La crisi del capitalismo

possibili vie d'uscita

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  1. DioNero94
     
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    Che ne pensate? Quali sono secondo voi le possibili uscite?
     
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  2. Filippo Techel
     
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    Il punto è che gli stati secondo me hanno delegato troppo la propria economia al mercato, e il mercato, in mano a speculatori che pensano solo al proprio rendiconto, hanno messo sul lastrico gli stati.
    Gli stati devono proteggere la propria economia, con regole precise con cui essa possa prosperare e non cadere dentro le crisi cicliche dell'economia mondiale.

    Vale
     
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  3. DioNero94
     
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    L'economia va lasciata al mercato, basta far si che gli speculatori si trovino nelle condizioni di non far danno, ma capisco che certa gente non ha il coraggio di prender posizione.
     
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  4. ~Jegan
     
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    Allora parlare di protezionismo e di un economia dello Stato da proteggere è un concetto vecchio come il cucco che è stato superato. Se vogliamo migliorare la situazione attuale, dobbiamo pensare a nuove cose e non tornare a sistemi come il protezionismo o peggio l'autarchia.

    Per quanto riguarda il mercato sicuramente esso rappresenta per di più uno strumento parzialmente efficiente, anche se ci sono una serie di limiti strutturali che lo rendono imperfetto. Il discorso che ho già fatto più volte è che voi pensate che contrastare le lobby o comunque i grandi gruppi di interesse che stanno dietro a questo " capitalismo non competitivo"( così io lo chiamo) sia possibile... In realtà tali piccoli policino hanno una capacità di influenzare i processi di policy enorme, quasi propositata. Vi faccio un esempio: le multinazionali. Esse hanno un fatturato che supera, spesso, lo stesso Pil di molti stati. Se uno stato decidesse, ad esempio, di adottare politiche economiche che colpiscono pesantemente i loro interessi, queste finirebbero per ritirare i loro investimenti e spostare i propri capitali da un altra parte. Ed ecco che quello stato entra in rovina. Ma lo vedete quello che sta succedendo in questo periodo in Italia? Il semplice rischio che l'Italia non sia in grado di restituire il proprio debito, rischia di provocare delle conseguenze devastanti per il nostro Paese... fortunatamente pare che ancora non siamo come la Grecia. Eppure questo ci dimostra come alla fin fine i governi devono tener conto, più che delle richieste della società e dell'elettorato, delle necessità dei grandi gruppi che, soprattutto con la deregolamentazione finanziaria, hanno triplicato il loro potere.
    La democrazia dei moderni è un miraggio? Forse si... ma io continuo a domandare a tutti: presentatemi un'alternativa credibile e non utopica...
     
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  5. Jacopo Vibio Frentano
     
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    un buon esempio di cosa sono le multinazionali è la fiat: ha sempre mangiato coi nostri soldi ed ora se ne sta andando. Non abbiamo bisogno di loro, o dei loro capitali, sono sciacalli.
     
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  6. ~Jegan
     
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    E' il naturale modo d'agire delle imprese... cercano di ridurre i costi per aumentare i profitti. Così come tu, consumatore, cerchi di massimizzare la tua utilità spendendo il meno possibile. Cosìì funziona la vita... il problema è stata la totale passività del governo e delle istituzioni in generale che dovrebbero assumere il ruolo di collegamento tra i sindacati e le imprese, favorendo il dialogo e cercando il compromesso. Ma si sa questo governo da che parte sta e che interessi protegge.
     
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  7. Jacopo Vibio Frentano
     
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    CITAZIONE (~Jegan @ 12/7/2011, 14:04) 
    E' il naturale modo d'agire delle imprese... cercano di ridurre i costi per aumentare i profitti. Così come tu, consumatore, cerchi di massimizzare la tua utilità spendendo il meno possibile. Cosìì funziona la vita... il problema è stata la totale passività del governo e delle istituzioni in generale che dovrebbero assumere il ruolo di collegamento tra i sindacati e le imprese, favorendo il dialogo e cercando il compromesso. Ma si sa questo governo da che parte sta e che interessi protegge.

    Così funziona la vita in italia. Le imprese sono sciacalli che lucrano sulla miseria dei cittadini, e questo è un fatto.
    In nord europa sono costrette a farlo di meno, mentre in urss non potevano farlo affatto.
    Al momento l'opzione fattibile è quella nord europea.
     
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  8. DioNero94
     
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    Quoto frentano.
     
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  9. ~Jegan
     
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    CITAZIONE
    Così funziona la vita in italia. Le imprese sono sciacalli che lucrano sulla miseria dei cittadini, e questo è un fatto.
    In nord europa sono costrette a farlo di meno, mentre in urss non potevano farlo affatto.
    Al momento l'opzione fattibile è quella nord europea.

    Allora direi di cominicare a discutere evitando di usare come esempio l'Urss... mi pare che la storia ha dimostrato l'inefficienza di un sistema totalmente statalizzato e coercitivo come quello, o no?
    Cmq, l'ho già detto che le imprese tendono ad agire in modo da ottenere un profitto massimo al minimo costo dappertutto. Il problema è che in molti Paesi, soprattutto del Nord Europa( in particolare quelli scandinavi) il governo interviene e ha una funzione da mediatore per cercare di far arrivare ad un accordo tra le parti. Oltre a questo è chiaro che in questi Stati si tende a rispettare la legge o comunque a farla rispettare. Le pene per le imprese che violano i diritti e che intraprendono comportamenti scorretti sono rilevanti... qui in Italia non sono solo le imprese, ma spesso è la stessa struttura partititica e politica( i cui finanziamenti derivano spesso propri da contributi di questi gruppi di interesse) che finisce per puntare su criteri non meritocratici e concorrenziali. Pensiamo a tutti i casi degli appalti...
    Questo accade moltissimo nel nostro Paese, ma non tanto perchè noi italiani siamo un popolo di fuorilegge... semplicemente perchè qui in Italia vengono avvantaggiati i paraculi e svantaggiate le persone serie... in ogni campo, dalla politica, alle imprese alla pubblica amministrazione. Io credo che sia una cosa naturale: se tu sai che non subirai alcuna sanzione, sei spinto a violare qualche norma. Ad esempio io a Roma non compro quasi mai il biglietto del bus, tanto i controlloni è come se non esistono.
    Insomma tutti gli esseri umani tendono ad essere egoisti e paraculi, per queste bisognerebbe introdurre leggi che "vincolino" certi comportamenti e ne penalizzino altri non auspicabili.
     
