La Malattia e la Cura

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    Romano

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    Italia, quasi dodici anni dall’inizio del nuovo millennio. All’incirca due dall’inizio del declino del Berlusconismo in Italia. E poco meno di quattro mesi dall’inizio di quella Primavera Italiana che la stampa mondiale aveva così tanto celebrato.

    La penisola è piegata dall’acuirsi della crisi economica e finanziaria, che ha come un martello colpito e devastato il tessuto sociale del paese. Di fronte a tutto ciò, il Governo vive nel caos più totale e Silvio Berlusconi, presidente del consiglio, continua ad essere travolto da tutta una serie di scandali politici e giudiziari che si accompagnano allo smantellamento di quello che è un vero e proprio regime.

    Le manifestazioni di piazza, seppure nascoste dal servizio d’informazione, piegato al potere costituito, sono innumerevoli ed il malumore del popolo ha raggiunto un apice terrificante e pericoloso per la sopravvivenza dello Stato. Quello che sopra ogni cosa si avverte è la profonda sfiducia se non il profondo odio verso le classi dirigenti del paese e verso le forze politiche.

    Dinnanzi a tutto ciò, non si può che temere e paventare per la sopravvivenza della democrazia nel nostro paese: le uniche riforme a cui il popolo applaude e che il popolo sente sono quelle contro il sistema politico.

    Ciò pone degli interrogativi seri, ovvero dei seri dubbi. Innanzitutto, una premessa: il popolo ha pienamente ragione. Sebbene non tutta, sebbene non in fascio, il che sarebbe scorretto di per sé, questa classe dirigente si è costituita in oligarchia e casta, approfittando della posizione predominante, dovuto allo smantellamento dei partiti di massa, per poter da avventurieri dominare il paese.

    Che poi bisogna fare le dovute distinzioni, perché non tutte le forze politiche si comportano in maniera uguale. Che in alcune il compiere reato fa curriculum, laddove altrove genera scalpore. Che in alcune ciò sia generalizzato, in altre meno. Ebbene, resta la considerazione fondamentale che questa classe dirigente abbia perso la fiducia del popolo e che dunque si profili un distacco doloroso, feroce, rabbioso.

    Si sta generando l’odio. Un odio che si esprime feroce verso la politica, verso i politici, verso i partiti, dunque verso la democrazia, perché se questa è malata, e lo è e la malattia da sé si mostra da decenni ai nostri occhi, la soluzione, cosìccome molti la palesano, non dovrebbe essere di certo attaccare il malato, ma guarirlo.

    Da qui, l’interrogativo: se il paese reale non si riconosce più nel paese legale; e se le istituzioni e la classe politica non godono più della fiducia e della partecipazione popolare, legittimante la sua esistenza; e se ciò che predomina è la rabbia ed il sentimento antipolitico che mira alla distruzione di ciò che si odia; ebbene, fatte queste osservazioni, non v’è che rischio che anziché il marcio si elimini il necessario? Ovvero che si butti via il bambino con l’acqua sporca?

    La questione è seria, tremendamente seria. Perché alla sua base non ha la ragionevolezza della dialettica, guarda caso, politica, che dovrebbe essere fondamento di questa tipologia di discorsi e che si è dissolta con l’attuale sistema anomalo berlusconiano, bensì il risentimento, dovuto alla misera generata dall’irresponsabilità di chi governa ed ha governato, ed il veleno che questo produce.

    Un veleno che si palesa soprattutto per la questione relativa ai costi della politica. Sulla quale, ormai, si è radicato un “dagli all’untore”, che avrebbe fatto impallidire Manzoni. Ora, che i costi della politica siano enormemente eccessivi, è un’affermazione non priva di fondamento, perché, come scritto sopra, i politici han fatto di sé e della loro cerchia un gruppo di potenti oligarchi. Ma che la politica debba avere un costo, su questo bisogna stare attenti. Perché la strategia d’uscita sta gravando molto addosso a questo dato e le conseguenze potrebbero essere incalcolabili. Dannose per noi tutti.

