscono a queste restrizioni con il termine di endogamia. Nell'Antico Egitto, il matrimonio tra fratelli e sorelle era ammesso solo nella famiglia reale; questo privilegio era negato al popolo comune e potrebbe essere servito per concentrare salute e potere in una famiglia. Un esempio di endogamia potrebbe essere la necessità di sposare un appartenente alla stessa tribù. Le leggi razziali adottate da alcune società nel passato, come la Germania Nazista, il Sudafrica dell'apartheid e gran parte degli stati meridionali degli USA prima del 1967, che proibivano il matrimonio tra persone di diversa razza (miscegenazione) potrebbero anch'esse essere considerate esempi di endogamia.

    Alcune tradizioni ammettevano che una donna che avesse fallito nel dare un figlio potesse essere restituita al padre. Ciò rifletteva l'importanza di avere figli e di estendere la famiglia per protrarre le generazioni.

    Sempre più Paesi permettono anche a gay e lesbiche di scegliere se contrarre matrimonio o meno col proprio partner. Ciò ha per contro generato qualche reazione, soprattutto negli Stati Uniti, nazione tendenzialmente conservatrice, dove 31 stati hanno specificamente messo fuori legge matrimoni gay attraverso referendum popolari. A livello nazionale, in USA è in vigore dal 1996 il Defense of Marriage Act che ha creato una definizione federale del matrimonio come istituto tra un uomo e una donna, oltre a permettere a ogni Stato di non riconoscere i matrimonio di persone dello stesso sesso celebrati altrove. Sono state mosse argomentazioni per cui questo provvedimento sarebbe in conflitto con la stessa Costituzione statunitense, e potrebbe essere rovesciato su questa base; per tentare di evitare ciò, alcuni, compreso l'allora presidente George W. Bush, hanno appoggiato un emendamento della Costituzione federale per proibire i matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma questo emendamento è stato respinto dal Congresso. I sondaggi di opinione, che naturalmente variano molto a seconda delle nazioni e delle zone interne in cui ci si trova, indicano un crescente appoggio della lotta per permettere anche ai gay di contrarre matrimonio e un molto più vasto appoggio verso misure volte a tutelare maggiormente e anche riconoscere giuridicamente formazioni sociali al di fuori del matrimonio, siano esse a carattere omosessuale che eterosessuale. Nel mondo, il matrimonio viene sempre più spesso aperto alle coppie dello stesso sesso. Al 2011 sono ammessi matrimoni omosessuali in: Messico, Paesi Bassi, Belgio, Portogallo, Spagna, Canada, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Islanda, Gran Bretagna, Argentina e negli Stati USA del Massachusetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New Hampshire, New York. Altri stati, invece, non celebrano matrimoni tra persone dello stesso sesso ma riconoscono quelli celebrati all'estero (Israele, Wyoming e altri).

    Per matrimonio precoce s'intende un matrimonio in cui uno o entrambi gli sposi sono minorenni. In particolare, si parla di matrimonio precoce quando la sposa non ha ancora avuto il menarca. La diffusione dei matrimoni precoci oggi sembra essere una caratteristica dei paesi più poveri e/o in guerra, come frutto di necessità economica

    Nella Bibbia nel Deuteronomio vi è scritto:

    « (23)Se una fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo trovandola nella città, si sarà giaciuto con lei, (24) siano condotti ambedue fuori della porta della città e siano lapidati, finché muoiano: la fanciulla perché, pur trovandosi in città, non ha gridato, e l'uomo, perché ha violato la donna del suo prossimo. Togli così il male di mezzo a te. (25) Invece se un uomo trova una giovane fidanzata per i campi, e facendole violenza, si giace con lei, muoia soltanto l'uomo che è giaciuto con quella; (26) ma non far nulla alla giovane, essa non ha commesso colpa degna di morte; è come il caso di uno che assale il suo prossimo e lo uccide. (27) Infatti, egli ha trovato quella giovane fidanzata per i campi, ella può aver gridato, ma nessuno è venuto in suo aiuto. (28) Se uno trova una fanciulla vergine, non fidanzata, l'afferra e si giace con lei, e verranno scoperti, (29) l'uomo che si sarà giaciuto con la fanciulla deve pagare al padre di lei cinquanta sicli d'argento ed ella sia sua moglie, perché egli l'ha disonorata, né la potrà mai rimandar via per tutta la sua vita »