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  10. Jacopo Vibio Frentano
     
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    CITAZIONE (~Jegan @ 13/7/2011, 00:35) 
    CITAZIONE
    Così funziona la vita in italia. Le imprese sono sciacalli che lucrano sulla miseria dei cittadini, e questo è un fatto.
    In nord europa sono costrette a farlo di meno, mentre in urss non potevano farlo affatto.
    Al momento l'opzione fattibile è quella nord europea.

    Allora direi di cominicare a discutere evitando di usare come esempio l'Urss... mi pare che la storia ha dimostrato l'inefficienza di un sistema totalmente statalizzato e coercitivo come quello, o no?

    La storia ha anche dimostrato l'aberrazione del capitalismo sfrenato alla pinochet o come quello dell'inghilterra vittoriana. Personalmente trovo più immorale economicamente il sistema liberista di quello sovietico, mentre trovo moralmente peggiore quello sovietico a quello occidentale.
    In ogni caso, meglio inefficienza economica che sfruttamento.


    CITAZIONE
    Cmq, l'ho già detto che le imprese tendono ad agire in modo da ottenere un profitto massimo al minimo costo dappertutto.

    Sfruttando e peggiorando, per la loro patologica accumulazione della ricchezza, interi popoli. Non prendiamo questa cosa come data o come moralmente normale. è un orrore.

    CITAZIONE (~Jegan @ 13/7/2011, 00:35) 
    Il problema è che in molti Paesi, soprattutto del Nord Europa( in particolare quelli scandinavi) il governo interviene e ha una funzione da mediatore per cercare di far arrivare ad un accordo tra le parti.

    in nord europa si tassano i soldi dei ricchi all'osso, si impedisce che accumulino troppo o che riducano sul lastrico la gente.
    Non è un accordo, è una imposizione fatta a quei pescecani da parte di governi civili.

    CITAZIONE (~Jegan @ 13/7/2011, 00:35) 
    Oltre a questo è chiaro che in questi Stati si tende a rispettare la legge o comunque a farla rispettare. Le pene per le imprese che violano i diritti e che intraprendono comportamenti scorretti sono rilevanti... qui in Italia non sono solo le imprese, ma spesso è la stessa struttura partititica e politica( i cui finanziamenti derivano spesso propri da contributi di questi gruppi di interesse) che finisce per puntare su criteri non meritocratici e concorrenziali. Pensiamo a tutti i casi degli appalti...
    Questo accade moltissimo nel nostro Paese, ma non tanto perchè noi italiani siamo un popolo di fuorilegge... semplicemente perchè qui in Italia vengono avvantaggiati i paraculi e svantaggiate le persone serie... in ogni campo, dalla politica, alle imprese alla pubblica amministrazione. Io credo che sia una cosa naturale: se tu sai che non subirai alcuna sanzione, sei spinto a violare qualche norma. Ad esempio io a Roma non compro quasi mai il biglietto del bus, tanto i controlloni è come se non esistono.
    Insomma tutti gli esseri umani tendono ad essere egoisti e paraculi, per queste bisognerebbe introdurre leggi che "vincolino" certi comportamenti e ne penalizzino altri non auspicabili.

    Il problema non è quello che ti fa lavorare in nero. Il problema è quello che sfrutta leggi criminali come quelle sul mercato del lavoro per sfruttarti LEGALMENTE.
    personalmente, preferisco vederli espropriati che sfruttatori.
     
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  11. ~Jegan
     
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    CITAZIONE
    La storia ha anche dimostrato l'aberrazione del capitalismo sfrenato alla pinochet o come quello dell'inghilterra vittoriana. Personalmente trovo più immorale economicamente il sistema liberista di quello sovietico, mentre trovo moralmente peggiore quello sovietico a quello occidentale.
    In ogni caso, meglio inefficienza economica che sfruttamento.

    Infatti economicamente era così immorale che l'Urss ha dovuto costantemente nel corso del dopoguerra intervenire e reprimere proteste di operai e prolerari( insomma la classe che avrebbe dovuto rappresentare). Il vero problema del modello sovietico e in generale socialista, è la profonda contraddizione tra l'ideale e la realtà... tra le sue teoriche utopiche e la sua tragica realtà. Questo non significa che il capitalismo occidentale sia migliore: ciò che è stato fatto negli anni 60 e 70 nei Paesi neo- decolonizzati ha del terribile e una giustificazione di sicuro non può essere la direttiva del contenimento globale che ha guidato la politica estera americana per quasi tutta la parte centrale del dopoguerra. Ancora oggi continua ad essere una grandissima differenza tra quanto viene rivendicato nelle grandi sedi internazionali, in termini di diritti e libertà, e la realtà effettiva di questi Paesi più poveri. Però, ripeto, non torniamo a parlare dell'Urss e di esperimenti falliti del passato. Urss aveva una politica imperialista così come l'aveva l'America( basta ricordarsi dell'attacco in Afghanistan) e di sicuro non garantiva più diritti e un livello di vita migliore alle popolazioni degli Stati del blocco orientale. Mi sempre un dato di fatto...

    CITAZIONE
    Sfruttando e peggiorando, per la loro patologica accumulazione della ricchezza, interi popoli. Non prendiamo questa cosa come data o come moralmente normale. è un orrore.

    Sarà pure moralmente anormale, ma così da sempre ragionano le imprese. E in generale così da sempre ragiona l'uomo. Certo questo non significa che bisogna pensare che l'uomo sia necessariamente un individuo razionale che finisce necessariamente per soppesare costi a benefici... io non sono un sostenitore della teoria economico- politica della public choice o dell'economia del benessere. Le ideologie, il contesto internazionale, le decisioni del passato, la presenze di informazioni più o meno complete e così via sicuramente influiscono nell'agire di imprese e individui. Ma è chiaro che il fine ultimo di un'impresa è quello del profitto, e il profitto lo si ottiene solo appiattendo i costi, di qualsiasi natura siano. Poi potrà anche non essere moralmente corretto, chissene. L'economia ragiona così e così si comportano quasi tutti gli intenditori di economia. L'economia non è moralmente corretta, così come non è moralmente corretta la giudisprudenza o la politologia.
    CITAZIONE
    in nord europa si tassano i soldi dei ricchi all'osso, si impedisce che accumulino troppo o che riducano sul lastrico la gente.
    Non è un accordo, è una imposizione fatta a quei pescecani da parte di governi civili.