    Quando si parla di riduzione se non abolizione delle provincie, quali enti intermedi della Repubblica. Riduzione se non abolizione dei consigli politici, che siano essi regionali, provinciali o comunali. Riduzione se non dimezzamento dei parlamentari, che siano essi deputati o senatori. Quindi, drastico taglio alle figure di rappresentanza e delega, di natura eminentemente politica. Allora, la domanda si pone con forte rigore: perché taglio dei costi della politica si sta traducendo in taglio della democrazia? Perché bisogna rinunciare alla democrazia, al fine di rinunciare ai costi che classe dirigenti presenti e passate hanno generato con la loro condotta irresponsabile? Perché operare una rinuncia noi, per quale cagione?

    Sovviene l’art.50 dello Statuto Albertino per cui la funzione parlamentare non dava luogo ad alcuna retribuzione od indennità. Non c’è costo della politica, bensì v’è la politica ridotta alla sua pura essenza. Senza soldi a rinforzarla. Sicché salve le finanze, nessuno guadagna sulle spalle altrui, ma nessuno rinuncia alla sua libertà.

    Eppure, bisogna riflettere che i deputati ed i senatori all’epoca erano persone ricche e che con tale disposizione si esclude chiunque non abbia la possibilità economica di partecipare alla vita politica del paese, cosìccome garantito dalla nostra attuale Costituzione. Da qui, la precisazione, che sembra essere stata fin troppo dimenticata: i parlamentari, consiglieri e politici non ricevono uno stipendio, bensì un supporto economico da parte della Repubblica. Vale a dire che l’'indennità parlamentare è uno strumento per consentire a tutti i lavoratori di servire lo Stato senza essere penalizzati economicamente, che quando si realizzò fu una vera e propria conquista del popolo, non un torto compiuto a suo danno.

    E sovviene a ciò che i nostri parlamentari nel 1946, secondo la legge 9 Agosto 1948 n. 1102 ricevevano un’indennità di 65.000 Lire mensili, che corrispondono a circa 2.171.130 Lire del 2009, vale a dire a circa 1.121,30 euro odierni, più ad una diaria sulla seduta calcolata in base alla distanza del tragitto compiuto dal parlamentare per recarsi alla camera, in aggiunta alla gratuità del servizio ferroviario. Che se si applicasse oggi, con le spese che la politica richiede (si pensi solo a quelle delle campagna elettorale, a titolo di esempio), sarebbe proprio ridotto all’osso. Sarebbe di fatto una somma da nulla.

    E pensare che all’epoca la situazione economica era drammatica. Forse, se dobbiamo essere onesti, lo era anche in misura maggiore. Si usciva dalla II Guerra Mondiale, con un paese ridotto allo stremo, sconfitto militarmente, devastato dai combattimenti e dalla distruzione dell’apparato produttivo ed industriale. Il debito pubblico aveva toccato il 118% del PIL ed il debito pubblico corrispondeva 1.446.163 di lire d’allora. Un situazione assolutamente non rosea.

    La domanda conseguenziale è questa: erano sciocchi i nostri padri costituenti, che si accontentavano di quest’indennità di così poca entità, ma lasciavano scritto nella carta costituzionale che i parlamentari fossero così numerosi ed accompagnati da consiglieri regionali, provinciali e comunali? O siamo sciocchi noi, gli italiani di oggi, che pomposamente gridiamo contro gli istituti di rappresentanza, reclamando il taglio di parlamentari, provincie, comuni e consiglieri, che dovrebbero essere la manifestazione vivente della dialettica e libertà politica?

    La domanda non può essere priva di risposta e non può non dare luogo a delle riflessioni approfondite. Perché probabilmente il rischio che la tanto osannata soluzione sia un rimedio ben più amaro del male a cui vorrebbe rimediare. Si rammenti, se qualcuno vuol ricordare, di quando si abolì il finanziamento pubblico ai partiti, i quali, tolti gli uni, con i rimborsi elettorali ottennero molto più di quanto avevano prima con gli altri. Ebbene, il problema che si pone è che tagliati i costi della politica, si sia tagliata anche la politica. E con essa si sia tagliato anche il nostro diritto di partecipare alla vita politica del paese. La nostra libertà ad autodeterminarci come cittadini pienamente in possesso delle proprie capacità.