    Vi sono testimonianze diffuse dall'India all'Irlanda per cui fra i popoli Indoeuropei vi era l'usanza di incoronare il re della tribù facendolo sposare con l'animale-totem. Alcuni Indiani in India seguono un costume in cui lo sposo deve sposare una pianta augurale chiamata tulasi prima di un secondo matrimonio per contrastare le predizioni malauguranti sulla salute del marito. Il monachesimo cristiano (cattolico e ortodosso) contempla il matrimonio inteso come assoluta dedizione spirituale fra un essere umano e Dio.
    Altre variazioni comprendono il matrimonio fra un essere umano vivente e uno spirito (Taiwan), fra due o più persone morte (Mormonismo), fra un essere umano vivente e un essere umano appena deceduto tra i quali c'era un legame sentimentale (Francia).
    Questi matrimoni, solitamente, non hanno il significato sociale del matrimonio ordinario e appartengono piuttosto al dominio della religione o (nel caso di cerimonie nuziali tra cani) al puro spettacolo.

    La monogamia (dal greco mònos, unico, e gàmos, nozze) è l'unione matrimoniale di due soli coniugi. La poligamia (dal greco poly, molto, e gàmos, nozze) è il rapporto stabilito tra un individuo di un sesso e due o più individui della stessa specie dell'altro sesso.
    Nella cultura Occidentale del XXI secolo, mentre la bigamia è illegale e le relazioni extra-matrimoniali sono generalmente malviste, il divorzio e successivo nuovo matrimonio sono relativamente facili da conseguire. Ciò ha condotto a una pratica chiamata "monogamia seriale". La monogamia seriale di solito si riferisce a ciò che accade quando un marito divorzia da una moglie più vecchia sostituendola con una più giovane. La moglie più giovane è volgarmente definita come la "moglie trofeo" da chi disprezza tale costume. La pratica della monogamia seriale è simile alle pratiche osservate nelle società poligame.

    In aggiunta al matrimonio in alcuni stati sono state introdotte le unioni civili, per coppie di qualunque sesso o - a volte - solo per coppie dello stesso sesso. Le unioni civili sono riconosciute in Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Groenlandia, Islanda, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera, Nuova Zelanda, Lussemburgo, Andorra, negli stati USA del Vermont e del Connecticut e nello stato australiano della Tasmania; un crescente numero di stati e località negli USA, come il Maine, riconoscono i partenariati domestici, che offrono gli stessi diritti coniugali del matrimonio, a diversi gradi.

    Molte religioni hanno numerosi insegnamenti riguardanti il matrimonio.
    La maggior parte delle chiese cristiane danno una qualche forma di benedizione al matrimonio; la cerimonia di nozze tipicamente include una qualche forma di impegno da parte della comunità o della società in appoggio alla relazione della coppia. Nella Chiesa cattolica e nelle Chiese ortodosse il "santo matrimonio" è considerato uno dei sette sacramenti.
    Nell'Ebraismo il matrimonio è visto come l'unione di due famiglie, prolungando pertanto la religione e l'eredità culturale del popolo ebraico. Anche l'Islam raccomanda caldamente il matrimonio; tra le altre cose (legittimo reciproca soddisfazione sessuale dei coniugi e procreazione), esso aiuta nel perseguimento della perfezione spirituale. L'Induismo vede il matrimonio come un sacro dovere che comporta obblighi religiosi e sociali. Per contro il Buddismo non incoraggia né scoraggia il matrimonio, sebbene insegni che una persona deve vivere una vita matrimoniale felice.
    In generale, le religioni credono che i legami matrimoniali si esauriscano dopo la morte. Nel Mormonismo i fedeli anelano al Matrimonio eterno, una forma di matrimonio che permette di perpetrate i vincoli familiari anche dopo questa vita.