    Ma infatti... dipende anche dal tipo di Paese. Ci sono alcuni Paesi in cui culturalmente il governo ha più forza, ossia più autonomia e più capacità, e quindi è in grado di agire senza essere influenzato eccessivamente dalla società e da certi gruppi di interesse, imprenditoriali o sindacati. Il Giappone ad esempio è considerato un Paese forte. Gli Stati Uniti invece sono uno Stato debole in quanto il governo subisce costantemente l'influenza di questi gruppi, che addirittura hanno la capacità di accedere al Congresso o comunque di incidere pesantemente nel processo di policy. Non possiamo pensare che tutti i Paesi ragionino nello stesso modo: la sanità negli Usa non può essere erogata direttamente dallo Stato... lì è il mercato che deve come al solito agire, quindi o hai i soldi oppure non vieni curato. E' uno schifo, certo ma così è la cultura americana. In Paesi come la Svezia o soprattutto la Norvegia c'è uno stato sociale di grande efficienza in cui è garantita anche equità e non solo efficienza. Qui in Italia purtroppo non si fa bene nè l'una nè l'altra cosa... mancano le regole, continuo a ripetere.

    CITAZIONE
    Il problema non è quello che ti fa lavorare in nero. Il problema è quello che sfrutta leggi criminali come quelle sul mercato del lavoro per sfruttarti LEGALMENTE.
    personalmente, preferisco vederli espropriati che sfruttatori.

    Il problema è che con il processo di globalizzazione è chiaro che le imprese tendono ad andare in Paesi dove la manodopera è meno costosa. QUindi tu, piccolo operaio o comunque piccolo precario, o ti adegui al ridimensionamento oppure diventi disoccupato. Il problema è che per questo io dico che lo Stato dovrebbe essere a fianco dei più deboli e non a fianco di chi è più forte. Dovrebbe favorire una mediazione tra le due parti e fare in modo che le imprese restino ma che rispettino anche i diritti di lavoro che ogni persona merita. Questo è chiarissimo, nessuno lo mette in dubbio. Uno Stato deve avere questa forza... deve riuscire a distaccarsi dalle pressioni dei grandi gruppi. Però devi anche capire che non è così facile e che le scelte non sono poi così libere... Spesso una scelta buona provoca conseguenze negative anche per quelle classi verso la quale era stata rivolta. Secondo me la politica è un'arte sempre più pratica e sempre meno teorica. Bisogna sognare, ma non perdere il contatto con la realtà... e la realtà spesso non piace.

    Credo sia chiaro il mio discorso: secondo me proprio perchè attualmente il capitalismo è l'unico vero sistema possibile, bisogna adeguarsi nel migliore dei modi. E lo stesso Stato deve avere la forza necessaria per riuscire a resistere alle pressioni dei grandi gruppi, attraverso politiche per i più deboli. Tutto questo, senza però provocare "l'ira" del mercato finanziario internazionale il cui sostegno è oggi più importante di quello degli elettori.
     
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  12. Jacopo Vibio Frentano
     
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    CITAZIONE (~Jegan @ 14/7/2011, 00:01) 
    CITAZIONE
    La storia ha anche dimostrato l'aberrazione del capitalismo sfrenato alla pinochet o come quello dell'inghilterra vittoriana. Personalmente trovo più immorale economicamente il sistema liberista di quello sovietico, mentre trovo moralmente peggiore quello sovietico a quello occidentale.
    In ogni caso, meglio inefficienza economica che sfruttamento.

    Infatti economicamente era così immorale che l'Urss ha dovuto costantemente nel corso del dopoguerra intervenire e reprimere proteste di operai e prolerari( insomma la classe che avrebbe dovuto rappresentare). Il vero problema del modello sovietico e in generale socialista, è la profonda contraddizione tra l'ideale e la realtà... tra le sue teoriche utopiche e la sua tragica realtà. Questo non significa che il capitalismo occidentale sia migliore: ciò che è stato fatto negli anni 60 e 70 nei Paesi neo- decolonizzati ha del terribile e una giustificazione di sicuro non può essere la direttiva del contenimento globale che ha guidato la politica estera americana per quasi tutta la parte centrale del dopoguerra. Ancora oggi continua ad essere una grandissima differenza tra quanto viene rivendicato nelle grandi sedi internazionali, in termini di diritti e libertà, e la realtà effettiva di questi Paesi più poveri. Però, ripeto, non torniamo a parlare dell'Urss e di esperimenti falliti del passato. Urss aveva una politica imperialista così come l'aveva l'America( basta ricordarsi dell'attacco in Afghanistan) e di sicuro non garantiva più diritti e un livello di vita migliore alle popolazioni degli Stati del blocco orientale. Mi sempre un dato di fatto...

    a me di quello che l'occidente ha fatto nel terzo mondo non importa niente. Quello che mi fa schifo è la distruzione del welfare e la schiavizzazione dell'individuo da parte del "mercato" di friedmaniana memoria, oggi trionfante in occidente.
    è più morale un sistema comunista (che comunque è immorale) di uno neoliberista.


    CITAZIONE (~Jegan @ 14/7/2011, 00:01) 
    Sarà pure moralmente anormale, ma così da sempre ragionano le imprese. E in generale così da sempre ragiona l'uomo. Certo questo non significa che bisogna pensare che l'uomo sia necessariamente un individuo razionale che finisce necessariamente per soppesare costi a benefici... io non sono un sostenitore della teoria economico- politica della public choice o dell'economia del benessere. Le ideologie, il contesto internazionale, le decisioni del passato, la presenze di informazioni più o meno complete e così via sicuramente influiscono nell'agire di imprese e individui. Ma è chiaro che il fine ultimo di un'impresa è quello del profitto, e il profitto lo si ottiene solo appiattendo i costi, di qualsiasi natura siano. Poi potrà anche non essere moralmente corretto, chissene. L'economia ragiona così e così si comportano quasi tutti gli intenditori di economia. L'economia non è moralmente corretta, così come non è moralmente corretta la giudisprudenza o la politologia.

    Quindi sostanzialmente "chissene" che queste iene per accumulare denaro che non gli serve e che useranno per accumulare altro denaro trasformino la società in un inferno di invidui senza diritti.
    Personalmente non la penso così. E, appunto, citiamo l'urss per dimostrare che non è una realtà universale. Ma possiamo anche citare il nord europa, dove i profitti sono estremamente minori che quà, e dove le imprese sono costrette a garantire un tenore di vita accettabile ai lavoratori.
    La differenza fra l'economia e la giurisprudenza e la politica è semplice: giurisprudenza e politica hanno il fine di migliorare l'umanità, l'economia solo di migliorare le tasche dell'imprenditore.
    Per quanto mi riguarda, meglio il peggiore brigatista di marchionne.