    E con l’effetto d’ottenere un solo risultato: una nuova classe dirigente, scremata dai soggetti meno funzionali di quella precedente, liberata dall’impaccio d’avere uno sciame di politicanti a cui dare conto. Forte, come lo era prima, se non ancora di più, non dovendo più dare conto a nessuno. Più disponibile al consociativismo ed al compromesso tra oligarchi, essendo in minor numero coloro impiegati nella trattativa. Ricca, come era prima, se non più ricca per il maggior numero di affari in grado di afferrare. E ladra, come lo era prima, per tutta quelle serie di abilità che di mascalzone in mascalzone si son tramandati, dacché esiste il suo potere e la sua, a volte inevitabile, degenerazione.

    La soluzione, forse, non è prendersela con la politica. Sarebbe, e qui sta l’eresia di questo articolo, in primo luogo di difenderla per come dovrebbe essere nella sua missione civile e sociale. Ed in secondo luogo sarebbe farla con dedizione e passione, ponendo la parola fine e mettendo alla berlina quegli avventurieri che abbiamo così pesantemente condannato.



    Lillo Colaleo
     
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  2. Vidkun Quisling
     
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    Risorgeremo, rinascerà la politica, nuovi modi di concepirla, rinascerà la nazione, finirà il Berlusconismo.
     
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  3. Cornelio Scipio
     
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    CITAZIONE (Vidkun Quisling @ 16/9/2011, 00:57) 
    Risorgeremo, rinascerà la politica, nuovi modi di concepirla, rinascerà la nazione, finirà il Berlusconismo.

    Allora speriamo che finisca anche l'antiberlusconismo ...
     
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    Romano

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    L'antiberlusconismo non è una degenerazione. E' un processo di difesa. E' come quando una malattia ti attacca: la reazione è esservi contro. Ebbene, Berlusconi è una malattia che ha ammalato il paese. Bisogna mandarlo via.
     
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  5. Cornelio Scipio
     
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    CITAZIONE (Caio Giulio Aquila @ 16/9/2011, 11:00) 
    L'antiberlusconismo non è una degenerazione. E' un processo di difesa. E' come quando una malattia ti attacca: la reazione è esservi contro. Ebbene, Berlusconi è una malattia che ha ammalato il paese. Bisogna mandarlo via.

    L'antiberlusconismo è l'antibiotico:
    per distruggere una malattia (o presunta tale) distrugge anche il resto dell'organismo
     
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  6. Simone Correnti
     
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    Sulla questione dei tagli alla polita c'è da discutere, per il numero dei parlamentari hai ragione, ma per quanto riguarda le province non sono d'accordo, in quanto non viene meno alcuna rappresentanza democratica. Dato che ci sono i comuni e le regioni, che rappresentano molto bene i cittadini. Le province servono ai nuovi politicanti per tentare la scalata nella politica o ai vecchi per tenersi occupati, per aggiungere punti alla gavetta e niente più. Per quanto riguarda i comuni è più che giusto eliminarne alcuni , ecco qui l'esempio più vergognoso. Comune di PAdesina 34 abitanti ecco il link http://it.wikipedia.org/wiki/Pedesina
    Amministrazione comunale formata da 18 persone, ecco il link del comune dove accertare i dati http://www.comune.pedesina.so.it/mainPorta...=256&Itemid=337

    QUindi su 34 almeno 18 sono maggiorenni, consideriamo che un 25(su 34) sono maggiorenni, 18 sono lavorano al comune e gli altri sicuramente nella polizia locale o al pro loco. Insomma siamo nel ridicolo, non è il solo comune in Italia. A che serve mantenere questo comune? A nulla.

    Stessa cosa alcune province molto piccole. Ai politicanti da fastidio vedere queste cariche eliminate, perchè non potranno più arraffare le succulente poltrone.
     
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    Romano

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    CITAZIONE (Simone Correnti @ 16/9/2011, 11:52) 
    Sulla questione dei tagli alla polita c'è da discutere, per il numero dei parlamentari hai ragione, ma per quanto riguarda le province non sono d'accordo, in quanto non viene meno alcuna rappresentanza democratica. Dato che ci sono i comuni e le regioni, che rappresentano molto bene i cittadini. Le province servono ai nuovi politicanti per tentare la scalata nella politica o ai vecchi per tenersi occupati, per aggiungere punti alla gavetta e niente più. Per quanto riguarda i comuni è più che giusto eliminarne alcuni , ecco qui l'esempio più vergognoso. Comune di PAdesina 34 abitanti ecco il link http://it.wikipedia.org/wiki/Pedesina
    Amministrazione comunale formata da 18 persone, ecco il link del comune dove accertare i dati www.comune.pedesina.so.it/mainPorta...=256&Itemid=337

    QUindi su 34 almeno 18 sono maggiorenni, consideriamo che un 25(su 34) sono maggiorenni, 18 sono lavorano al comune e gli altri sicuramente nella polizia locale o al pro loco. Insomma siamo nel ridicolo, non è il solo comune in Italia. A che serve mantenere questo comune? A nulla.

