Corso di strategie di difesa dell'impero romano - Lezioni

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  1. RomulusLupus
     
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    Strategie di difesa dell'impero romano



    Docente: Romulus Lupus




    Introduzione
    Salve a tutti e benvenuti nel corso universitario di Strategia di difesa dell'impero romano. Come ben sappiamo, durante tutta la sua esistenza Roma fu costretta a combattere con altre civiltà, sia che fossero tribù barbare sia che fossero antichi regni Greci o Egiziani. In un primo tempo, Roma si trovò ad affrontarle per allargare il suo dominio o per risolvere guerre che andavano avanti da anni, come quelle con Cartagine, ma ben presto le frontiere divenirono troppe, i soldati per salvaguardarle troppo pochi ed i generali erano costretti ad arruolare, nelle proprie legioni, milizie barbare dalla dubbia affidabilità. Serviva, quindi, un valido sistema di difesa dei confini. Ai nostri giorni Roma viene immaginata come una potenza militare intenta più all'offesa che alla difesa, ma alla luce delle nuove scoperte, si va delineando una realtà ben diversa. Come le odierne potenze militari, anche Roma, durante il periodo imperiale, tendeva più alla salvaguardia dei territori, della sicurezza dei cittadini che alla conquista di nuovi, le sue tecnologie, fatta eccezione per l'architettura, non erano poi tanto più progredite di altre civiltà e il legionario non era un guerriero che combatteva per dimostrare il proprio coraggio, ma un semplice soldato di professione. La superiorità di Roma, durante il periodo imperiale, derivava dall'insieme di idee e tradizioni che formavano l'organizzazione del potere militare romano da utilizzare politicamente. Dopo anni di guerre, Roma capì il vero potere dell'esercito: un bene fragile e prezioso da poter usare per fare pressione politica sui nemici. E fu così che l'impero ottenne il mondo ellenistico. Poche battaglie e molta pressione diplomatica. La stessa tattica del conservare le forze venne usata anche sul campo di battaglia: il generale romano non era colui che lanciava le proprie truppe all'assalto, bensì colui che avanzava lentamente, costruendo alle sue spalle strade di approvvigionamento e spingendo i nemici verso postazioni fortificate da assediare ed espugnare. Proprio questo aspetto tattica spiega l'eccezionale capacità degli eserciti in marcia, così come la loro resistenza alle avversità. Lenti ma invincibili. Ogni operazione era organizzata al dettaglio e coadiuvata da grandi opere di difesa e di approvvigionamento. Le strade ne sono l'esempio più famoso. Grazie ad esse i soldati si spostavano celermente ed in sicurezza attraverso le regioni così come gli aiuti ed i rifornimenti. Altro punto di forza dell'esercito romano era il potere psicologico. I generali avevano capito che non era soltanto l'uso della forza militare a provocare la vittoria, ma soprattutto l'opinione che gli altri avevano di questa. Il timore nei confronti della potenza militare romana poteva cambiare le sorti delle battaglie, come in effetti avvenne. Si ci pone davanti, quindi, una strategia complessa che oggi possiamo apprendere solo grazie ad anni di ricerche e di studi. Questa strategia sarà oggetto del nostro studio ed andremo ad analizzare il periodo che va dal I al III secolo d.C. durante il quale vennero attuati ben tre sistemi difensivi dei confini.

    Ci vediamo alla prossima lezione.

     
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  2. RomulusLupus
     
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    Mi scuso dell'assenza, fratelli, ma sto studiando per gli esami e faccio quel che posso! Corsisti, avete dubbi, domande, perplessità? La prossima lezione sarà la prossima settimana di martedì.
     
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  3. Francesco Paoletti
     
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    bella lezione Lupus e per il momento, niente perlessità
     
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  4. DioNero94
     
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    Bella, no nessuna domanda.
     
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  5. Stratone di Nicomedia
     
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    CITAZIONE (RomulusLupus @ 15/9/2011, 18:45) 
    Mi scuso dell'assenza, fratelli, ma sto studiando per gli esami e faccio quel che posso! Corsisti, avete dubbi, domande, perplessità? La prossima lezione sarà la prossima settimana di martedì.

    siamo nella stessa barca.Interessante e nessuna domanda al momento .Alla prossima
     
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  6. Marco Licinio Crasso
     
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    Io ne ho una se possibile ^_^, dove prendi queste informazioni RomulusLupus? ^_^
     
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  7. RomulusLupus
     
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    Ave. Innanzitutto grazie a tutti per le risposte. Marco Licinio, come ho già detto utilizzo per manuale il libro di E. N. Luttwak "La grande Strategia dell'Impero Romano". Approfitto per annunciare che la lezione di oggi è rinviata a domani per motivi di tempo a disposizione. Valete.
     
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  8. RomulusLupus
     
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    Lezione II

    Riassunto lezione precedente: durante il periodo della Roma imperiale, al contrario di quanto si pensi, non venne mai adottata una tattica pienamente aggressiva nei confronti dei popoli confinanti più pericolosi, ma si tentava di difendere quanto era stato conquistato nei secoli passati. Un approccio difensivista, insomma, non tanto dissimile da quelli attualmente usati dalle varie nazioni a noi contemporanee. I sistemi utilizzati furono principalmente di tre tipi, articolati lungo i 4 secoli di impero.