    CITAZIONE (~Jegan @ 14/7/2011, 00:01) 
    Ma infatti... dipende anche dal tipo di Paese. Ci sono alcuni Paesi in cui culturalmente il governo ha più forza, ossia più autonomia e più capacità, e quindi è in grado di agire senza essere influenzato eccessivamente dalla società e da certi gruppi di interesse, imprenditoriali o sindacati. Il Giappone ad esempio è considerato un Paese forte. Gli Stati Uniti invece sono uno Stato debole in quanto il governo subisce costantemente l'influenza di questi gruppi, che addirittura hanno la capacità di accedere al Congresso o comunque di incidere pesantemente nel processo di policy. Non possiamo pensare che tutti i Paesi ragionino nello stesso modo: la sanità negli Usa non può essere erogata direttamente dallo Stato... lì è il mercato che deve come al solito agire, quindi o hai i soldi oppure non vieni curato. E' uno schifo, certo ma così è la cultura americana. In Paesi come la Svezia o soprattutto la Norvegia c'è uno stato sociale di grande efficienza in cui è garantita anche equità e non solo efficienza. Qui in Italia purtroppo non si fa bene nè l'una nè l'altra cosa... mancano le regole, continuo a ripetere.

    In italia non mancano le regole: feccia come biagi e d'antona hanno fornito gli strumenti legali per distruggere uno stato sociale un tempo brillante come il nostro.
    Cosa c'è da regolare, se le regole sono fatte dai carnefici?

    CITAZIONE (~Jegan @ 14/7/2011, 00:01) 
    Il problema è che con il processo di globalizzazione è chiaro che le imprese tendono ad andare in Paesi dove la manodopera è meno costosa. QUindi tu, piccolo operaio o comunque piccolo precario, o ti adegui al ridimensionamento oppure diventi disoccupato. Il problema è che per questo io dico che lo Stato dovrebbe essere a fianco dei più deboli e non a fianco di chi è più forte. Dovrebbe favorire una mediazione tra le due parti e fare in modo che le imprese restino ma che rispettino anche i diritti di lavoro che ogni persona merita. Questo è chiarissimo, nessuno lo mette in dubbio. Uno Stato deve avere questa forza... deve riuscire a distaccarsi dalle pressioni dei grandi gruppi. Però devi anche capire che non è così facile e che le scelte non sono poi così libere... Spesso una scelta buona provoca conseguenze negative anche per quelle classi verso la quale era stata rivolta. Secondo me la politica è un'arte sempre più pratica e sempre meno teorica. Bisogna sognare, ma non perdere il contatto con la realtà... e la realtà spesso non piace.

    Credo sia chiaro il mio discorso: secondo me proprio perchè attualmente il capitalismo è l'unico vero sistema possibile, bisogna adeguarsi nel migliore dei modi. E lo stesso Stato deve avere la forza necessaria per riuscire a resistere alle pressioni dei grandi gruppi, attraverso politiche per i più deboli. Tutto questo, senza però provocare "l'ira" del mercato finanziario internazionale il cui sostegno è oggi più importante di quello degli elettori.

    L'unica politica economica che sia giusto o possibile fare è tassare all'osso i patrimoni finanziari dei ricchi. Il resto sono chiacchiere.
    é inaccettabile che ci siano persone che dispongono di milioni di euro. Locke diceva che l'accumulazione di più di quanto possa servire è morte per la società.
    Bene, i liberisti, ed i capitalisti, sono i peggiori nemici del liberalismo. Altro che totalitari.
     
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  13. ~Jegan
     
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    CITAZIONE
    a me di quello che l'occidente ha fatto nel terzo mondo non importa niente. Quello che mi fa schifo è la distruzione del welfare e la schiavizzazione dell'individuo da parte del "mercato" di friedmaniana memoria, oggi trionfante in occidente.
    è più morale un sistema comunista (che comunque è immorale) di uno neoliberista.

    Più morale in cosa? Ma sei consapevole delle continue repressioni contro la classe operaia dei Paesi dell'Est da parte dell'esercito sovietico? Per non parlare poi della crisi ungherese o della primavera di Praga... anche se in questi due casi le proteste economiche erano subordinate al tentativo di avere maggiori libertà.
    Cosa c'era di welfare nel sistema sovietico? Prima della guerra cosa c'era di welfare nella industralizzazione forzata? In quel caso non si parlava di schiavizzazione? Neanche nelle strutture dei kolchoz e sovchoz?
    E l'industrializzazione forzata che fu imposta dai sovietici ai Paesi dell'Est almeno fino alla morte di Stalin( anche se io non credo che la situazione migliorò più di tanto con Chruscev...)? Questo caso può essere intepretato come politica di welfare? E per quanto riguarda il tasso di schiavizzazione?
    Poi tu continui a parlare dello statalismo sovietico vs il neo-liberismo più rigido... non vanno bene nè l'uno nè l'altro. Esiste anche una via di mezzo... ci deve essere soprattutto l'idea che a seconda del problema da risolvere, ci sono più strumenti di policy che possono essere utilizzati, da quelli più coercitivi( tipo la regolazione o addirittura il controllo diretto) a quelli più "liberisti" tipo lo sfruttamento delle leggi del mercato. Ma sostenere che il modello sovietico sia economicamente migliore di quello attuale mi pare proprio da pazzi, anche se non ritengo il sistema attuale equo.

    CITAZIONE
    Quindi sostanzialmente "chissene" che queste iene per accumulare denaro che non gli serve e che useranno per accumulare altro denaro trasformino la società in un inferno di invidui senza diritti.
    Personalmente non la penso così. E, appunto, citiamo l'urss per dimostrare che non è una realtà universale. Ma possiamo anche citare il nord europa, dove i profitti sono estremamente minori che quà, e dove le imprese sono costrette a garantire un tenore di vita accettabile ai lavoratori.
    La differenza fra l'economia e la giurisprudenza e la politica è semplice: giurisprudenza e politica hanno il fine di migliorare l'umanità, l'economia solo di migliorare le tasche dell'imprenditore.
    Per quanto mi riguarda, meglio il peggiore brigatista di marchionne.

    Cioè tu paragoni il nord europa all'urss? Spero tu stia scherzando... lo capisci che il sistema economico- politico è completamente diverso? I Paesi del Nord Europa sono Stati democratici, liberali che hanno una struttura economica basata sul concetto dello "Stato sociale". L'Unione Sovietica è stato un regime totalitario, chiuso, rigidio, assolutamento contrario ad ogni principio liberale( nn liberista) che garantisce il rispetto della dignità umana, e ancora imperialista, ed economicamente statalista. Un regime che ha sempre risposto ad ogni tentativo di protesta, economica o politica che sia, con la repressione.
    Il problema non è estirpare forzatamente il profitto agli imprenditori( che in quanto lavoratori hanno il diritto ad un guadagno)... ma di fare in modo che questo profitto sia a vantaggio dei lavoratori, in termini di salari e di diritti, e possa costituire uno strumento per nuovi investimenti e quindi nuovi profitti in futuro. Il rapporto dicotomico tra capitalisti e proletari è un idea marxista che è stata ampiamente superata dalle teorie keynesiane degli anni 50-60. E' vero che poi con gli anni del neo-liberismo di Regan, l'idea dello Stato- sociale è entrata un pò in crisi( e appunto la globalizzazione ha accellerato questo), ma direi che tornare a teorie vecchie come il cucco tipo quella marxista del materialismo storico è sbagliato. Direi che è tempo che anche nella sinistra italiana ci sia una sorta di Bad Godesberg... o no?