    Stessa cosa alcune province molto piccole. Ai politicanti da fastidio vedere queste cariche eliminate, perchè non potranno più arraffare le succulente poltrone.

    Se la provincia a Catania non funziona, non significa nulla. L'Istituto provinciale è utilissimo altrove: ad esempio, se la provincia di Enna può vantare di reggere economicamente, è perchè l'istituto provinciale ha lavorato con solerzia al recupero di crediti, al rafforzamento dell'area industriale provinciale di dittaino, alla formazione del quarto polo universitario, alla bonifica delle aree minerarie ed alla propulsione verso l'energia rinnovabile, offrendo uno stimolo fondamentale per la tenuta di un territorio depresso economicamente.
    Quindi, cerchiamo di non ricadere nel problema dell'efficacia, che è un falso problema.
    Ora, alla rappresentanza: né i comuni, né le regioni possono rappresentare bene i cittadini. I comuni rappresentano solo esclusivamente il loro abitato. Le Regioni, esso aree di vaste dimensioni, hanno un coefficiente di rappresentanza molto basso, per non contare che la rappresentanza è eminentemente politica, non territoriale.
    Le provincie, invece, nel loro complesso sono una rappresentanza politica sì al loro interno, ma territoriale nei confronti degli istituti regionali e statali, tanto da aprire logiche di dialettica con le altre provincie all'interno della regione.
    Non scambiamo cavoli per patate, grazie.

    Per i Comuni: più che di piccoli comuni, io parlerei di comuni abbandonati. Gli ultimi quattro comuni per abitanti, tra cui il tuo citato, contavano diverse centinaia di abitanti (chi 369, chi 400, chi addirittura oltre il migliaio e via) in passato quando furono istituiti.
    La domanda esatta non è perché esistono, ma perché sono stati abbandonati. Il che induce ad una riflessione sulla depressione economica locale che porta all'abbandono dell'abitato ed alla rimanenza di vecchi che prima o poi lasceranno il paese desertico.
    Inoltre, mi viene da sorridere: pensi seriamente che il finanziamento di un comune di una trentina di abitanti pesi nelle casse dello stato? :wacko:
    La mia non è una difesa d'ufficio, ma un invito a ragionare, anziché sproloquiare.
     
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  8. Jacopo Vibio Frentano
     
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    Cos'è il berlusconismo?

    1) Le forze sociali democristiane riorganizzatesi sotto una guida carismatica dopo la disfatta di tangentopoli. Il che significa, oltre che alla plebe tradizionalmente di destra in quanto anticomunista per indottrinamento, imprenditori, commercianti,professionisti, corporazioni, ben consapevoli che berlusconi, lungi dall'essere un liberale, era semplicemente un uomo di classe, che avrebbe portato avanti una crociata contro il welfare e per la deregolamentazione del mondo del lavoro da una parte, e contro le tasse e la redistribuzione della ricchezza dall'altra.
    In generale, berlusconi è divenuto strumento del grande spostamento della ricchezza dai ceti medi ai ceti alti che è avvenuto negli ultimi 20 anni grazie all'avvento del neoliberismo friedmaniano (senza per questo liberalizzare l'economia, in quanto berlusconi è in realtà liberista ma non liberale).

