Prendo Possesso!

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    Romano

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    SENATVS POPVLVSQVE ROMANVS
    Il Senato ed il Popolo di Roma



    camilleCorot-1826-1827



    Romani e Romane,

    da giorni il mio cuore di Romano, ed il mio orgoglio, e la mia dignità si sentiva calpestata. Da giorni, sin da quando, come ingrati dinnanzi alla sfortuna, abbiamo abbandonato il nostro posto nella civiltà del ventunesimo secolo mi sono sentito come senza patria.
    Il mio equilibrio, citando la voce di tanti e tanti altri cittadini, era spezzato. Res Publica, che ci ha cresciuto, fatto maturare, dato gli strumenti per essere buoni cittadini, dove malgrado abbiamo speso il nostro tempo, stretto amicizie, fatto esperienze, era lasciata a sé stessa. Il degrado a cui la abbiamo abbandonata mi ripugna e mi fa riflettere molto sulla nostra ingratitudine.
    Io mi sento in colpa.
    Mi sento in colpa perché mi rendo conto che così facendo non ho semplicemente lasciato perdere un progetto come tanti che ce ne sono a questo, vinto dall'insorgere dei problemi, dei complessi, della quotidianeità gretta della vita. Ma perché così facendo, fuggendo come un vigliacco davanti alle avversità, io ho tradito me stesso.
    Ho tradito me stesso, e sono colpevole di ciò. E faccio ammenda.
    Ho tradito me stesso nel medesimo momento in cui ho permesso questo effettato delitto.

    Parlo per me.
    Ho ucciso un sogno. Il sogno di vedere Roma rinata, la gloria sui sette colli, il fulgido vessillo sormontate da aquile dorate sventolare sulla città eterna, il mio popolo vendicarsi da secoli di servaggio, la storia di questa nazione onorata e la memoria dei miei avi gratificata per questa eredità immensa che ci sta attorno.
    Come crolla il Colosseo sotto il peso del capitalismo mondiale e della sporca finanza, come veniva meno il collante della nostra patria, così crollava il mio sogno, il sogno che dava un senso, una missione alla mia vita.
    Ho ucciso una visione del mondo. Perché crescendo assieme, studiando assieme, confrontandoci assieme, andando avanti assieme, abbiamo dato vita, seppur tra mille sfaccettature, ad una visione del mondo nuova ed inedita, che vedeva nella centralità dell'umanesimo e dell'idea di civiltà e nel merito e nel lavoro il suo fulcro, che aveva per mito il contadino che lavora che è allo stesso tempo cittadino e soldato, che lo vedeva tornare ad essere al centro della società del domani. E non il vile denaro, non le superstizioni, non l'oscurantismo, ma la cultura, la civiltà, la cittadinanza, quindi l'umanesimo, unico valore fondante della nostra visione.
    Ho ucciso un percorso di vita, il mio orgoglio. Quanto tempo speso? Quanta gente? Quante esperienze? Quanto abbiamo fatto? Quanto abbiamo costruito? Io avevo orgoglio per quello che abbiamo fatto, perché non è da tutti. E' da pochi eletti. E con Res Publica, è caduto il mio orgoglio, la mia dignità. Pensate che è cosa da poco il lavoro che abbiamo fatto? Quel che abbiamo prodotto? Io guardo impotente ciò che era potente, perché era fervido, perché pieno della potenzialità che la giovenizza e l'ardire ci hanno regalato. O siam diventati vecchi? Ne dubito, perché il più grande non ha neppure avvistato la trentina.

    Io ho ucciso tutto ciò e me ne vergogno. Ed ora faccio ammenda.

    Quindi, PRENDO POSSESSO di tutto quello che abbiamo fatto. Mi dichiaro ROMANO per scelta e per cultura. RICHIEDO la mia CITTADINANZA. Ed il MIO POSTO nella Romanità.
    Io non tradisco. Io non mollo. Io non mi arrendo.

    Fratelli, noi pochi, noi infelici, diceva Shakespeare, ma Fratelli, io vi richiamo sotto le bandiere di Res Publica. Chi risponderà all'appello?
    Anche se saremo pochi, io sarò con con loro. E sarò solo, andò avanti lo stesso
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    Per la gloria di Roma e di Res Publica. Al lavoro ed alla lotta!
     
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  2. Marco Giuliano Leone
     
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    Mi inchino, Principe del Senato.
    Chissà se è vero, come dicono, che quando qualcosa di grande si spegne, la sua voce continua a parlarti. La voce degli spiriti eroici: che sussurra al guerriero la via del bene e del giusto. Che lo incita alla lotta.
    Il buio che ci ha attraversato ha reso la scena del mondo più povera. Noi siamo diventati più poveri. E mentre capivo l'importanza e il valore che hanno le idee, più Res Publica mi mancava.
    Affermo in questo momento il diritto dei ROMANI ad essere RIBELLI!
    A ribellarsi contro gli indifferenti, contro gli stupidi, contro chi non parteggia, contro i mediocri, contro i non-liberi!
    Ed affermo il diritto dei ROMANI ad essere LIBERI!
    Liberi di afferrare e decidere il proprio destino attraverso la propria volontà!

    E allora io che mi sento LIBERO e RIBELLE, che ho tradito con il corpo ma non con la mente l'idea assoluta di Roma, mi riprendo il mio posto tra i ROMANI, tra i miei fratelli, nella ROMANITA'.

     
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1 replies since 15/12/2011, 00:16   55 views
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