Crisi della monarchia in Spagna

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  1. Vidcuno Edgardo Superiore
     
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    Tempi duri per la monarchia spagnola, al centro della più profonda crisi di popolarità della sua storia. Re Juan Carlos di Borbone è insieme il protagonista e la vittima di una decadenza che in Spagna, ormai da tempo, va di pari passo con il dibattito pubblico sul ruolo e l’utilità di un’istituzione da molti considerata un retaggio del passato.
    L’ARGINE CONTRO LA DITTATURA. In pochi mettono in discussione l’importanza dell’impegno del Re in due passaggi fondamentali della storia iberica: nel 1978 fu il garante dell’unità nazionale durante la transizione democratica e la nascita della Costituzione dopo il regime di Francisco Franco, e nel 1981 impedì la riuscita del colpo di Stato del colonnello Antonio Tejero, che a capo di 200 uomini della guardia civil aveva sequestrato i parlamentari con l’intento di restaurare un regime di stampo franchista.
    LA SFIDUCIA DEI GIOVANI. Da allora, però, sono passati più di 30 anni, quegli eventi sono sbiaditi negli occhi delle nuove generazioni e il malcontento per la crisi economica, la sfiducia verso le istituzioni unite ad alcune condotte del Re e di altri membri della casa reale hanno prodotto lo screditamento dei Borbone.
    Per la prima volta dal 1990, data della prima rilevazione del Centro de investigación sociológica (Cis, il principale istituto di ricerche sociali spagnolo), nell’ottobre del 2012 l’indice di gradimento della Corona, in una scala da 1 a 10, è risultato inferiore al 5: per l’esattezza 4,89. E se nel 1998 solo l’11% preferiva la repubblica (dati di Metroscopia) nel 2012 è diventato il 37%.
    PREFERENZE A PICCO. Eppure la Corona ha rappresentato a lungo l’unità, il sentimento, il destino di un popolo che pur non avendo mai fatto i conti fino in fondo con il suo passato, non era però disposto a mettere in discussione la Zarzuela, il palazzo alle porte di Madrid dove risiede la famiglia reale.
    L’EREDE SENZA REGNO. Tuttavia tre decenni di fervore propagandistico sull’immutabilità della democrazia spagnola non hanno potuto evitare l’avanzamento dell’orologio politico e sociale. E, a dirla tutta, nemmeno di quello biologico, posto che re Juan Carlos ha da poco compiuto 75 anni. Non è però la successione, con le conseguenti responsabilità del principe Felipe, unico figlio maschio, il primo problema della monarchia.
    LA FRATTURA CON IL PAESE. L'incidente durante la caccia agli elefanti, che nel 2011 smascherò il Re pizzicato per caso a spassarsela in Botswana con un’amica, è stato uno dei momenti più bassi in 37 anni di regno.
    L’episodio ha messo davanti agli occhi degli spagnoli - peraltro non abituati ad avere notizie sulla vita privata dei reali – un triplice smacco: l’immagine di un ozio lussuoso mentre il resto della popolazione vive nella disoccupazione e nel disagio, l’aggressione alla natura con la caccia a un animale simbolico e lo sperpero di denaro pubblico anche a favore dell’amica che si trovava con lui. Juan Carlos chiese pubblicamente scusa, ma il danno ormai era fatto.
    IL GENERO DISONESTO. Come se non bastasse, il genero del Re, Iñaki Urdangarin, marito della Infanta Cristina, è coinvolto da mesi in un processo con l’accusa di frode per una presunta appropriazione indebita di oltre 5 milioni di euro di fondi pubblici ricevuti tramite l’istituto Noos, fondazione senza scopo di lucro di cui era presidente. E la stessa Infanta rischia adesso l’imputazione. Un altro colpo ferale all’immagine dei reali.
    Le tensioni sociali dovute alla crisi e l’attivismo degli indignados hanno costretto re Juan Carlos a frenare l’ondata di impopolarità con una prima, timida operazione di trasparenza: la pubblicazione del budget della casa reale (8,4 milioni di euro annui) e la riduzione del 7% del suo stipendio (292.752 euro all’anno).
    TRASPARENZA ANCHE PER IL RE. Ma non basta: gli spagnoli chiedono a gran voce l’inclusione della casa reale tra le istituzioni soggette alla ley de transparencia (legge di trasparenza), approvata dal governo nel 2012 e in questi giorni discussa dal parlamento.
    La norma - dalla quale Juan Carlos e i suoi sono per il momento esclusi - obbliga tutti i poteri pubblici a rendere conto di ogni spesa, compresa la destinazione dei proventi delle tasse, e autorizza i cittadini ad avere su richiesta informazioni dettagliate.
    IN TRINCEA CONTRO LA CRISI. Il Re e i suoi sembrano aver capito che, se vogliono riconquistare il prestigio perduto, occorre adeguarsi ai tempi moderni. Non è un caso che Juan Carlos e il principe Felipe negli ultimi mesi abbiano intensificato le uscite pubbliche, spesso guidando iniziative per sensibilizzare il governo a fare di più per combattere la crisi economica.
    Evidentemente al Re non può più bastare il consenso “ereditario” di cui ha goduto fino ad oggi, e nemmeno il suo status che il costituzionalista Jose Gonzalez Casanova definì con un ossimoro «monarca repubblicano».
    UN RUOLO DA REINVENTARE. L’articolo 23 della Costituzione spagnola ha infatti assegnato la sovranità al popolo, e non al re, riservandogli il ruolo di più alto rappresentante di Stato ma delegando ai cittadini la scelta della rappresentanza esecutiva e legislativa, secondo i dettami della monarchia parlamentare.
    Oggi però la società spagnola è profondamente cambiata, e davanti alla crisi non c’è tempo per bearsi della propria storia.
    Juan Carlos, però, non vuole rinunciare al suo compito. «Per un politico, il mandato da re è una vocazione, visto che gli piace il potere», ha raccontato nel libro La infancia desconocida de un Rey, (Planeta, 1980), «per il figlio di un re, come sono io, è un’altra cosa. Il punto non è se mi piaccia o no. Sono nato per fare questo. Nella casa dei Borbone, essere re è un mestiere».
     
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    Romano

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    La crisi della monarchia è da collegarsi alla crisi dei simboli nella società. Quando i simboli non valgono più nulla, e la società fluida tutto aggredisce e tutto mangia, queste cose finiscono. Che tristezza: un tempo si sarebbe distinto tra il Re e la Corona.
     
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  3. Marco Giuliano Leone
     
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    E ora che suoni la campana anche per la monarchia spagnola. Anzi dovrebbe essere così per tutta la Spagna, un paese che non esiste.
     
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2 replies since 8/4/2013, 12:52   69 views
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