    Nella Grecia antica, il matrimonio avveniva solo dopo l'istituzione fra il padre della sposa (o colui che ne aveva la potestà) e lo sposo di un contratto (εγγυησις), con il quale la sposa veniva promessa al suo futuro marito. Tuttavia tale contratto non stabiliva di per sé la convalida del matrimonio, poiché esso era considerato valido solo se, a seguito della consegna della promessa sposa al futuro sposo, i due davano inizio alla convivenza; qualora ciò non avvenisse, il matrimonio non sussisteva. Viceversa, se una coppia intraprendeva la convivenza senza aver prima istituito l'εγγυησις, l'unione era considerata illegittima. La continuata coabitazione dei coniugi era, nell'antica Grecia, l'elemento essenziale per stabilire la sussistenza di un matrimonio; qualora infatti la convivenza fra gli sposi fosse interrotta, il matrimonio stesso era considerato sciolto. In tre casi la convivenza poteva essere interrotta:
    Se la moglie abbandonava il marito e non aveva più intenzione di tornare a vivere con lui.
    Se il marito rimandava la propria moglie a casa sua, dai propri genitori.
    Se il padre della moglie, o chi ne avesse l'autorità, avesse imposto alla moglie di separarsi dal proprio marito (tale interferenza era permessa solo secondo certi termini di legge).
    In Grecia, l'uso di festeggiare fastosamente le nozze, oltre a essere una tradizione, era anche essenziale per attestare il consenso paterno al matrimonio della propria figlia, poiché lasciava presupporre che, prima dell'unione, vi era stato l'εγγυησις. Infatti, né ad Atene né nelle altre città greche vi erano uffici di stato civili che potessero certificare l'avvenuta istituzione dell'εγγυησις. In virtù di questa ragione, nel caso in cui il matrimonio non fosse stato sufficientemente reso noto, sarebbe potuto accadere che qualcuno ne mettesse in dubbio la legittimità.
    Solitamente il matrimonio ellenico "tradizionale" avveniva dopo che l'uomo sposava la donna ma doveva congiungersi sessualmente in un'orgia anche con una concubina, una dama di compagnia e il compagno maschile. Se l'uomo non prova sentimenti ed emozioni per le femmine che gli erano cedute, poteva rimanere col compagno maschile o anche l'opposto.