    2) l'antipolitica di tangentopoli, in realtà l'animo anarcoide dell'italiano, concretizzatesi nella venerazione di un Capo che incarna tutte le caratteristiche personali (machismo, essersi fatto da solo, ricchezza sfrenata, edonismo, disprezzo per le regole) e sociali (rifiuto di ogni solidarietà sociale, ribellione contro un sistema considerato marcio, perseguimento sfacciato dei propri interessi personali, disprezzo per le elites culturali identificate con la sinistra spocchiosa e "radical chic") idolatrate dalla generazione cresciuta negli anni 80 (ed educata da mediaset) .
    Il fatto che il Capo avesse soldi, potere e contatti lo ha reso pressochè invincibile, ed ha costruito negli anni una corte (reale, quindi i suoi stipendiati, dipendenti ed psicologica, ovvero i milioni di italiani che lo hanno assunto come Capo dentro di se) che lo segue senza battere ciglio in ogni nefandezza. I nemici del capo sono quindi diventati anche nemici della Patria, ed i nemici della Patria (i leghisti, i mafiosi, le altre forze distruttive riabilitate da berlusconi) sono diventati amici solamente in virtù di essere amici del Capo.

    3) il berlusconismo è pura e semplice sopraffazione, simbolo di una società democraticamente sottosviluppata. L'accaparrarsi di un monopolio dell'informazione del quale si è parlato tanto, lo stupro delle leggi, il cambiamento stesso dei percepiti limiti morali da non valicare nella società, il punire i nemici del Capo tramite campagne di linciaggio degli organi di informazione, il convertire masse ignoranti tramite un fuoco di fila dei media, sono tutte caratteristiche di una forza politica che rifiuta il dialogo, la democrazia e sopratutto pretende, come ogni forza dall'animo dittatoriale, non a rappresentare una particolare visione del mondo, ma semplicemente ad unificare tutto il potere in una sola fonte (il Capo).


    4) il berlusconismo è incompetenza e declino. Il Capo è, in effetti, un abile maneggione ed affarista, non è un imprenditore e sopratutto non è un politico. Peggio ancora, non è interessato alla politica o al paese. La differenza di interessi fra berlusconi e l'italia risalta in maniera inquietante ogni volta che lui va al potere. Per di più, la sua stessa esistenza costituisce un veleno per il tessuto sociale di un paese.


    Forse, come ha detto montanelli (e noi abbiamo pensato fosse una cazzata), ora il berlusconismo sta diventando (con molto ritardo) vaccino.
    In ogni caso, per quello che il berlusconismo è e per quello che fa, è il Male peggiore che questo paese abbia mai subito, e combatterlo è necessario per tutti.
     
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  9. Simone Correnti
     
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    I poteri delle province devono essere ridistribuiti sia a regioni che comuni, quindi mi sembra cosa ovvia e implicita che devono cambiare anche le funzioni delle regioni. I territori dei comuni interessati a un progetto comune possono collaborare reciprocamente o trattare con la regione che vaglierà la questione, di cui fanno parte. Quindi è normale che anche le regioni devono essere riformate.
    Poi andare a mettere a confronto una provicnia che non conta neppure 175mila abitanti con un'altra che supera il milione, non è molto azzeccato, è risaputo che in tutti i posti dove la gente e di meno le condizioni sono migliori, università( meglio organizzate, alta qualità della didattica)
    [anche se quest'ultimo non è il caso di Enna :P
    , paesini in cui la vivibilità è migliore. Poi si deve contare anche la complicata conformazione del territorio catanese, e i problemi che sorgono in una zona molto popolata, (aimhè) anche la criminalità. Se mi facevi il confronto con una provincia dello stesso livello..

    Parlando dei comuni anche se contano 400 abitanti è sempre molto poco, poi dire la frase" il finanziamento di un comune di una trentina di abitanti pesi nelle casse dello stato?" non mi sembra corretta. Primo perchè di fatto non è uno ma sono in molti i comuni con poca popolazione, e poi a causa di questa politica del "vabbé non pesa molto questa spesa" moltiplicata per tutte le altre questioni contribuisce al debito, uno dei ragionamenti "all'italiana". Inoltre non mi sembra corretto nei confronti degli altri comuni, dato che in sostanza l'intera popolazione è impiegata al comune a spese dello stato.
     
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  10. RomulusLupus
     
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    Lillo, mi trovo discorde su quanto hai detto del "fare di tutta l'erba un fascio". Ti invito, per favore, a citarmi un singolo membro della classe dirigente che durante la sua carica non abbia mai commesso nessuna infrazione, non abbia mai fatto favoritismi, non abbia mai compiuto illecito e soprattutto non abbia mai contribuito a coprire i propri colleghi. Sarà qualunquismo il mio, non lo metto in dubbio, ma, ti prego, portami ad esempio un solo membro "pulito" della classe dirigente, con tanto di prove e cambierò parere.

