Teoria sull'egemonia mondiale

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  1. Marco Giuliano Leone
     
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    di Giuliano Peretti. tratto da aurora-rivista.com

    Tutta la geopolitica moderna mackinderiana, pervenutaci dagli studi del geografo inglese Halford Mackinder e dal contributo successivo del geopolitologo americano Nicholas J. Spykman, concentra la sua sostanza in pochi termini fondamentali contrapposti e complementari al tempo stesso:
    la contrapposizione “mare-terra“, l’Heartland e il Rimland.
    L’Heartland, letteralmente il Cuore della Terra, è il nome che venne dato da Mackinder alla zona centrale del continente euroasiatico, corrispondente all’incirca alla Russia e alle sue province limitrofe.
    Secondo Mackinder, l’Heartland era il cuore pulsante di tutte le civiltà di terra, in quanto logisticamente inavvicinabile da qualunque talassocrazia.
    Negli anni trenta, Spykman rivisitò la geopolitica così come era stata concepita da Mackinder, concependo la fascia marittima e costiera che circonda l’Eurasia come l’area-perno che permette il completo controllo di tutta l’ “isola-mondo“.
    Per “isola-mondo” si intende la regione euroasiatica che va dall’Europa occidentale fino all’estremo Oriente. Se per Mackinder l’impero zarista rappresentava la suddetta area-perno, Spykman si focalizza invece sulla zona intorno all’Heartland, cioè il Rimland, riconoscendola come punto strategico di massima importanza. Il Rimland si caratterizza per la presenza di paesi ricchi, tecnologicamente avanzati, con grande disponibilità di risorse e facile accesso ai mari. La sua dimensione allo stesso tempo marittima e terrestre la rende attaccabile da entrambi i fronti. D’altra parte questa sua duplice natura fa sì che rappresenti una possibile zona di mediazione tra le due potenze mondiali: Stati Uniti e Russia. La maggiore minaccia dal punto di vista geopolitico sta proprio nell’unione tra Heartland e Rimland sotto uno stesso potere. L’unificazione di quest’area porterebbe a un blocco dei commerci, causato dall’autosufficienza dell’”isola mondo”.

    “Chi controlla il territorio costiero governa l’Eurasia; chi governa l’Eurasia controlla i destini del mondo”.
    Spykman forse aveva ragione; la politica internazionale degli Stati Uniti d’America degli ultimi decenni è stata di fatto quella di destabilizzare, dividere, controllare il territorio costiero dell’Eurasia di cui fanno parte i paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, fondamentali per l’egemonia mondiale.

    La grave crisi economica che ha colpito il Portogallo, la Spagna, l’Italia e la Grecia, e che sta spaccando la moneta-fantoccio dell’Unione Europea è la ciliegina sulla torta a questo processo. La crisi ha spaventato i popoli, li ha affamati, ha buttato giù i governi liberamente eletti, ed ha instaurato ai vertici dello Stato economisti, lobbisti e uomini di fiducia delle grandi banche internazionali come Goldman Sachs (vedi Monti e Papademos) e del Fondo Monetario Internazionale, nonchè uomini politici conservatori e filoatlantisti, quali Coelho e Mariano Rajoy.
    E’ un luogo comune difficilmente sdradicabile, nell’uomo medio, la convinzione che in momenti difficili uomini e partiti conservatori siano più adatti alla gestione del potere rispetto a uomini e partiti progressisti e più coraggiosi.

    Secondo quanto riportato dai giornali americani, associazioni USA non governative come National Endowment for Democracy e Freddom House hanno versato soltanto nel 2010 più di un milione e mezzo di dollari a organizzazioni tunisine ed egiziane impegnate nella difesa dei “diritti umani”, e alle tribù berbere in Algeria.
    Il miliardario George Soros, pubblicamente anti-imperialista, sceso in campo contro la guerra in Iraq, ha donato milioni e milioni di dollari ad organizzazioni paramilitari nordafricane attraverso le sue fondazioni: 62 milioni di dollari solo in Egitto, cifra superata soltanto dai 100 milioni della famiglia reale del Qatar in dono ai Fratelli Musulmani.
    Oggi, per una strana “coincidenza”, i Fratelli Musulmani hanno ottenuto la vittoria alle elezioni egiziane prendendo la guida del paese dopo la caduta di Mubarak. Per capire l’entità del gruppo dei Fratelli Musulmani si sappia che frequentemente è possibile trovare i suoi esponenti di spicco ospiti del governo americano alla Casa Bianca.
    La Tunisia è caduta, l’Algeria anche. Gheddafi è morto e la Libia è stata devastata.
    La Libia, che rappresenta la prima battaglia della nuova guerra fredda globale del mondo multipolare, vinta in modo schiacciante dalle potenze atlantiste della NATO, come fosse un monito alla Siria, all’Iran, alla Russia, alla Cina e a tutto l’Heartland: stiamo arrivando.
     
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  2. DioNero94
     
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    Allora in base a quanto tu affermi: perhcè non attaccano anche la Siria?
     
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  3. Marco Giuliano Leone
     
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    Perchè la Siria non ti pare sotto attacco?
     
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  4. DioNero94
     
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    Dagli USA? Se lo è mi sono perso dei passaggi.
     
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  5. Francesco Agricola Catone
     
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    Certo iniziare una guerra aperta in Siria ad appena un anno dalle elezioni potrebbe mettere in cattiva luce il caro Obama e comunque l'opposizione da parte di Cina e Russia ha il suo peso, ma diamo tempo al tempo. L'attacco in Siria arriverà.
     
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  6. DioNero94
     
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    Di questo non ne dubito, speriamo solo vinca Obama.
     
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5 replies since 29/9/2012, 02:44   108 views
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