    Il diritto romano obbligava alla monogamia, mentre ammetteva la prostituzione, il concubinato, il sesso extraconiugale, il sesso omosessuale e il sesso con gli schiavi.
    All'origine il matrimonio non era basato su alcun rito, era sufficiente la convivenza cum affectionis a sancire legalmente l'unione.
    Fu con gli ordinamenti dell'antica Roma che, almeno fra le culture mediterranee, ebbe diffusione un criterio distintivo della famiglia "legalizzata" dal rito pubblico, originandosi una sperequazione, non disgiunta da una qualche riprovazione sociale, nei confronti dei "figli naturali" e di quelle che con espressione dei nostri giorni si potrebbero chiamare "unioni di fatto". Col diritto romano la coppia di coniugi veniva distinta, attraverso il rito di pubblica valenza, come una famiglia, centro di imputazione di una raggiera di diritti e di obblighi, tanto fra i coniugi che fra questi e il mondo esterno, la posizione dei figli situandosi in dipendenza di quella dei legittimi genitori. L'individuazione a fini sociali della famiglia rifletteva tanto l'esigenza di ordinare la materia, quanto il retaggio delle molte variegate formule già in uso presso culture o religioni precedenti l'era romana.
    La formula matrimoniale latina, nella sua estrema concisione, "Ubi tu Gaius, ego Gaia", sintetizza la condizione della donna che la pronunziava e che con questa dichiarazione si sottometteva alla potestas del marito, contestualmente lasciando quella del pater familias, venendone ascritta al complesso dei beni disponibili.
    È ben nota la definizione del giurista romano Modestino, secondo cui nuptiae sunt coniunctio maris et feminae et consortium omnis vitae, divini et humani iuris communicatio ("le nozze sono l'unione tra uomo e donna implicante un consorzio di tutta la vita, retta dal diritto divino e umano").
    Il matrimonio romano era organizzato dai padri dei futuri sposi, che facevano conoscenza solo al momento del loro fidanzamento (in occasione del quale il giovane promesso sposo offriva del pane). Il matrimonio faceva parte dei doveri del cittadino romano.
    La data della cerimonia e il suo svolgimento erano soggetti ai presagi degli auguri, come lo erano tutte le azioni della vita di un Romano.
    La sposa era vestita di bianco, coperta dal velarium flammeum, velo di colore arancio, e incoronata di una corona di fiori.
    Le justae nuptiae (giuste nozze) erano tuttavia riservate ai soli cittadini romani; era questo l'unico matrimonio riconosciuto dal diritto. In tutti gli altri casi, (un cittadino e una non-cittadina, o una schiava) il matrimonio non era riconosciuto, e i bambini nati da tali unioni erano illegittimi. Gli sposi dipendevano allora dalla giurisdizione del loro paese d'origine. Nel caso degli schiavi, il loro padrone poteva accordargli il contubernium, unione senza valore giuridico, così come poteva romperlo.
    Nel mondo greco-romano la necessità di avere una prole non era vista come priorità o qualcosa di estremamente importante, la demografia era sempre in boom e non c'erano grossi problemi di sovraffollamento.

    La cristianizzazione dell'impero romano e le successive invasioni barbariche modificarono tali pratiche.
    Il modello "un uomo-una donna" per il matrimonio cristiano fu difeso da Sant'Agostino (354-439) con la sua lettera Il buono del matrimonio. Per scoraggiare la poligamia, egli scrisse "era permesso tra padri antichi: se è permesso anche ora, io non vorrei pronunciarmi frettolosamente. Perché non c'è ora necessità di generare figli, come c'era allora, quando, anche se le mogli portavano figli, era permesso, al fine di avere una posterità più numerosa, sposare altre mogli, cose che ora certamente non è legale". I sermoni dalle lettere di S. Agostino furono popolari e influenti. Nel 534 l'imperatore romano Giustiniano condannò il sesso al di fuori di quello dei confini matrimoniali tra uomo e donna. Il Codice Giustiniano fu la base della giurisprudenza europea per un millennio.
    Il matrimonio divenne una cerimonia privata, che si svolgeva al domicilio della futura sposa, e dava luogo a dei ricongiungimenti familiari. Talvolta era impartita una benedizione, ma senza che essa avesse valore ufficiale. Il matrimonio era un mutuo contratto, scritto e firmato. Veniva sancito dalla reciproca promessa verbale della coppia che sarebbero stati sposati l'un l'altra; la presenza di un sacerdote o di altri testimoni non era richiesta se le circostanze la impedivano. Questa promessa era conosciuta come il "verbum".
    In seguito, con il declino dell'impero romano, l'abitudine di firmare uno scritto scomparve progressivamente, lasciando il posto a numerosi abusi: solo dei testimoni (della cerimonia, o della vita coniugale), ormai, potevano giustificare l'esistenza dell'unione.
    Allo stesso modo, i matrimoni «segreti», i «ratti» (senza il consenso dei genitori della ragazza) e i divorzi divennero frequenti. Si conosce, ad esempio, il caso del rapimento di Matilde da parte di Guglielmo il Conquistatore, e le 5 spose e la mezza dozzina di concubine di Carlo Magno.
    Per tutto l'Alto Medioevo simboliche unioni "civili" tra persone dello stesso sesso continuarono ad avvenire, specialmente nelle zone imbarbarite ed abbandonate dove villaggi, popolazione e persone vivevano isolate e mantennero per secoli le tradizioni pagane.