    Fine Off Topic

    Per quanto riguarda, il topic, trovo sia stata un'ottima idea averlo aperto. Almeno possiamo pensare, riflettere e ragionare su eventuali soluzioni concrete. Vorrei innanzitutto chiarire che il berlusconismo non è il male, ma fa parte del male. Non è solo berlusconi e non sono solo i membri del pdl ad essere la causa dei problemi e l'aumento di questi, ma sono proprio tutti di qualsiasi colore e partito. Una volta giunti al loro scranno, tolgono la maschera del patriottismo e vestono quella dell'egoismo. In verità, dietro alle opposizioni, come spero molti di voi sapranno, non ci sono interessi nazionali, ma prettamente politici.
     
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  11. Simone Correnti
     
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    Se consideriamo il berlusconismo il male 50 anni di DC cosa sono?
     
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  12. Jacopo Vibio Frentano
     
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    CITAZIONE (Simone Correnti @ 16/9/2011, 17:22) 
    Se consideriamo il berlusconismo il male 50 anni di DC cosa sono?

    il male minore.
     
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  13. RomulusLupus
     
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    Frentano, durante la DC le cose andavano male ugualmente. La differenza è che all'epoca moltissime cose venivano celate, oggi invece sono conosciute da tutti. Sebbene Silvio Berlusconi sembri l'unico, in realtà al suo fianco ci sono altri 100 o più che fanno come lui, ma si parano meglio le spalle o non destano tanta attenzione. Vogliamo parlare di Dell'Utri, ad esempio? Inoltre se il pdl è così, gli altri partiti politici non sono da meno...vogliamo parlare dell'indulto del 2006 sotto Prodi? Ti sembra una cosa da niente, visto che ancora oggi ci sono delinquenti che appena usciti dal carcere sono andati a combinare altri macelli? Vogliamo parlare di Mastella? Vogliamo parlare dei recentissimi inciuci all'interno del PD e delle infiltrazioni mafiose dentro la Lega nord? Vogliamo parlare dell'IDV? Vogliamo parlare dell'UDC? Non si salva nessuno e chi mi accusa di qualunquismo evidentemente non si rende conto di ciò.
     
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  14. Jacopo Vibio Frentano
     
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    CITAZIONE (RomulusLupus @ 16/9/2011, 19:56) 
    Frentano, durante la DC le cose andavano male ugualmente. La differenza è che all'epoca moltissime cose venivano celate, oggi invece sono conosciute da tutti. Sebbene Silvio Berlusconi sembri l'unico, in realtà al suo fianco ci sono altri 100 o più che fanno come lui, ma si parano meglio le spalle o non destano tanta attenzione. Vogliamo parlare di Dell'Utri, ad esempio? Inoltre se il pdl è così, gli altri partiti politici non sono da meno...vogliamo parlare dell'indulto del 2006 sotto Prodi? Ti sembra una cosa da niente, visto che ancora oggi ci sono delinquenti che appena usciti dal carcere sono andati a combinare altri macelli? Vogliamo parlare di Mastella? Vogliamo parlare dei recentissimi inciuci all'interno del PD e delle infiltrazioni mafiose dentro la Lega nord? Vogliamo parlare dell'IDV? Vogliamo parlare dell'UDC? Non si salva nessuno e chi mi accusa di qualunquismo evidentemente non si rende conto di ciò.

    Stocazzo. Durante la dc l'italia ha sperimentato la crescita più esponenziale della sua storia, è divenuta una delle maggiori potenze economiche mondiali, ha raggiunto il tenore di vita delle nazioni del primo mondo, ha costruito un welfare moderno (non certo alla dc, certo).
    Negli ultimi venti anni stiamo perdendo tutto questo, solamente per colpa di berlusconi.
    Ma vabbè a te basta sparare due cazzate da baretto sul so tutti uguali e sei contento.
    Fra parentesi, si, parliamo di dell'utri se vuoi. E vedrai che i vari penati non sono NIENTE al confronto.
     
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  15. RomulusLupus
     
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    Quì non c'è "Migliore" o "Peggiore"! Quì ci vogliono persone che danno non ne facciano per niente e migliorino la situazione!
     
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27 replies since 15/9/2011, 23:51   149 views
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