    CITAZIONE
    In italia non mancano le regole: feccia come biagi e d'antona hanno fornito gli strumenti legali per distruggere uno stato sociale un tempo brillante come il nostro.
    Cosa c'è da regolare, se le regole sono fatte dai carnefici?

    Esatto. E quale è la soluzione? Semplicemente costruire uno stato sociale che sia efficiente, in cui i servizi sociali tornino a funzionare e dove la tassazione elevata( visto che bisognerà mantenere tutto questo apparato) sia assolutamente progressiva. Le regole mancano perchè se esse sono fatte dai carnefici significa che qualcosa non torna... a partire dalla legge elettorale, fino alle norme sui diritti del lavoro o ad esempio la sicurezza nel lavoro stesso. C'è bisogno di regole serie che facciano diventare questo Paese serio e di diritto. Quello che è necessario non è che tutti siano uguali economicamente... ci sarà sempre l'imprenditore milionario e il povero disoccupato che a stento arriva a fine del meno. In uno Stato sociale e di diritto, quest'ultimo non deve essere abbandonato, anzi deve essere mantenuto da chi ha di più attraverso un sistema economico che garantisce solidarietà e che, a differenza dell'impianto marxista, non è utopico e quindi è realizzabile. Basta solo che ci sia la buona volontà.

    CITAZIONE
    L'unica politica economica che sia giusto o possibile fare è tassare all'osso i patrimoni finanziari dei ricchi. Il resto sono chiacchiere.
    é inaccettabile che ci siano persone che dispongono di milioni di euro. Locke diceva che l'accumulazione di più di quanto possa servire è morte per la società.
    Bene, i liberisti, ed i capitalisti, sono i peggiori nemici del liberalismo. Altro che totalitari.

    Ci saranno sempre persone più ricche e persone più povere... a meno che tu Stato non controlli l'economia o non fissi, ad esempio, un tetto massimo di salari( che però costituirebbe una chiara violazione di libertà) ci saranno sempre i ricchi e i poveri. Il problema è non questo: il problema è che lo Stato deve farsi da garante soprattutto dei più poveri... ad esempio dando ad essi nuove possibilità di lavoro e di formazioni per poter scalare la vetta, oppure garantendo un sistema di solidarietà a livello di tassazione o di sostegno per chi è in difficoltà e così via.
    Vedrai che se questo Stato sociale funziona ed è efficiente tutti saranno disposti a partecipare. Io penso che questa sia l'unica soluzione credibile attualmente, e l'unica praticabile realmente. Perchè altrimenti o torniamo ad uno statilismo puro oppure torniamo allo Stato liberista dell'800.
     
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  14. Jacopo Vibio Frentano
     
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    CITAZIONE (~Jegan @ 16/7/2011, 04:04) 
    CITAZIONE
    a me di quello che l'occidente ha fatto nel terzo mondo non importa niente. Quello che mi fa schifo è la distruzione del welfare e la schiavizzazione dell'individuo da parte del "mercato" di friedmaniana memoria, oggi trionfante in occidente.
    è più morale un sistema comunista (che comunque è immorale) di uno neoliberista.

    Più morale in cosa? Ma sei consapevole delle continue repressioni contro la classe operaia dei Paesi dell'Est da parte dell'esercito sovietico? Per non parlare poi della crisi ungherese o della primavera di Praga... anche se in questi due casi le proteste economiche erano subordinate al tentativo di avere maggiori libertà.
    Cosa c'era di welfare nel sistema sovietico? Prima della guerra cosa c'era di welfare nella industralizzazione forzata? In quel caso non si parlava di schiavizzazione? Neanche nelle strutture dei kolchoz e sovchoz?
    E l'industrializzazione forzata che fu imposta dai sovietici ai Paesi dell'Est almeno fino alla morte di Stalin( anche se io non credo che la situazione migliorò più di tanto con Chruscev...)? Questo caso può essere intepretato come politica di welfare? E per quanto riguarda il tasso di schiavizzazione?
    Poi tu continui a parlare dello statalismo sovietico vs il neo-liberismo più rigido... non vanno bene nè l'uno nè l'altro. Esiste anche una via di mezzo... ci deve essere soprattutto l'idea che a seconda del problema da risolvere, ci sono più strumenti di policy che possono essere utilizzati, da quelli più coercitivi( tipo la regolazione o addirittura il controllo diretto) a quelli più "liberisti" tipo lo sfruttamento delle leggi del mercato. Ma sostenere che il modello sovietico sia economicamente migliore di quello attuale mi pare proprio da pazzi, anche se non ritengo il sistema attuale equo.

    In precedenza ho parlato del sistema sovietico come politicamente immorale ma economicamente morale. Intendevo proprio questo: la primavera di praga etc. sono nell'ambito politico, non in quello economico.
    Ovviamente non parlo di welfare nell'urss staliniana: come daltronde non posso parlare di welfare capitalista parlando dell'inghilterra di dickens (e fra le due quella più morale era quella staliniana).
    Nell'urss brezneviana esisteva un tenore di vita basso ba sostenibile per tutti, senza disoccupazione e senza lo sfruttamento grottesco che esiste oggi. Ovviamente era un sistema insostenibile, e nemmeno auspicabile in confronto al tenore di vita di qualche anno fa (ormai un decennio o più) in occidente.
    Ma è migliore del sistema neoliberista del lavoratore=creta da plasmare e poi buttare via?
    senza dubbio.
    E parlo dell'urss non additandola come esempio (sarebbe un controsenso, dato che è crollata), ma come dimostrazione della possibilità di impedire alle iene che lucrano sul sangue dei lavoratori di fare il loro comodo.