    Con il concilio Lateranense IV nel 1215, la Chiesa cattolica regolamentò ufficialmente il matrimonio per la prima volta:
    impose l'uso delle pubblicazioni (per evitare i matrimoni clandestini)
    fu solennemente proclamato che il matrimonio tra cristiani è un sacramento
    per evitare i divorzi, il matrimonio fu legalmente reso indissolubile anche agli effetti civili, salvo per morte di uno dei due coniugi
    fu richiesto il consenso libero e pubblico degli sposi, da dichiarare a viva voce in un luogo aperto (contro i ratti e le unioni combinate)
    fu imposta un'età minima per gli sposi (per evitare il matrimonio di bambini, e in particolare di ragazze molto giovani),
    fu regolamentato l'annullamento del matrimonio in caso di invalidità del sacramento: violenze sulla persona, rapimento, non consumazione, matrimonio clandestino ecc.
    Tale Concilio fissò delle regole largamente riprese in seguito nel matrimonio civile, istituito in Francia nel 1791 durante la rivoluzione francese.


    Con la riforma protestante negli stati in cui il sovrano, secondo il principio del cuius regio eius religio, aveva scelto la confessione cristiana riformata, il compito della registrazione dei matrimoni e della loro regolamentazione passò allo stato. Dal Seicento molti dei paesi europei protestanti videro una pesante presenza dello stato nel matrimonio.
    Negli stati cattolici furono invece riconosciuti i pronunciamenti del Concilio di Trento, che rinforzò la regolamentazione del sacramento del matrimonio: celebrazione davanti a un parroco e a dei testimoni, obbligo per gli sposi di registrare la propria unione in un registro conservato nella parrocchia, divieto di coabitazione al di fuori del matrimonio (per evitare il concubinato e i figli illegittimi).


    Molte delle assunzioni della società riguardo alla natura e allo scopo del matrimonio e della famiglia sono cambiate e stanno ancora cambiando. A differenza di quanto avveniva in passato il matrimonio non è più una tappa obbligata nella vita dell'individuo. L'istituto legale del divorzio permette di sciogliere il vincolo matrimoniale. I gruppi di sostegno dei diritti degli omosessuali, infine, appoggiano l'apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso.
    Dalla seconda guerra mondiale l'occidente ha visto forti crescite del numero di divorzi, del numero delle convivenze senza matrimonio, del numero di persone non sposate, del numero di bambini nati fuori dal matrimonio e pure una crescita nel numero di adulteri. È di fatto emerso un sistema che può essere chiamato di monogamia seriale. Il matrimonio è evoluto da un patto a vita che può essere rotto solamente per colpa o morte, a un contratto che può essere rotto da ogni parte su richiesta. Tra le altre variazioni avvenute nel matrimonio occidentale dalla prima guerra mondiale vi sono:
    Diversamente dal XIX secolo, la donna, non l'uomo, ottiene l'affidamento dei figli in oltre l'80% dei casi di divorzio.
    Entrambi i coniugi hanno il dovere formale di sostegno al coniuge (non più solo il marito).
    I figli nati fuori dal matrimonio hanno gli stessi diritti di sostegno dei figli nati all'interno del matrimonio.
    Nella maggior parte degli stati lo stupro all'interno del matrimonio viene punito legalmente.
    Il marito non può più punire fisicamente la propria moglie.
    Le proprietà acquisite dopo il matrimonio non appartengono al solo titolare. Queste proprietà sono considerate coniugali e devono essere condivise dai coniugi secondo la legge della comproprietà o un'equa distribuzione giudiziale.
    In Europa e negli USA nel XXI secolo i soli matrimoni legalmente sanciti sono quelli monogamici (sebbene alcune sacche di società sanciscano socialmente la poligamia, seppure non legalmente) e il divorzio (la cessazione del matrimonio) è relativamente semplice e socialmente sancito. Nell'Occidente, la visione prevalente verso il matrimonio oggi è che sia basato sull'attaccamento emotivo fra i partner e intrapreso volontariamente, mentre sono banditi i matrimoni combinati.
    Un fenomeno economico fiorente è fare ricorso a agenzie matrimoniali per trovare la persona da sposare.

