-
.
IL SANGUE DEI FRATELLI
Anno XXIX dalla rifondazione di Roma. Res Publica, così come la conoscevamo, non esiste più. Dieci anni di guerre civili hanno determinato il deserto. Per dieci lunghi anni, dopo l'assassinio di Caio Giulio Aquila, principe del Senato, in quella terza ora del 24 Giugno, non c' è stata pace.
Il sangue è corso a fiumi, le case distrutte, le donne violentate, le ricchezze lapidate.
In questa guerra alla fine entrarono tutti: Cisalpini, Vetlani ed altre tribù minori. E la guerra continuò, imperterrita, a mietere vittime, ad uccidere e massacrare.
Le vittorie effimere determinarono, una alla volta, la vittoria di questa o l'altra fazione. Non che fosse più facile distinguerle: tradimenti, cambi di campo, ribaltoni, rappresentarono per lungo tempo il simbolo dell'agonia del mondo romano. Ma nessuna di quelle vittorie fu mai definitiva: gli sconfitti si rialzavano nell'ombra, si riorganizzavano e scacciaviano gli avversari.
I tentativi, spesso flebili, di concordia duravano dall'oggi al domani. Nulla sembrava poter salvare questo popolo, un tempo florido e potete, dal declino e della vergogna.
Molti dei protagonisti, quali i vari Lisandro Celere, Lucio Bruto, Flavio Silla e Scipione, o erano morti in battaglia o erano scomparsi nelle tenebre e nessuno aveva più sentito parlare di loro.
Il popolo affamato affolava le strade e le case diroccate, mentre i pochi signori rimasti, arroccati nei loro palazzi, erano circondati da guarde e gabellieri.
Poco ricordiamo di quanto avvenne in questi anni, data la perdita di molti manoscritti, spesso bruciati o resi consunti dal tempo. Ma sappiamo che ad un certo punto, quando correva l'anno XXV, un'orda di uomini, che si diceva fossero mezzi uomini e mezzi cavalli, invasero lo stato, entrarono nella Città Eterna e bruciarono il Senato.
Per anni le fiamme asseragliarono le abitazioni. Per anni, i commerci, la cultura, la vita, sembrarono essersi ingabbiate nell'oscurità e nella morte.
Molto fuggirono, altri si nascosero tra le rovine. Questi uomini come vennero se ne andarono, distruggendo quello che la guerra civile non aveva distrutto.
Questo finché un manipolo di uomini, sopravvissuti, tornarono nella città. Forse, forse. Forse Res Publica era tornata.
Il ritorno tra quelle macerie, dove molti erano stati ragazzi ed avevano lottato, sognato, lavorato ed amato, creava emozioni molto forti.
Da dovevano ricominciare? Da dove reiniziare? Intanto Roma non era lì. Perché dove c'era un Romano, lì c'era Roma. Non era un posto, ma la loro civiltà.
[CONTINUA]. -
Caio Fabio Massimo.
User deleted
Bellissimo! Mi piaceva molto anche l'ucronia vecchia, credo tu sia un grande narratore Aquila. . -
Un matto.
User deleted
CITAZIONE[CONTINUA]
Spero molto presto.. -
Luca Giulio Siculo.
User deleted
Grande inizio... me piace . -
Marco Giuliano Leone.
User deleted
Facciamone un racconto completo e pubblichiamolo! . -
DioNero94.
User deleted
Molto bello, si spera di vedere presto il seguito . -
Caio Regolo Cicerone.
User deleted
Ho come l'idea che sarà un poemetto satirico . -
Un matto.
User deleted
Attendo con MOLTA ansia. . -
.
Diciamo che adesso c'è molto materiale per scrivere altro ancora. a breve, secondo episodio. . -
Francesco Agricola Catone.
User deleted
Aspettiamo con ansia il seguito . -
Marco Licinio Crasso.
User deleted
Pure io sono molto curioso .