    CITAZIONE (~Jegan @ 16/7/2011, 04:04) 
    Cioè tu paragoni il nord europa all'urss? Spero tu stia scherzando... lo capisci che il sistema economico- politico è completamente diverso? I Paesi del Nord Europa sono Stati democratici, liberali che hanno una struttura economica basata sul concetto dello "Stato sociale". L'Unione Sovietica è stato un regime totalitario, chiuso, rigidio, assolutamento contrario ad ogni principio liberale( nn liberista) che garantisce il rispetto della dignità umana, e ancora imperialista, ed economicamente statalista. Un regime che ha sempre risposto ad ogni tentativo di protesta, economica o politica che sia, con la repressione.
    Il problema non è estirpare forzatamente il profitto agli imprenditori( che in quanto lavoratori hanno il diritto ad un guadagno)... ma di fare in modo che questo profitto sia a vantaggio dei lavoratori, in termini di salari e di diritti, e possa costituire uno strumento per nuovi investimenti e quindi nuovi profitti in futuro. Il rapporto dicotomico tra capitalisti e proletari è un idea marxista che è stata ampiamente superata dalle teorie keynesiane degli anni 50-60. E' vero che poi con gli anni del neo-liberismo di Regan, l'idea dello Stato- sociale è entrata un pò in crisi( e appunto la globalizzazione ha accellerato questo), ma direi che tornare a teorie vecchie come il cucco tipo quella marxista del materialismo storico è sbagliato. Direi che è tempo che anche nella sinistra italiana ci sia una sorta di Bad Godesberg... o no?

    A parte il fatto che il materialismo storico non è la dicotomia capitale-lavoro ma qualcosa di del tutto diverso e tuttaltro che superato, come fai a sostenere che lo "stato sociale si è un po' incrinato", quando questo è stato trasformato in una farsa che copre lo strapotere degli imprenditori di fare quello che gli pare e piace con le vite dei lavoratori?
    Tu dici che gli imprenditori hanno il diritto al guadagno. Io dico che NESSUNO ha il diritto al guadagno se questo significa possedere milioni di euro quando c'è gente che non ne ha che centinaia al mese.
    Estirpare questo ridicolo e grottesco gap? certo, è giusto ed è eticamente auspicabile. è economicamente inefficiente? in primo luogo ne dubito, perchè gli imprenditori ci stanno portando nell'abisso economico, ed in secondo luogo me ne frego: per me l'equità viene prima dell'efficienza.
    Ribadisco che non sto parlando di sovietizzazione delle imprese, ma di tassazione pesante dei profitti e redistribuzione della ricchezza su larga scala. Non credo che nessuno che non sia un riccone possa avere da ridire su questo.
    Ed è chiaro come il sole che questo non giungerà tramite un accordo: giungerà (se giungerà) tramite una imposizione ai ricchi da parte dello stato.


    CITAZIONE (~Jegan @ 16/7/2011, 04:04) 
    Esatto. E quale è la soluzione? Semplicemente costruire uno stato sociale che sia efficiente, in cui i servizi sociali tornino a funzionare e dove la tassazione elevata( visto che bisognerà mantenere tutto questo apparato) sia assolutamente progressiva. Le regole mancano perchè se esse sono fatte dai carnefici significa che qualcosa non torna... a partire dalla legge elettorale, fino alle norme sui diritti del lavoro o ad esempio la sicurezza nel lavoro stesso. C'è bisogno di regole serie che facciano diventare questo Paese serio e di diritto. Quello che è necessario non è che tutti siano uguali economicamente... ci sarà sempre l'imprenditore milionario e il povero disoccupato che a stento arriva a fine del meno. In uno Stato sociale e di diritto, quest'ultimo non deve essere abbandonato, anzi deve essere mantenuto da chi ha di più attraverso un sistema economico che garantisce solidarietà e che, a differenza dell'impianto marxista, non è utopico e quindi è realizzabile. Basta solo che ci sia la buona volontà.

    Siamo daccordo (tranne sul fatto che ci debba essere il milionario e chi non arriva alla fine del mese), ma sulla buona volontà come la mettiamo?
    la buona volontà non esiste perchè gli imprenditori hanno intenzione di lottare attivamente contro di questa sistemazione e la classe politica se ne frega. Tu parli di un bad godesberg italiano.
    Beh, esiste.
    Esiste da quando la sinistra ha appoggiato e criminalmente accettato la riforma del mercato del lavoro in nome di una assassina flessibilità.
    Esiste da quando quelli del pds andavano in pellegrinaggio a wall street per dimostrare di essere i primi ancillari del libero mercato.
    Esiste da quando veltroni parla di marchionne come di una "intrusione positiva nell'economia italiana".

    La sinistra non ha bisogno di mercato. La sinistra ha bisogno di sociale e lotta di classe. Ed è un fatto.

    CITAZIONE (~Jegan @ 16/7/2011, 04:04) 
    Ci saranno sempre persone più ricche e persone più povere... a meno che tu Stato non controlli l'economia o non fissi, ad esempio, un tetto massimo di salari( che però costituirebbe una chiara violazione di libertà) ci saranno sempre i ricchi e i poveri. Il problema è non questo: il problema è che lo Stato deve farsi da garante soprattutto dei più poveri... ad esempio dando ad essi nuove possibilità di lavoro e di formazioni per poter scalare la vetta, oppure garantendo un sistema di solidarietà a livello di tassazione o di sostegno per chi è in difficoltà e così via.
    Vedrai che se questo Stato sociale funziona ed è efficiente tutti saranno disposti a partecipare. Io penso che questa sia l'unica soluzione credibile attualmente, e l'unica praticabile realmente. Perchè altrimenti o torniamo ad uno statilismo puro oppure torniamo allo Stato liberista dell'800.

    Non vedo cosa ci sia di inaccettabile in un tetto minimo e massimo dei salari.
    Un manager NON PUò percepire milioni di euro l'anno. Non è tollerabile. Nessuno ha bisogno di quelle cifre, ed in ogni caso possono essere ottenute con altri metodi (facendo fruttare i propri capitali).
    Ma io non capisco se tu sei daccordo con la mia posizione oppure no.
    Personalmente trovo l'ideologia americana del povero che guarda il ricco e invece di invidiarne la ricchezza ottenuta sulle spalle degli altri pensa ad emularlo repellente.
    Tu concordi con la necessità di redistribuire la ricchezza tramite il sistema fiscale e eventualmente la fissazione di salari minimi/massimi?
     