    Alcune società permettono la poligamia, nella quale un uomo può avere più mogli; tuttavia perfino in tali società la maggior parte degli uomini ha una sola moglie. In queste società avere più mogli è generalmente considerato un segno di ricchezza e di potere.
    Lo status delle mogli plurime varia da una società all'altra. Nel mondo musulmano, il matrimonio viene sancito fra un uomo e una donna, ma ci sono versetti nella sura (capitolo) 4 del Corano (la sura "delle donne") che affermano che in certe condizioni di estrema equanimità a un uomo è consentito avere fino a quattro mogli. In Indonesia, il più grande stato a maggioranza musulmana, è consentito il matrimonio fra un uomo e una donna che professano la stessa fede, mentre agli atei non è consentito sposarsi.
    Nella Cina imperiale, il matrimonio formale veniva sancito solo fra un uomo e una donna, sebbene fra le classi superiori si potessero avere in aggiunta più concubine. La moglie primaria era scelta dalle famiglie e la cerimonia nuziale era molto elaborata, mentre le concubine potevano essere prese in seguito con una cerimonia molto semplice. Solamente i figli dell'unione ufficiale erano considerati legittimi. Per controllare meglio la crescita della popolazione, a partire dall'ascesa dello stato comunista sono permesse solamente le relazioni coniugali strettamente monogame, sebbene il divorzio sia un atto relativamente semplice.

    Altra novità degli ultimi anni in Italia è il forte aumento percentuale dei matrimoni civili, che nel 2009 sono stati 86.475, rappresentando il 37,46% dei matrimoni, contro il 20,29% del 1996. Anche in questo caso esistono notevoli differenze tra le diverse aree del paese. Dai dati ISTAT del 2009, gli ultimi disponibili, si evince che tutte le regioni del centro e nord Italia hanno registrato quasi tutte percentuali superiori al 40%, con punte superiori al 50% in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Valle d'Aosta, Emilia-Romagna e Toscana. Il matrimonio religioso mantiene invece una quota alta in quasi tutte le regioni del Sud Italia, rappresentando oltre il 75% in quasi tutte le regioni meridionali, con l'eccezione dell'Abruzzo e di alcune province, con punte dell'87,0% in Basilicata.
    Altro fenomeno significativo è rappresentato dal fatto che i matrimoni civili hanno percentuali molto più elevate nei centri urbani, rispetto a quelli rurali. A testimonianza, che nel centro sud e nei piccoli paesi le tradizioni sono maggiormente consolidate. L'aumento dei matrimoni civili è dovuto a una serie di fattori.
    Nel 2007 il 7,18% delle spose e il 7,84% degli sposi erano divorziati, per i quali non è ammesso il matrimonio religioso cattolico.
    Nel 2007 il 13,80% dei matrimoni era con almeno uno straniero. Spesso, ma non sempre, gli stranieri praticano culti per i quali lo stato italiano non riconosce la validità civile del matrimonio religioso. Quando uno solo degli sposi è straniero la ragione del matrimonio civile è anche la disparità di culto.
    La progressiva disaffezione nella religione cattolica e, più in generale, verso il sentimento religioso. I matrimoni religiosi sono scesi dai 257.555 del 1991 ai 214.255 del 2000, fino a calare a 144.384 del 2009. Infatti l'incidenza dei matrimoni con divorziati e con stranieri non può spiegare da sola il 37,46% dei matrimoni civili nel 2009.
    Occorre infine precisare che il numero dei matrimoni religiosi può essere leggermente sottostimato; nelle statistiche Istat infatti vengono considerati solo i matrimoni concordatari e civili. Non sono invece inclusi i matrimoni religiosi; in diversi casi gli sposi scelgono di effettuare separatamente il matrimonio civile e quello religioso (non concordatario), per svariate ragioni, tra le quali il desiderio di una unione religiosa successiva a quella civile, l'esistenza di impedimenti giuridici di natura civile ma non ecclesiastica, il differimento tra i due matrimoni per conseguire più rapidamente gli effetti civilistici e successivamente sancire l'unione col rito religioso. Nelle statistiche questi casi sono classificati come solo civili o non vengono conteggiati perché celebrati solo con rito religioso. Secondo una indagine della C.E.I. il 3,4% delle coppie di partecipanti ai corsi per matrimoni religiosi è già sposato civilmente, per cui si dovrebbe dedurre che per ogni 29 matrimoni concordatari c'è un matrimonio canonico celebrato con solo rito religioso cattolico.
     