    Sistema difensivo Giulio-Claudio - contesto storico

    Il primo sistema di sicurezza si colloca verso la fine della repubblica, sebbene sia continuato anche nel I secolo, sotto il principato. Quest'ultimo era una forma di assolutismo abilmente studiata da Ottaviano che si presentava repubblicana nella forma ed era pertanto parecchio ambigua. Le magistrature controllavano comunque la vita pubblica ed il senato sembrava responsabile di Roma, ma in realtà il potere era tutto nelle mani di Ottaviano, erede di Giulio Cesare e vincitore dell'ultima guerra civile contro Antonio e Cleopatra, poichè era questi che eleggeva i magistrati e controllava le truppe dell'esercito. Non poteva essere accusato di essere un despota o un tiranno poichè ufficialmente ricopriva la carica di un semplice princeps senatus e teoricamente sarebbe dovuto essere vincolato dalla legge e soggetto alla volontà del senato, ma nella realtà dei fatti non era così. Sotto Ottaviano Augusto, le grandi conquiste realizzate durante il periodo repubblicano furono completate nell'arco di pochi anni. Nel 25 a.C. fu portata a termine l'operazione della Spagna, divisa in tre province e della Gallia conquistata da Cesare, anch'essa divisa per l'organizzazione fiscale in tre province. Diversa era la situazione in Germania. Le truppe raggiunsero l'Elba non prima del 12 a.C. e per rendere la Germania una provincia romana era necessario sconfiggere qualsiasi potere indipendente tra il Reno e l'Elba. Solo nel 6 d.C. i Romani si accinsero a portare a termine tale operazione. L'obiettivo era circondare l'attuale boemia per poi attaccare i Marcomanni, il popolo germanico più potente della regione. L'attacco però venne revocato a causa di una ribellione sorta in Illiria nel 9 d.C. Nel frattempo Publio Quintilio Varo che si trovava lì solo per ragioni fiscali, dirottò le sue tre legioni verso la germania ad est del reno, nel tentativo di sedare una rivolta. Di fatto, la rivolta era stata inscenata dai Germani per far cadere il governatore e le sue legioni nella trappola organizzata da Arminio, re dei Cherusci ed ex ausiliario romano, presso la foresta di Teutoburgo. La sconfitta di Varo pose fine ai tentativi di conquistare la Germania. Le zone ad est del Reno vennero evacuate e furono creati due comandi militari, uno per la Germania Settentrionale ed uno per la Germania Meridionale con l'obiettivo di monitorare le zone ad ovest del Reno. A sud Roma ebbe più fortuna. Le regioni alpine vennero annesse all'Italia, l'Illiria dopo anni di combattimenti per la conquista e per sedare le rivolte, venne suddivisa in due parti: la regione costierà diventò Dalmazia, mentre quella interna venne denominata Pannonia. Ad Oriente vi furono nuove conquiste. Venne annesso il regno della Galazia, già stato "cliente" di Roma, ma rimanevano comunque altri stati clienti che si estendevano fino alla Siria. Augusto non tentò di vendicare la sconfitta inflitta dai Parti all'esercito di Crasso a Carre, anzi stipulò un compromesso col quale si stabiliva il governo dell'Armenia da parte di un re investito da Roma stessa. In realtà questa fu un'abile mossa strategica studiata da Augusto che aveva la duplice funzione di tenere lontani i Parti dall'Armenia e contemporaneamente attrarre a se la stima dei Romani che credevano ad una "conquista" dell'Armenia. Nel 9 d.C. tutte le energie erano state esaurite a causa della sconfitta di Varo e delle rivolte illiriche. Morto Augusto nel 14 d.C. subentrò il suo figliastro Tiberio. I senatori vili e timorosi non esitarono a ricoprire anche lui della carica di princeps senatus. Tiberio era abile, ma dotato di una personalità alquanto sinistra che non lo portò agli stessi livelli del padrigno e non intraprese nessuna guerra di conquista. A lui subentrò Caio, detto Caligola, che fu poi ucciso nel 41 d.C. In seguto prese il potere Claudio, zio di Caligola che ottenne il potere corrompendo le guardie pretoriane. Sotto Claudio fu invasa la Britannia sebbene non interamente, venne insediato il trono di Giudea con Erode Agrippa e sedò una rivolta in Mauretania. Sebbene i senatori tentassero costantemente di risollevare la repubblica con le loro congiure, Claudio morì avvelenato nel 54 d.C. per mano della madre di Nerone, che, ansiosa di vedere il figlio sul trono, si servì della tristemente nota "Locusta", donna preparatrice di veleni. Sotto Nerone si placarono diverse rivolte (Armena e Giudaica), ma l'ultimo discendente della dinastia Giulio-Claudia non arrivò a vederne la fine, uccidendosi nel 68 d.C. Egli, con il proprio atteggiamento, aveva perso l'appoggio del senato e dei pretoriani, venendo infine dichiarato hostes publicus.

    Spero di essere stato chiaro ed esauriente. Alla prossima settimana, e, come al solito, se ci fossero dubbi o domande sono a vostra disposizione.

    Valete ;)
     
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7 replies since 11/9/2011, 17:53   302 views
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