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  15. ~Jegan
     
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    CITAZIONE
    In precedenza ho parlato del sistema sovietico come politicamente immorale ma economicamente morale. Intendevo proprio questo: la primavera di praga etc. sono nell'ambito politico, non in quello economico.
    Ovviamente non parlo di welfare nell'urss staliniana: come daltronde non posso parlare di welfare capitalista parlando dell'inghilterra di dickens (e fra le due quella più morale era quella staliniana).
    Nell'urss brezneviana esisteva un tenore di vita basso ba sostenibile per tutti, senza disoccupazione e senza lo sfruttamento grottesco che esiste oggi. Ovviamente era un sistema insostenibile, e nemmeno auspicabile in confronto al tenore di vita di qualche anno fa (ormai un decennio o più) in occidente.
    Ma è migliore del sistema neoliberista del lavoratore=creta da plasmare e poi buttare via?
    senza dubbio.
    E parlo dell'urss non additandola come esempio (sarebbe un controsenso, dato che è crollata), ma come dimostrazione della possibilità di impedire alle iene che lucrano sul sangue dei lavoratori di fare il loro comodo.

    Tutta questa risposta non ha un gran senso dato che l'Urss alla fine è crollata e non solo per il suo apparato chiuso e rigido politicamente, ma anche per le sue inefficienze economiche. Efficienze che erano state apparentemente celate durante l'epocaChruscev( in cui comunque si era verificata un lieve miglioramento delle condizioni di vite della popolazione) ma che poi erano riaffiorate durante il periodo Breznev e definitavamente erano esplose negli anni 80( a causa delle ripresa della corsa agli armamenti inagurata dall'amministrazione Regan). In pratica al momento dell'arrivo si è mostrato come il modello economico- politico occidentale, nonostante tutti i suoi difetti e le sue assolute imperfezioni, fosse comunque cento/ mille volte superiore a quello sovietico, frutto di un'utopia sulla carta meravigliosa ma che era totalmente diversa da quanto era avvenuto nella realtà.
    Quindi ti dò ragione quando affermi che gli imprenditori, anzi i grandi imprenditori/ multinazionali( perchè spesso nelle piccole imprese gli imprenditori sono i primi che hanno un rapporto di amicizia con i lavoratori e gli ultimi a voler fare piazza pulita di quest'ultimi) lucrano e si arricchiscono ai danni dei più poveri... ma non è certo l'Unione Sovietica che deve essere citata come esempio. E' vero che in quel contesto accadeva il contrario, ma alla fine lo stato, da monopolista qual'era, aveva finito per schiacchiare tutti... consumatori compresi. Come al solito la soluzione migliore non è nè ad un estremo nè all'altro.


    CITAZIONE
    A parte il fatto che il materialismo storico non è la dicotomia capitale-lavoro ma qualcosa di del tutto diverso e tuttaltro che superato, come fai a sostenere che lo "stato sociale si è un po' incrinato", quando questo è stato trasformato in una farsa che copre lo strapotere degli imprenditori di fare quello che gli pare e piace con le vite dei lavoratori?
    Tu dici che gli imprenditori hanno il diritto al guadagno. Io dico che NESSUNO ha il diritto al guadagno se questo significa possedere milioni di euro quando c'è gente che non ne ha che centinaia al mese.
    Estirpare questo ridicolo e grottesco gap? certo, è giusto ed è eticamente auspicabile. è economicamente inefficiente? in primo luogo ne dubito, perchè gli imprenditori ci stanno portando nell'abisso economico, ed in secondo luogo me ne frego: per me l'equità viene prima dell'efficienza.
    Ribadisco che non sto parlando di sovietizzazione delle imprese, ma di tassazione pesante dei profitti e redistribuzione della ricchezza su larga scala. Non credo che nessuno che non sia un riccone possa avere da ridire su questo.
    Ed è chiaro come il sole che questo non giungerà tramite un accordo: giungerà (se giungerà) tramite una imposizione ai ricchi da parte dello stato.

    L'idea originaria del materialismo storico di Marx era che la società umana passasse attraverso un certo numero di fasi( modi di produzione), ciascuna delle quali caratterizzata da proprie condizioni tecnologiche di produzione( mezzi di produzione) e da un sistema diverso di rapporti tra i vari attori o classi del processo produttivo( struttura di classe). Ciascuno modo di produzione sviluppava un sistema di classi dicotomico tra coloro che possedevano i mezzi di produzioni e coloro che invece erano sottoposti a lavorare per i proprietari( quindi rapporto conflittuale) Ed ecco che per Marx, ossia per la teoria comunista originaria, e non modificata ad hoc dai vari Lenin, Stalin e compagnia bella) lo Stato altro non era che uno strumento nelle mani deli capitalisti, allo scopo di mantenere il sistema ed aumentare i profitti a spese della classe operaia. Mi sembra che si tratta di una teoria non veritiera( in quanto olistica e storicista) che non riesce a spiegare:
    1) perchè a volte c'è l'adozione di politiche a cui si oppongono i detentori del capitale
    2) e soprattutto la profondissima semplicità nello scontro tra classe operaia e capitalisti... credo che attualmente la società sia molto più complessa di quella dell'ottocento.
    Quindi se parzialmente è vero che la struttura determina la sovrastruttura, è anche vero che questa non è una legge universale che ci può permette di spiegare tutte le politiche e ogni decisione del passato, presente e futuro. L'ideologia, l'influenza di scelte precedenti, le convinzioni personali, le preferenze e così via... beh anche queste condizionano l'azione degli individui.
    Poi sostengo che lo Stato sociale si è in parte incrinato perchè comunque resiste in molti Paesi, come in Europa del Nord... e perchè nonostante attualmente le politiche economiche sono più tendenti alla riduzione dalla spesa pubblica per mantenere i conti apposto e ad un mantenimento di un livello di inflazione stabile( intorno al 2%), comunque ci sono ampi sistemi di previdenza sociale e di assistenza. Non bastano certo, soprattutto se il gap ricco/ povero si sta ampliando... tuttavia dire che siamo tornati all'800 mi sembra eccessivo. Il problema oggi è trovare nuove ricette per tornare a politiche di sostentamento e di spesa, senza provocare il colasso dei propri conti... e l'unico modo, secondo me, è un'adeguata redistribuzioni dei costi/benefici: ossia togliendo a chi ha di più( in termini di tassazione progressiva, attraverso una riduzione dei costi della politica e della pubblica amministrazione). Io non credo che i sistemi economico- politici del Nord Europa siano molto diversi rispetto ai nostri o propongono politiche eccessivamente estremiste... semplicemente riescono a evitare gli sprechi ed attuano delle politiche corrette, soppesando sempre i costi ai benefici. Tu sostieni che l'equità è meglio dell'efficienza... in realtà per ottenere l'equità c'è bisogno della miglior efficienza( semplicemente una giusta redistribuzione è fondamentale per una giusta efficienza).
    Proprio dopo aver detto tutto questo, capisci il perchè io non sono d'accordo sul livellare ad esempio gli alti stipendi. Una politica di questo tipo secondo me è illiberale: tutt'altro non tocchi direttamente i loro stipendi, ma magari inserisci una tassazione progressiva che quindi è a vantaggio dei più poveri; oppure riduci i costi della politica( e magari con quei ricavi ottenuti aumenti gli stipendi per i disagiati o migliori i servizi pubblici. Così via...
    Certamente lo Stato deve avere la forza di prendere scelte che siano "imposte"... perchè è difficile che i più ricchi saranno d'accordo nel vedersi aumentare le tasse. D'altra però un conto sono queste politiche, un conto sono quelle che vanno ad estirpare il giusto guadagno di un lavoratore. Un lavoratore di alta specializzazione è corretto che guadagni più di un semplice operaio o di un lavavetri, perchè si presume che il primo abbia deciso di intraprendere un percorso diverso di studi, magari più difficile ma che l'avrebbe portato più lontano. Se io oggi studio all'università è perchè domani punto( o almeno spero) ad un lavoro che sia più stimolante e maggiormente retribuito di quelli "di routine". Ecco se questo è vero allora lo Stato non può privarmi in maniera coercitiva della possibilità di guadagnare sempre di più.