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    Ho letto frettolosamente l'articolo. Riguardo al diritto romano dice un pugno di stronzante limitandosi a citare una tipologia di matrimonio, arcaica e riservata al ceto patrizio. Bah. Il resto mi ha lasciato dubbioso.

    Il matrimonio è un istituto che sottende al concetto di famiglia, vale a dire ad un rapporto e dunque formazione sociale. E' un semplice atto, di per sé, dunque non è il matrimonio il problema, bensì cosa vi è dietro: il concetto di famiglia. E questo è già un fraintendimento grave, a livello di epistemologia, compiuto da questo articolo, che evidentemente è programmato per un pubblico medio, al fine di dare opinioni parziali.
    Non solo, continuo: essendo un rapporto sociale e dunque riferito alla società, la famiglia, dunque il matrimonio che ne rende possibile la costituzione, risponde ad una funzione sociale ben precisa.
    Innanzitutto, a livello di convivenza. Una delle possibili cause della sua ragion d'essere è quello di permettere un sereno e pacifico accoppiamento tra uomini e donne che evitasse di generare in scontri tra branchi opposti. Ma qui siamo all'origine della fenomologia familiare.
    Indubbiamente, vi entra la religione, in quanto è logico che la nascita di una vita, dà un senso religioso, quasi fosse un dovere, all'istituto familiare, che solo in questi termini poteva essere inteso dagli antichi. Anche perché, a ben vedere, ab origine tra ciò che è giuridico e ciò che è religione non vi è distinzione.
    Anche nel razionale mondo greco, dove gli Dei fanno parte della visione razionale, e pure religiosa, dell'ordine cosmico ordinato ma imperscrutabile, il diritto e il sacro non fanno distinzione, in quanto non vi è distinzione tra ciò che è "legale" e tra ciò che è "giusto", coincidendo il concetto di giustizia a quello di diritto, e quindi fondamentalmente coincidendo con un base valoriale comune.
    Solo col mondo romano è possibile fare un analisi più intelligente: qui, essendosi laicizzato il diritto, il matrimonio, dunque la famiglia, subiscono una diversa accezione. Diventa, di per sé, un contratto di cessione che metteva la donna sotto il potere del marito, con la c.d. "manus", e le diverse tipologie per renderla possibile.
    Ciò che conta, e quivi pare chiarissimo, è la funzione sociale: quello del Pater Familias di costituire il suo nucleo di familiare, dunque il suo "regno", in una struttura che di fatto è ancora tribale. Non ha nessuna importanza la sfera sessuale, tant'é che, a condizioni del mantenimento della rispettabilità sociale e dunque di non offesa da parte di nessuno dei coniugi, era tollerato in molti casi il concubinato, meno l'adulterio. Ma sostanzialmente si fa ciò che si vuole, salvo il periodo di rigore stabilito dalle lex iuliae, che però ebbero scarso riscontro dopo poco tempo.

    Il cristianesimo (ricordo un brano greco a riguardo che vedeva come "novità" in veste di modernità la monogamia) confonde tutto in maniera terribile, perché col tempo sesso e matrimonio vanno a coincedere. E tutto in veste religiosa in quanto si "dona" la vita. Dunque lo si lega maggiormente alla procreazione. Questo fattore, che prima era giuridico, ora diventa maggiormente religioso.

    Al giorno d'oggi noi viviamo in questa tensione. Chissà come ci se ne esce.
     
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