Il nuovo governo di Monti

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  1. Maximus Seiano Conti
     
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    Da LA STAMPA 16/11/2011

    Un governo di professori, di rettori, di funzionari, di banchieri. Di poche donne (solo tre, anche se in ruoli di primo piano), di capelli grigi (63 anni l’età media). E con nessun politico al suo interno. Mario Monti scioglie la riserva e annuncia la composizione della sua squadra.

    Il professore invia due messaggi: uno ai mercati sulla «serietà» e «qualità» della sua squadra; l’altro ai partiti. Monti assicura che la solidità del suo esecutivo non è messa in discussione dall’assenza di politici, ma anzi è rafforzata proprio perchè non ci sarà «l’imbarazzo» della loro presenza.

    Dopo aver letto la composizione dell’Esecutivo (che lo vede con l’interim all’Economia), il Professore ci tiene a ribadire che la stella polare del suo governo sarà accompagnare al rigore la crescita. «L’affidamento ad una sola persona del ministero dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture - dice a proposito della nomina di Corrado Passera - corrisponde ad una logica che desidero molto sottolineare dell’azione di governo: mettere al centro le iniziative coordinate per la crescita economica e lo sviluppo». Ci tiene poi a sottolineare la presenza femminile nel governo, ma soprattutto la rilevanza dei dicasteri affidati a donne: Interno, Giustizia, Lavora e Politiche sociali con delega per le Pari opportunità.

    L’ex commissario sa che gli ostacoli maggiori li incontrerà in Parlamento. E con la politica sfodera le sue migliori doti diplomatiche. Prima ringrazia le forze politiche e sociali «per la collaborazione avuta in occasione delle consultazioni». Poi, con garbo non scontato, il suo predecessore Silvio Berlusconi al quale rivolge un «cordiale saluto», con «rispetto e attenzione all’opera da lui compiuta». Inevitabile, poi, un «sentito ringraziamento» al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per «l’onore» che gli ha fatto chiamandolo a questo incarico e per il «sostegno» che gli ha dato. Poi, tornando al nodo dei rapporti con la politica, spiega: «Spero che governando bene potremo dare un contributo al rasserenamento e alla coesione delle forze politiche». Nella sua squadra non ci saranno quelle figure di ’areà, come Gianni Letta e Giuliano Amato, da lui stesso auspicate. Ma il Professore, davanti ai veti incrociati che hanno impedito il loro ingresso, fa buon viso a cattivo gioco: «Sono arrivato alla conclusione che la non presenza di politici nel governo lo agevolerà», togliendo un «motivo di imbarazzo».

    L'ESECUTIVO "BLINDATO"
    Una presenza, quella di politici, che Monti sembra escludere anche per il futuro: non ci saranno «passaggi in corsa, perchè di corsa si tratterà», chiarisce. Ma l’Esecutivo non ne sarà indebolito: «La blindatura di questo governo dipende dalla capacità di agire e di spiegare il significato della propria azione: è questa la blindatura che cercherò con i miei ministri». Monti nega infine che il lungo colloquio con Napolitano sia stato reso necessario dal tentativo di inserire qualche nome all’ultimo minuto, mentre mantiene un riserbo assoluto sulle prime mosse del governo. «Presenteremo il programma di governo alle due Camere, da domani al Senato», si schermisce il presidente del Consiglio, che non rinuncia all’ironia davanti all’insistenza di una giornalista che gli chiede della patrimoniale:«Se vuole può chiederlo...», replica sorridendo. Lo sguardo del professore, infine, cade sull’altra sua grande preoccupazione: i mercati. «Abbiamo operato in tempi brevi, con serietà e molta attenzione alla qualità delle scelte - scandisce - e tutto questo confido si tradurrà anche in un rasserenamento» della situazione italiana sui mercati.

    Il BAGNO DI FOLLA: "CI PENSO IO"
    Monti, un po' a sorpresa, si concede anche il suo primo vero bagno di folla appena dopo aver sciolto la riserva. Il professore ammettere di non essere affatto abituato a questo genere di accoglienza, ma non si lascia spiazzare dal calore e dall’entusiasmo delle persone che si accalcano per vederlo e stringergli la mano. Mantiene il suo garbo e, rassicurante, a una signora che lo incita, «adesso ci pensi lei», risponde, sorridente «certo che devo pensarci io, sono qui per questo». Alla Camera Monti era andato a incontrare Gianfranco Fini, dopo aver già salutato Renato Schifani al Senato, appena sceso dal Quirinale. Dopo il giuramento Monti si presenta ai flash schierati a Palazzo Chigi per immortalare la tradizionale consegna della "campanella" da parte del premier uscente. Molto a suo agio, Berlusconi fa per l’ultima volta gli onori di casa, larghi sorrisi, una stretta di mano e un «in bocca al lupo» al professore. Poi la sera il passaggio delle consegne al ministerso dell’Economia con Giulio Tremonti. E infine ancora a lavoro a palazzo Giustiniani per limare il discorso con cui domani chiederà la fiducia al Parlamento.