    CITAZIONE
    Siamo daccordo (tranne sul fatto che ci debba essere il milionario e chi non arriva alla fine del mese), ma sulla buona volontà come la mettiamo?
    la buona volontà non esiste perchè gli imprenditori hanno intenzione di lottare attivamente contro di questa sistemazione e la classe politica se ne frega. Tu parli di un bad godesberg italiano.
    Beh, esiste.
    Esiste da quando la sinistra ha appoggiato e criminalmente accettato la riforma del mercato del lavoro in nome di una assassina flessibilità.
    Esiste da quando quelli del pds andavano in pellegrinaggio a wall street per dimostrare di essere i primi ancillari del libero mercato.
    Esiste da quando veltroni parla di marchionne come di una "intrusione positiva nell'economia italiana".

    La sinistra non ha bisogno di mercato. La sinistra ha bisogno di sociale e lotta di classe. Ed è un fatto.

    Sul pensiero di lotta di classe ho già espresso il mio parere... idem sul fatto che qualcuno di migliore formazione guadagni di più di chi ha seguito altre strade. Ovviamente lo Stato deve, ripeto, schierarsi con le sue politiche sociali a vantaggio dei secondi dal punto. Detto questo la buona volontà è intesa nel senso che le politiche dello Stato devono essere comunque indirette e non necessariamente di stampo coercitivo. Dipende dalla situazione: a volte il mercato funziona meglio rispetto ad un erogazione diretta dei beni e servizi da parte dello Stato; altre volte strumenti volontari, come ad esempio le organizzazioni di volontariato, sono più efficienti nel risolvere un problema dell'intervento diretto del potere centrale. Pensa ad esempio ai disastri naturali...
    Secondo me chi fa politica deve essere flessibile nelle scelte, deve sempre soppesare costi a benefici e valutare ogni sua scelta, se è possibile, provando ad analizzare le possibili conseguenze. Il fine deve essere sempre quello di aiutare chi è in difficoltà, di schierarsi al suo fianco nelle contrattazioni e nelle politiche pubbliche.... gli strumenti però possono essere diversi: coercitivi( come la regolazione o l'erogazione diretta), volontari( tipo l'utilizzo delle regole del mercato) o anche misti( tipo l'esortazione, l'asta dei diritti di proprietà o magari sussidi e tariffe d'uso). Flessibilità, ecco il segreto di un buon politico... soprattutto se si dichiara di sinistra e a vantaggio dei più deboli.

    CITAZIONE
    Non vedo cosa ci sia di inaccettabile in un tetto minimo e massimo dei salari.
    Un manager NON PUò percepire milioni di euro l'anno. Non è tollerabile. Nessuno ha bisogno di quelle cifre, ed in ogni caso possono essere ottenute con altri metodi (facendo fruttare i propri capitali).
    Ma io non capisco se tu sei daccordo con la mia posizione oppure no.
    Personalmente trovo l'ideologia americana del povero che guarda il ricco e invece di invidiarne la ricchezza ottenuta sulle spalle degli altri pensa ad emularlo repellente.
    Tu concordi con la necessità di redistribuire la ricchezza tramite il sistema fiscale e eventualmente la fissazione di salari minimi/massimi?

    Moralmente sarà anche inappropriato ma lo Stato, per me, non ha il diritti di imporre la sua volontà e ridurre le libertà. Chi guadagna di più, se guadagna lealmente e rispettando la legge, deve poter guadagnare di più. Se io mi chiamo Bill Gates e ho fondato la WIndow Microsoft, ho il diritto di guadagnare di più perchè il prodotto del mio lavoro porta comunque molti più benefici di quello che è il costo del mio guadagno. Stessa cosa per il fondatore di Facebook. Quindi sull'imporre salari massimi no... si invece per i salari minimi. Ma tutto questo rientra sempre nelle politiche sociali e assistenziale che uno Stato deve attuare per i più bisognosi: dalla tassazione, agli incentivi ad esempio per i giovani che vogliono andare all'università fino, perchè no, ai salari minimi.
    Ripeto, concludendo, che i Paesi del Nord Europa hanno un sistema economico migliore proprio perchè hanno attuato una ricetta che permette ai più ricchi comunque di poter mantenere i loro profitti( che comunque sono più controllati e parzialmente ridotti con strumenti d'intervento dello Stato) e ai più poveri di poter arrivare a fine mese o per lo meno di poter contare su una serie di servizi pubblici efficienti. Il tutto senza ridurre le libertà dei singoli e senza azioni di imposizione eccessiva.

    Penso di essermi spiegato bene... io credo che abbiamo una posizione molto simile: tutti e due stimiamo il modello nord- europa, solo che tu( almeno per me) nè dai un interpretazione eccessiva, con politiche coercitive che non solo puntano ad essere a vantaggio dei più poveri( e sono d'accordo), ma che anche finiscono addirittura per ridurre la libertà dei ricchi di guadagnare in nome di un principio di equità che in questi stessi Paesi non è così estremizzato. Cioè per me tu cerchi quasi di fare una sintesi tra il modello dello stato sociale( che in fin dei conti è quello che io condivido) e quello sovietico( che per me è errato perchè tenta, non riuscendoci, di togliere ai ricchi per dare ai poveri... finendo alla fine per togliere ad entrambi libertà e possibilità di guadagno). Io invece sono per un modello "Stato sociale" puro: che non violi le libertà di tutti, ricchi e poveri, ma che si schieri, attraverso politiche redistributive, a vantaggio dei più bisognosi.
     
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17 replies since 11/7/2011, 22:28   186 views
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