    LA SQUADRA DI MONTI
    Il governo Monti, oltre ad aver tagliato il numero dei ministri (ora sono 16, Berlusconi ne aveva 23) e a essere nato a tempo di record (67 ore dal conferimento del’incarico), si distingue dai precedenti per avere un profilo al cento per cento tecnico. A palazzo Chigi arrivano gli specialisti, reclutati nelle aule universitarie e negli uffici dei ministeri, non in ragione della loro casacca politica ma unicamente per la loro competenza. Un militare va alla Difesa, un ex prefetto all’Interno, un ambasciatore agli Esteri, senza parlare dell’economista Monti che prende l’interim dell’Economia: è questa l’impronta che il nuovo presidente del consiglio ha voluto dare alla sua squadra, nella quale, dopo il tira e molla su Letta e Amato, alla fine non è entrato nemmeno un rappresentante dei partiti. Dei sedici ministri che il premier porta con sè a Roma, soltanto uno, Piero Giarda, ha avuto in passato un’esperienza governativa (negli anni ’90 è stato sottosegretario dei governi di centrosinistra); gli altri sono tutti debuttanti. L’unico parlamentare è proprio Monti, senatore a vita da appena una settimana.

    LA CARICA DEI PROFESSORI
    Nel nuovo governo, la categoria più rappresentata è quella dei professori: sono ben otto, quasi la metà del totale, gli esponenti dell’esecutivo pescati nelle aule universitarie degli atenei più prestigiosi. La Bocconi ha «prestato» il suo presidente Monti, la Cattolica di Milano il rettore Ornaghi, ora ministro dei Beni Culturali la Luiss il vicerettore Paola Severino (Giustizia), il Politecnico di Torino l’ex rettore Profumo (Istruzione). Ma dall’università vengono anche il ministro della Salute Renato Balduzzi, il responsabile dei Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi , il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Con tutta evidenza Monti ha scelto ministri che non avessero bisogno di familiarizzarsi con la materia. E così sono arrivati i superesperti: l’ammiraglio Giampaolo Di Paola alla Difesa , l’ambasciatore Giulio Terzi agli Esteri , l’ex prefetto Anna Maria Cancellieri all’Interno, il giudice della corte di giustizia Ue (e braccio destro di Monti a Bruxelles) Enzo Moavero agli Affari Europei. Stessa logica dietro la nomina dei funzionari ministeriali che si ritroveranno a guidare i dicasteri dove fino a ieri hanno lavorato come dirigenti: Mario Catania all’Agricoltura, Corrado Clini all’ Ambiente; mentre Fabrizio Barca, dirigente del ministero dell’Economia, dovrà traslocare da via Venti Settembre alla sede del ministero della Coesione Territoriale.

    SOLO TRE DONNE, MA IN RUOLI CHIAVE
    Altri due ministri sono manager bancari: Corrado Passera (che va allo Sviluppo e alle Infrastrutture e che si candida al ruolo di superministro del nuovo governo) è presidente di Intesa San Paolo, Piero Gnudi (Turismo e Sport), ex presidente dell’Iri e dell’Enel, è nel consiglio di amministrazione di Unicredit; vicina al mondo del credito anche Elsa Fornero, vicepresidente della compagnia San Paolo. Insomma, tutti esperti e tecnici di primissimo piano. Il nuovo premier ha invece deluso le aspettative di chi si aspettava un governo dove donne e giovani fosse maggiormente rappresentati. Le donne entrate in squadra sono solo tre (con Berlusconi erano sei), ma le posizioni occupate sono di primissimo piano: Anna Maria Cancellieri all’Interno, Elsa Fornero al Lavoro (sarà lei ad occuparsi del delicato dossier della riforma delle pensioni) e Paola Severino, alla Giustizia, prima donna guardasigilli nella storia dell’Italia repubblicana. Per privilegiare il requisito dell’esperienza, Monti si è però ritrovato con un governo nettamente più «vecchio» del precedente. L’età media dei ministri è passata dai 52 del governo Berlusconi ai 63 di oggi; e ora la «mascottè del gruppo è il cinquantaseienne Balduzzi, un compassato professore universitario di Voghera. Se si guarda invece alla ’geografia» del nuovo governo, si scopre che sono di più i ministri settentrionali: nove vengono dal nord (tra questi, naturalmente, il varesino Monti), otto da Roma in giù. Ma più a Sud di Napoli (che ha due ministri) non si va
     
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